Di ritorno dalla seconda conferenza programmatica de LA DESTRA svoltasi a Pomezia, ci immergiamo nella dura realtà del momento: aziende (anche pubbliche) in crisi, riduzioni di personale, licenziamenti. Per carità nulla da eccepire, nell’ottica del libero mercato. Ma, intanto, vorrei domandare una cosa: è dall’inizio del secolo che tutti, politologi, commentatori, politici,ecc., ci imbottiscono la testa oltre che le orecchie con lo slogan della fine delle ideologie del passato, ma se così è, come mai, l’unica ideologia sopravvissuta ed anzi apparentemente vincente è quella del liberalismo? Una ideologia, nata, ricordiamocelo, nell’ottocento, in quell’ottocento, nel quale le condizioni dei lavoratori e delle loro famiglie erano quelle così abilmente descritte da Charles Dickens nei suoi romanzi. Nel secolo successivo, il cosiddetto “secolo breve”, si tentò di correggere quelle distorsioni, anzi quelle aberrazioni: nacquero in Europa, variamente modulate, le prime forme di Welfare, in parte importate negli USA dalla politica economica del Presidente Roosvelt. Ma la forza delle Lobbies finanziarie, impedì l’avverarsi del sogno di Ezra Pound di costruire “case con pietra solida” senza usura: la seconda guerra mondiale, i suoi tragici esiti, misero in crisi il modello europeo di terza via. Nel 1989, il crollo del muro di Berlino poneva fine definitivamente ad ogni illusione di un comunismo autoriformatosi nella glasnost e nella libertà; così oggi siamo ritornati, pur nell’epoca della globalizzazione e della tecnologia avanzata, alla più cruda applicazione delle leggi di mercato.
NON CI STIAMO! Per noi il lavoratore NON ‘E UN COSTO DELLA PRODUZIONE: è una ricchezza per l’azienda ed un valore aggiunto per la società: Licenziare un lavoratore non diminuisce i costi aziendali: IMPOVERISCE la comunità. Dobbiamo partire da qui per affermare un nuovo modello economico, in cui i lavoratori siano chiamati a partecipare alla gestione e agli utili delle aziende,in cui il lavoro non sia considerato più un semplice costo di produzione da comprimere a tutti i costi, ma il mezzo con il quale l’uomo esplicita la propria personalità a beneficio dell’intera comunità, ricordandoci che il lavoro è per l’uomo, e non l’uomo per il lavoro.
N. B. Ogni riferimento a fatti reali e locali è interamente voluto. Aggiungiamo che nella recente crisi finanziaria, le responsabilità dei dirigenti delle banche, delle finanziarie, dei trusts (anche noi usiamo l’inglese!) sono state ben accertate, ma nessuno ha pagato, anche attenuatasi la bufera, si sono riaumentati stipendi e benefits (aridagli con l’inglese!): bene pensiamo che, per risanare l’economia un licenziamento collettivo di dirigenti (anche di società pubbliche) sia quanto mai necessario! Aldo Rovito
martedì 10 novembre 2009
A proposito di aziende in crisi e di licenziamenti
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento