Malgieri: c'è bisogno di più destra
L'ex deputato giudica molto utili le iniziative in giro per l'Italia, come quella del fine settimana a Milano: l'importante è non parlarsi addosso
L'intervista al giornalista e intellettuale: recuperiamo i nostri valori, anche quelli dell'esperienza dell'Msi. No al Centro, ma spazio ai cattolici. E' necessario ricucire molte divisioni tra noi, anche personali. La leadership? Per ora non è questo il problema
Giornalista di razza (ha diretto l’Indipendente e il Secolo d’Italia, dove ora è tornato a lavorare nella versione on line del quotidiano), autore di varie pubblicazioni (“Le macerie della politica. Diario di un riformista deluso”, “Conversazioni sulla Destra”, “La Destra al tempo dell’Ulivo” sono solo alcuni dei titoli), parlamentare di Alleanza nazionale prima e del Pdl dopo, con Gennaro Malgieri affrontiamo il dibattito sul futuro della destra in Italia. Anche alla luce – ma non solo – delle ultime e poco confortanti elezioni politiche ed amministrative.
Malgieri, ma dove sta andando la destra italiana?
“Se è vero come è vero, e come tutti ammettono, che la destra è stata asfaltata, anche in queste ultime amministrative e non solo a Roma, ritengo che la destra ha contribuito a farsi bitume”.
Come dire: ci ha messo del suo…
“Esatto. Negli ultimi anni, diciamo almeno quattro o cinque, non si è sentita la presenza della destra nelle istituzioni, nella vita pubblica, sul territorio. Dove sono finiti i nostri valori, il nostro grande patrimonio, quel rapportarsi con la nostra comunità? Per certi nostri esponenti si è anche dilatato lo spazio del potere, ma hanno poi attuato pratiche del potere che non ci appartengono. E questo è stato esiziale per l’espulsione della destra dalla vita politica”
Come imboccare, allora, la strada per recuperare il terreno perduto?
“Nessuno ha la bacchetta magica, questo è fuori discussione. Però alcune cose vanno dette. Serve innanzitutto tanta buona volontà, insieme ad una massiccia dose di intelligenza politica, per ricreare le condizioni per il dialogo tra le varie componenti della destra, troppo divise in questi ultimi tempi, anche dal punto di vista personale. Serve trovare un terreno comune per un nuovo soggetto”.
Una nuova alleanza nazionale?
“Aspetti, il discorso è più articolato: il primo passaggio da compiere è quello di creare un nuovo soggetto di destra. E dico ‘di destra’ e non di centro-destra. Quest’ultima è stata una formula di occasionalismo politico, un po’ come il centro-sinistra. Ma non è questo che a noi occorre. Esiste piuttosto una destra di valori, di cultura, di principi. Ricreare una destra si può, ed è operazione meo velleitaria di quanto si possa immaginare. Ricreare un soggetto dentro il quale si possano ritrovare i tanti di noi che da destra veniamo e a destra stiamo, in sintonia per questo dialogo, pronti per un terreno comune. Una nuova alleanza nazionale? No, non credo. Occorre piuttosto, a mio modo di vedere, dar vita ad un soggetto nuovo. Che tragga linfa anche dall’esperienza e dal vissuto politico del Movimento sociale”.
Un soggetto nuovo riproporrà anche l’esigenza di una leadership, non crede?
“No, non sono d’accordo. Quello della leadership al momento mi sembra un problema secondario. E sarebbe fantascienza affrontarlo subito. Pouttosto, serve mettere d parte egoismi, antipatie anche personali, idiosincrasie e orientamenti privati che tanto in questi ultimi tempi ci hanno caratterizzato”.
Da quella di Palermo già tenutasi, a quella di Milano nel fine settimana, fino all’incontro di Frosinone il 21 giugno, sono tante le iniziative messe in campo per parlare del futuro della destra. Come guarda Malgieri a tutto questo fiorire di iniziative?
“Certamente con occhio benevolo. A Miano ci sarò, per un confronto pubblico con Giulio Tremonti. Così come interverrò a Frosinone, assieme a Francesco Storace e altri, all’iniziativa promossa da Oreste Tofani e da altri amici ciociari. Negli ultimi mesi mi sto dedicando molto a questi eventi, desidero dare il mio contributo proprio perché ci credo molto, ritengo sia una strada efficace da percorrere. E’ positivo costruire, articolare questa rete, ridare spazio al movimentismo sul territorio, in tutti i posti d’Italia, non solo nelle grandi città. Vanno costituiti dei nuclei che costituiscano poi un punto di riferimento”.
Mi passi la parte dell’avvocato del diavolo: non c’è il rischio di parlarsi addosso?
“Sì. E’ un rischio che ci può essere e che dunque va assolutamente evitato. Bisogna invece affrontare le grandi questioni, le nostre tematiche di cui nessuno parla più, da quelle civili a quelle culturali, e su queste reincontrarci. Ad esempio, quello di una nuova Repubblica potrebbe costituire un assett particolare, di riferimento. Ma non solo”.
All’inizio della nostra chiacchierata, ha fatto riferimento al bisogno di ‘destra’ per questo nuovo soggetto, eliminando la parolina magica ‘centro’. Questo però ci porta a parlare anche della componente cattolica, anche se la sovrapposizione con il ‘centrismo’ è spesso più di facciata che di sostanza. C’è spazio per i cattolici in un nuovo percorso di destra?
“Certo, ci mancherebbe, c’è uno spazio enorme per i cattolici. La verità è che oggi sono totalmente disimpegnati in politica, e anche questo è venuto fuori dalle ultime elezioni. Ma l’impegno dei cattolici è essenziale, è un elemento portante della nostra stessa identità. A sinistra hanno anche provato, in maniera direi davvero banale e senza alcun successo, ad arruolare perfino Papa Francesco. Poi si sono accorti della intangibilità dei valori della fede che il Pontefice esprime. E che hanno molto poco a che fare con le pagine di Micromega. Dove al massimo possono ospitare Kung…”.
Lo dica a noi che spesso diamo conto sul Giornale d’Italia (l’autocitazione ci sta perché siamo tra i pochi a farlo) delle ‘bastonate’ di Papa Bergoglio ai cattocomunisti di casa nostra. Ma cambiamo argomento: l’altra variabile di questo momento politico così delicato, e rispetto alla quale anche la destra in qualche modo deve fare i conti, è quella del movimento cinque stelle e del suo padre-padrone Grillo. Cosa ne pensa di questo ‘fenomeno’?
“E’ un fenomeno in via di estinzione, c’è poco da fare. Ho avuto modo di occuparmene proprio oggi (ieri, nr) sul Secolo d’Italia, sulla scorta del flop elettorale dei grillini in Sicilia, scrivendo che la spinta propulsiva – in verità di durata piuttosto breve – di Grillo e del Movimento Cinquestelle, possiamo considerarla esaurita. Già dopo il primo turno delle amministrative era chiaro che qualcosa si stava rompendo in quella finta ed approssimativa “macchina da guerra” che nel febbraio scorso, alle politiche, aveva messo a ferro e fuoco il sistema dei partiti. Ai ballottaggi, tranne che in alcuni comuni minori, i grillini non ci sono neppure arrivati. Mentre è arrivata dalla Sicilia – la “mitica” Sicilia per i pentastellati che pochi mesi fa alle regionali avevano colto il loro primo significativo successo – una botta dalle proporzioni impressionanti che è il preludio della fine”.
Igor Traboni
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