Oggi parlerò a Milano alla manifestazione di Fratelli d'Italia. Con molta curiosità per l'ambiente che troverò e qualche domanda da porre a mia volta. Ci vorrebbe un gran bel corteo contro le tasse, contro Equitalia, contro l'eurocrazia, convocando decine di migliaia di persone a Roma e un comizio per dire basta al salasso quotidiano; cercando anche la strada, per trattare in Parlamento per il via libera a un referendum popolare sul fiscal compact. Sapendo che lo si deve rimettere in discussione nel prossimo parlamento europeo. Magari annunciando fin da ora che il referendum popolare lo proporremo comunque anche a tutta l'Europa a 27. E già che ci siamo stop, contrasto, alt al devastante disegno relativista che sovverte la nostra cultura. Si può ancora sussurrare che il Ppe ha fallito la sua missione unificante e non può essere il destino della destra italiana e che se nasce qualcosa a Strasburgo deve vedere al centro del gruppo che lo rappresenterà la tradizione cristiana dell'Europa? Possiamo impegnarci a sbaraccare il ministero demagogico dell'Integrazione per sostituirlo con quello identitario per la conoscenza delle leggi e dei doveri per chi viene da noi? La critica al berlusconismo la fece anche Fini, ma non dobbiamo commettere lo stesso errore di percorso, bensì ricordarsi di dare la precedenza a chi preferisce venire da destra. Con noi, in Europa va portata una ventata di solidarietà sociale, le persone prima delle banche.
Una domanda da fare al Parlamento: siamo sicuri che la riduzione di deputati e senatori da eleggere con collegi uninominali sara' la via percorribile per rappresentare i territori alla Camera e al Senato? Già oggi con sbarramenti e riduzione dei consigli comunali tanti milioni di italiani sono senza rappresentanza; alle elezioni dobbiamo rassegnarci alla presentazione solo di liste civiche? L'Italia in Europa va rappresentata da Beppe Grillo? Lotta agli scontrini pure li'?
Diciamo qualcosa sul golpe che in Parlamento ha modificato la procedura per riformare la costituzione? Decidono i saggi, adesso, e viene impedito da farlo al popolo.
Berlusconi ha un modello di partito in mente, affidato agli imprenditori che ci mettono i soldi. Io resto affezionato al movimento del militante che si paga con amore la tessera e clicca sulla rete tutti gli articoli del suo quotidiano preferito. Il Giornale d'Italia e' una realtà che è mandata avanti ogni giorno da quarantamila lettori-militanti. Non c'è Emilio Fede, ma 15 fantastici ragazzi strapazzati ogni giorno da un direttore editoriale come Guido Paglia: e' possibile intanto cominciare a progettare nei comuni e nelle regioni gruppi consiliari che riunifichino chi ha militato in Alleanza nazionale?
In regione Lazio, ad esempio, Fratelli d'Italia ha Righini, il Pdl Gramazio, Di Paolo, Palozzi, Sabatini, noi me e Santori. Che si fa? Non ex An, ma costituire gruppi "Next An", la destra prossima ventura.
Magari con una risposta: sicuri che in prima fila non abbiamo diritto a starci anche tutti quelli che hanno mandato al diavolo Fini molto prima di tutti gli altri?
Francesco Storace
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