domenica 18 gennaio 2009

Sull'unità dei movimenti "a destra" del P.d.L. di L.Romagnoli

Articolo di Romagnoli (Segretario Nazionale M.S. Fiamma Tricolare)

Dunque il bipartitismo o lo riescono a imporre ora, oppure, con la crisi e con l'inesorabile calo di consensi che non potrà non coinvolgere i "grandi", sia quelli che amministrano che quelli che fanno o meglio non fanno opposizione (é bene essere chiari, l'opposizione vera la può fare solo chi ha degli eletti nei consessi rappresentativi, altrimenti é l'opposizione di pensiero e limitatissima di parola che possono interpretare i Partiti piccoli e/o i movimenti extraparlamentari, che ne confina l'azione al semplice "solletico delle coscienze"), il quadro dei partiti italiano verrà quindi nuovamente stravolto dai poteri sopra menzionati.A noi rimane essenzialmente un'arma nelle mani, oltre che la doverosa azione di "solletico delle coscienze" e di controinformazione, come da molto tempo sostengo: l'arma ora brandeggiabile é quella della denuncia, il più pubblica e trasparente possibile, delle ingiustizie, dei soprusi dei diritti negati e dei doveri mancati, in sintesi del disagio e dei mali sociali.Ciò che ora sentiamo con più forza è la consapevolezza dell'insufficienza con cui riusciamo a informare sulle nostre proposte, perché per preservare un nesso fra sociale e politico, l'informazione é indispensabile e purtroppo nel regime in cui viviamo da questa siamo da sempre pressoché esclusi. Avremmo dovuto anche, almeno in relazione all'esito delle diverse elezioni, succedutesi dopo le europee del 2004, ridiscutere la "forma" partito novecentesca (tutti coloro che la hanno mantenuta in questi anni, hanno perso consensi), e il significato che ha, non per il militante, ma per l'elettore, la rappresentanza, onde adeguare la "forma" a quest'ultima. Tutto è oggi diverso, mutato, frammentato, individualizzato, e nella precarietà dilagante dell'esistenza invece che vedere un ritorno alle idee e ai sentimenti abbiamo assistito al dilagare del nichilismo, del disimpegno. Peggio: del menefreghismo più becero.In questa temperie una parte delle nostre responsabilità va riconosciuta nell'insufficienza della nostra capacità di trasformare il nostro progetto, la nostra proposta alle domande e necessità dell'oggi: certe questioni/rivendicazioni che girano in rete tra militanti dell'area (scusate inserisco anche quelli, soprattutto i giovani, che da AN stanno transitando nel PDL), lasciano basiti per la contraddittorietà o per l'incapacità di andare oltre la superficialità, francamente becera, che produce giudizi tranciati e spesso assai poco informati sul tutto, giudizi soprattutto incapaci di svincolarsi definitivamente dal "siamo, vorremmo essere, ma dobbiamo invece dire e fare altro". Il quadro bipartitista, é, in effetti, frutto delle ipocrisie e demagogie grilliste/dipietriste, cui si sono unite quelle del giornalismo anticasta e quelle di una sinistra militante che, pur di fare dispetto alla "sinistra già istituzionale", la ha clamorosamente sconfessata e scaricata: sono loro che hanno permesso la velocissima accelerazione che ha portato al PD e quindi al PDL.Loro hanno prodotto, loro hanno incontestabilmente dato il "la" definitivo alla transizione italiana, apertasi con il malnato varo del Partito Democratico e, almeno in apparenza, prossima a chiudersi con la costituente del PDL. Recuperare la capacità del Partito di avere una reale rappresentanza sociale passa per il coinvolgimento sociale e questo non può essere solo militante. Ritengo che ogni ipotesi federativa, che quindi ha come presupposto principale l'alleanza di diversi partiti, è per noi superata dallo stato dei fatti, anche per l'indisponibilità di molte delle altre forze politiche organizzate, a mettersi in discussione e partecipare a un percorso innovativo di riforma dei temi e dei relativi approcci.Oggi quello che è in gioco è non solo la rappresentanza politica della "destra" (uso per comodità questa dizione che so non tutti rappresentare, ma viene assai comoda alla bisogna) ma la sua ragione d'essere, il suo significato profondo, iscritto nella possibilità reale di cambiare il mondo.La "destra" italiana deve rinascere e disegnare il suo profilo nella costruzione di un'opposizione alle politiche di un "centrodestra" o di un "centrosinistra" cercando in primis di rigenerare il nodo tra sociale e politico/ideologico. Già altri molteplici soggetti agiranno in un quadro variabile di opposizione al PDL come al PD, cercando di riannodare quanto sopra detto: sindacati, centri sociali, il movimento di Beppe Grillo/Di Pietro, presto anche organizzazioni semi indipendenti d'immigrati, alcune grandi associazioni (si pensi ad esempio al potere della Lega Ambiente). Rimettere la nostra soggettività al centro della costruzione del corpo sociale per proporre un sistema diverso, richiede grande capacità (senza "rinnegare" nulla), ma comprendendo bene che, oltre al "non restaurare" si deve impostare la proposta sul domani, attraverso apertura, relazione e confronto sui problemi dell'oggi: occupazione/professionalità, assistenza, previdenza, socialità/associazionismo, dignità e sicurezza dell'esistenza, ambiente, in somma, in una parola, "qualità della vita", che oggi molti preoccupa assai più dei massimi sistemi. Altre questioni, soprattutto dello "ieri", oggi, temo, rimangano ormai di nicchia e certamente non di proposta politica. Occorre un'apertura non solo sul versante delle identità, dei contenuti e dei valori, ma sul metodo di trasmetterli, non solo perché si promuovono ma anche perché con questi valori ancora pretendiamo si debba confrontare la cultura dominante che é molto distante dalla nostra. Ma da soli, nel terzo millennio, purtroppo e con tutto l'amaro che quest' ammissione provoca, i valori non bastano.Per quanto sopra occorre tempo, si dirà, ma il tempo te lo toglie in questo caso la contingenza.Con una legge che impone uno sbarramento del 4% e liste bloccate con recupero delle preferenze solo oltre una certa percentuale del voto di lista, probabilmente con il tentativo che già si profila di imporre anche a chi ha il parlamentare eletto/uscente la raccolta delle firme, per essere comunque presente, ci sono solo due possibilità: - un qualche accordo per partecipare nelle liste dei "grandi" in posizione di vaga possibilità d'elezione; - una proposta nazionale unica, che non sia un cartello elettorale o una federazione o un'alleanza come già esperito, ma...insomma, mi viene in mente un unico tentativo per arginare, per provare a resistere a chi, imponendo anche per le europee un sistema anti minoranze, vuole arrivare al controllo maggioritario delle rappresentanze (oggi operato dal cosiddetto centrodestra domani, nella "cultura dell'alternanza" che perseguono, dal centrosinistra, arrivando così a chiudere prima o poi il "cerchio-discorso" che Casini ha perfettamente illustrato nell'intervista al Corriere della Sera del 12 gennaio). Mi sembra quindi che formare un unico Partito, il cui progetto tenti la "missione impossibile" o soccomba nell'impresa (se così sarà), ma dia questa volta, forse per l'ultima volta, agli italiani la possibilità di decretarne non solo elettoralmente, ma anche politicamente il diritto a continuare ad esistere.Se (e solo se anche la legge elettorale per le europee cambierà come si prefigura con uno sbarramento al 4%) formare un Partito unico dal punto di vista pratico si può fare accettando di svolgere una rapidissima assemblea costituente (febbraio) che ratifichi l'assegnazione di quote paritetiche ai tre soggetti ancora rappresentati nell'area (in ordine "storico" di costituzione Fiamma Tricolore, Alternativa Sociale e La Destra), che vincoli i partecipanti a cinque anni d'impegno e militanza assolutamente senza compromessi o accordi con "i grandi", e coinvolga i suddetti nel massimo rispetto delle quote menzionate per la gestione organizzativa e le opportunità di rappresentanza elettiva. Questo, e concludo, si può fare se tutti i menzionati partecipano e soprattutto senza ipocrisie e infingimenti varano e accettano uno statuto e condividono un progetto politico che rimetta al suo posto come finalità l'unica idea guida che ancora si differenzia da quello che é stata la proposta di Alleanza Nazionale e che é tuttora la proposta della "destra liberista": insomma una linea guida che esplicitamente persegua lo Stato nazionale del lavoro e la socializzazione (art. 1 dello Statuto MSI). Se questa non fosse la finalità, che interesse possono avere i nostri militanti e "quei missini" già orfani del MSI (ora orfani anche del riferimento simbolico e a volte utilitaristico che li ha comunque tenuti "collegati" ad AN), a impegnare, ancora, energie e sentimenti? Altrimenti non ci sarebbe alcuna differenza tra la nostra proposta e "l'altra destra", altrimenti della nostra originalità e della nostra storia, duole ammetterlo, non ci sarà più traccia nel confronto politico/istituzionale d'Italia.

Nessun commento: