domenica 12 giugno 2011

JOHN PERKINS: Confessioni di un sicario dell'economia

(Pubblico questo articolo, anche senza aver controllato la fonte, perchè lo ritengo molto interessante.)
Il banchiere John Perkins rivela: sono stato arruolato dal governo degli Stati Uniti allo scopo di

risucchiare le ricchezze di paesi poveri. Che un banchiere intitoli le sue memorie "Confessioni di un

sicario dell'economia" è già clamoroso. Ma ciò che il banchiere John Perkins rivela nel suo libro,

"Confessions of an economic hit man" (1) è spaventoso: racconta di essere stato arruolato dal

governo Usa allo scopo di risucchiare a favore degli Stati Uniti le ricchezze di paesi poveri, e

ciò "attraverso manipolazioni economiche, tradimenti, frodi, attentati e guerre".

Le rivelazioni di Perkins gettano una luce del tutto nuova anche sulle motivazioni dell'invasione

dell'Irak. John Perkins dice di essere stato reclutato quando era ancora studente, negli anni '60, dalla

National Security Agency (NSA), l'entità più segreta degli Stati Uniti, e poi inserito dalla stessa

NSA in una ditta finanziaria privata. Lo scopo: "Per non coinvolgere il governo nel caso venissimo

colti sul fatto". Quale fatto? Abbastanza semplice.

Come capo economista della ditta privata Chas.T.Main di Boston con 2 mila impiegati, Perkins

decideva la concessione di prestiti ad altri paesi. Prestiti che dovevano essere "molto più grossi di

quel che quei paesi potessero mai ripianare: per esempio un miliardo di dollari a stati come

l'Indonesia e l'Ecuador". La condizione connessa con il prestito era che in massima parte venisse

usato per contratti con grandi imprese americane di costruzioni e infrastrutture, come la Halliburton

e la Bechtel (strutture petrolifere).

Queste ditte costruivano dunque reti elettriche, porti e strade nel paese indebitato; il denaro prestato

tornava dunque in Usa, e finiva nelle tasche delle classi privilegiate locali, che partecipavano

all'impresa. Al paese, e ai suoi poveri, restava lo schiacciante servizio del debito, il ripagamento

delle quote di capitale più gli interessi. L'Ecuador, dice Perkins, è oggi costretto a destinare oltre

metà del suo prodotto lordo - cioè di tutta la ricchezza che produce - per il servizio dei debiti

contratti con gli Usa. Ma questo è solo il primo passo. Gli Usa, indebitando quei paesi, vogliono

in realtà "renderli loro schiavi", dice Perkins. All'Ecuador, non più in grado di ripagare,

Washington chiede di cedere parti della foresta amazzonica ecuadoriana per farla sfruttare da

imprese americane. E' questa la logica imperiale.

Tra i massimi successi dei "sicari economici", Perkins rievoca l'accordo riservato fra gli Usa e la

monarchia saudita ai tempi della prima crisi petrolifera negli anni '70. Per gli Stati Uniti, era

necessario tramutare il rincaro del greggio da sciagura a opportunità. La famiglia dei Saud, del

resto, affogava nei petrodollari: le fu proposto di investirli in titoli Usa e in grandi opere. La Bechtel

(chi scrive fu in Arabia all'epoca e può testimoniarlo) ricoprì il reame desertico di nuove città e di

impianti di raffinazione per lo più inutili; la famiglia Saud accettò di mantenere il greggio entro

limiti di prezzo desiderabili per gli Usa, in cambio dell'assicurazione americana che Washington

avrebbe sostenuto il loro potere per sempre.

"E' questo il motivo primo della prima guerra all'Irak", dice Perkins, e dell'intreccio privilegiato di

affari e finanza tra i sauditi e i Bush. Secondo Perkins, gli Usa cercarono di ripetere l'accordo con

Saddam Hussein, "ma lui non c'è stato". Da qui la sua rovina. Perché, dice Perkins, "quando noi

sicari economici falliamo il bersaglio, entrano in gioco gli sciacalli. Sono gli uomini della Cia, che

cercano di fomentare un golpe; se nemmeno questo funziona, ricorrono all'assassinio. Ma nel caso

dell'Irak, gli sciacalli non sono riusciti ad arrivare a Saddam: lui aveva delle controfigure, la sua

guardia era troppo attenta. Perciò si è decisa la terza soluzione: la guerra".

Perkins ha conosciuto personalmente Omar Torrijos, il generale e dittatore di Panama degli anni

'70, morto in un incidente aereo nel '78. Torrijos fu ucciso, spiega Perkins, perché aveva stilato un

accordo coi giapponesi per la costruzione di un secondo canale di Panama, ed aveva ottenuto

dall'Onu nel 1973 una risoluzione che obbligava gli Usa a restituire alla sovranità panamense il

vecchio Canale. Le multinazionali americane "erano estremamente arrabbiate con Torrijos".

Per questo scopo, quando Reagan divenne presidente, gli furono fatti scegliere come ministri due

alti funzionari della Bechtel, Caspar Weinberger alla Difesa e George Schultz - il che rivela molto

sul ripugnante potere degli affari nella politica Usa - per costringere Torrijos con le minacce a

rompere i negoziati coi giapponesi (che stavano soffiando alla Bechtel l'affare del secolo) e di

rinnovare il trattato del Canale di Panama, riconsegnandolo agli americani. Torrijos rimase sulle sue

posizioni: furono mandati in azione gli "sciacalli".

L'aereo di Torrijos, dice Perkins, cadde per un magnetofono che era stato riempito di esplosivo. La

stessa fine di Enrico Mattei. Conclude Perkins: "il denaro che gli Usa adoperano per indebitare i

paesi poveri non è neppure denaro americano. Sono la Banca Mondiale e il Fondo Monetario

  • a fornirlo". A fornire ai poveri la corda per impiccarsi.

___________________

Note

1. "Hit man" è il sicario prezzolato, il bastonatore assoldato dalla mafia e

dalle ditte americane per picchiare gli scioperanti.

FONTE:

http://www.corsera.it/modules.php?name=News&file=article&sid=20040409156456

http://newsgroup.economia.virgilio.it/newsgroup/thread.jspa?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non ho capito niente, ma E' CON GRANDE PIACERE CHE L HO LETTO