venerdì 18 maggio 2012
LO SCANDALO INGNORATO DAL FISCO (da Libero)
I più grandi evasori? Gli immigrati, di Gilberto Oneto
LO SCANDALO INGNORATO DAL FISCO
Ogni giorno Monti di Nottingham si inventa una nuova gabella, qualche
trucco per spremere i sudditi, soprattutto quelli che si ostinano a
voler lavorare e produrre ricchezza. Fa anche finta di farlo con una
certa maliziosa equanimità, sostenendo di tartassare tutti senza
distinzione di ceto sociale e di collocazione geografica. La cosa è
discutibile perché ci sono categorie che vengono trattate con i
guanti. Una di queste, sicuramente la più grande in termini numerici,
è quella degli stranieri regolari e irregolari che costituiscono per
il fisco una sorta di zona franca: i primi sono coccolati e i secondi
tranquillamente ignorati. Si sta parlando di una massa che si avvicina
a sei milioni di persone: una "regione" più popolosa del Lazio e della
Campania, di un quarto più grande di Piemonte, Veneto ed Emilia e di
solo un terzo inferiore alla Lombardia.
Quando si parla di stranieri si deve sempre fare i conti con dati
evanescenti, parziali, inesatti, stimati, insomma con una insidiosa
cortina fumogena di incertezze creata ad arte da chi vuole mantenere
il fenomeno in una affettuosa atmosfera di vaghezza.
Quel poco che emerge o sfugge è, però, sufficiente a generare
inquietudine. La Fondazione Moressa parla per il 2009 di circa 3
miliardi di euro versati in tributi dall'intera comunità straniera:
nello stesso anno il Veneto ha versato in sola Irpef 63 miliardi e la
meno virtuosa Campania "solo" 44: entrambe le regioni hanno meno
abitanti di tutti gli stranieri messi assieme. Pur fatta la tara del
contributo dei foresti nelle due regioni, è credibile che gli ospiti
dichiarino e paghino ciascuno il 15,2% o il 17,5% di quanto faccia un
indigeno? Invece che inseguire gli scontrini fiscali, gli agenti del
fisco non farebbero meglio a farsi un giro nelle comunità foreste? Ci
sono altri numeri che lasciano per lo meno perplessi.
REDDITI E RIMESSE
Secondo l'Istat e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il
reddito medio delle famiglie composte da almeno un cinese veniva
stimato nel 2008 attorno ai 20mila euro. La Fondazione Moressa ci
informa che nel 2011 i cinesi hanno spedito come rimesse al proprio
paese di origine 12.085 euro a testa. A meno che i redditi dei cinesi
siano prodigiosamente lievitati in tre anni (cosa che contraddirebbe
l'affermazione della stessa autorevole fonte che indica in un calo
annuo dello 0,6% la contribuzione dei foresti in generale), non si
capisce davvero come una famiglia che guadagni venti possa risparmiare
dodici per ogni suo componente. La Banca Mondiale dice che le rimesse
dichiarate sono all'incirca la metà di quelle effettive: il nostro
dubbio si fa sempre più angoscioso. I cinesi stampano soldi? Allevano
galline che depongono uova d'oro? Che ci sia qualcosa di prodigioso
nella loro "laboriosità" è provato sia dall'affetto con cui il
ministro Riccardi visita le loro comunità, sia nella rapidità con cui
si è "suicidato" il malvivente marocchino che aveva assassinato e
rapinato lo scorso gennaio a Roma un agente cinese dedito al "money
tran-fer". I cinesi sono solo la punta dell'iceberg che l'Agenzia
delle Entrate dovrebbe finalmente decidersi a esplorare. Per le
Regioni si calcola il cosiddetto "residuo fiscale", ossia la
differenza fra quanto paghino allo Stato e quanto ricevano in servizi
e trasferimenti. Volendo restare nell'equiparazione della comunità
straniera a una regione, si può abbozzare il calcolo del suo residuo.
Secondo il Dossier 2010 della Caritas, gli immigrati hanno contribuito
nel 2008 alle entrate dello Stato con circa 10,8 miliardi di euro.
Dalla elaborazione congiunta dei vari dati disponibili risulta che le
spese per gli immigrati sono (al netto delle rimesse) calcolabili fra
i 28 e 40 miliardi di euro l'anno. Questo significa un residuo (per
loro) positivo che varia fra i 3 e i 5mila euro annui pro capite.
Giustamente ci si indigna per i 3.292 euro in negativo della Lombardia
e i 2.013 in positivo della Campania del 2006, ma nessuno fa una piega
per la voragine dell'ospitalità. C'è tutto un mondo opaco che sfugge
alle leggi e ai controlli, che si nasconde dietro a identità
evanescenti, a nomi e lingue impronunciabili, a protezioni e omertà.
ITALIANI SALASSATI
E’ una voragine in cui finisce e scompare un fiume di risorse e
ricchezze: è un salasso insopportabile che diventa addirittura
insultante in un periodo di grave crisi che vede i cittadini indigeni
sottoposti a vessazioni e spremiture di ogni genere. Lo Stato
gabelliere e ladro sembra ignorare questa grande zona d'ombra, non si
occupa degli evasori foresti, non vede i milioni di clandestini e
furbastri che sono del tutto ignoti al fisco. Non riesce o non vuole
controllare. Non ha neppure utilizzato lo strumento più semplice ed
efficace in circostanze del genere. Nell'antica e civilissima Atene
agli stranieri veniva fatto pagare il "testatico", una imposta fissa
pro capite, per poter vivere e lavorare in città. Una cosa analoga
avrebbe oggi un senso morale anche più giustificato: gli stranieri
usufruiscono di servizi ma anche e soprattutto di una condizione
ambientale, sociale ed economica che gli indigeni hanno costruito con
secoli di fatiche e sacrifici che i foresti si trovano pronta e
funzionante e da cui traggono ogni vantaggio legale e illegale. Il
minimo che si possa chiedere a questi ospiti è una sorta di rimborso
spese per tutto quello che i nostri vecchi e noi stessi abbiamo fatto.
Si tratterebbe di un bollo facile da riscuotere e controllare, e che
costituirebbe un discrimine fra chi vuole vivere qui ed integrarsi e
chi, invece, ha solo vocazione alla rapina Sarebbero soldi che
farebbero tanto comodo. Naturalmente la cosa solleverebbe
l'indignazione delle anime candide, di tutti quelli che mostrano
affettuosi sensi nei confronti dei foresti e indifferenza o
addirittura astio nei confronti degli indigeni. Tutti quelli che
plaudono ai blitz contro i registratori di cassa, che si girano
dall'altra parte quando qualche poveraccio rovinato dallo Stato si
suicida, che descrivono gli evasori come il concentrato di ogni
nequizia, sono gli stessi che non fanno una piega se a evadere alla
grande sono gli stranieri. Monti e Fornero salassano gli italiani,
Riccardi coccola i foresti, la Sant'Egidio benedice.
Fonte: Libero del 10 maggio 2012
http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=10-05-2012&pdfIndex=96
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