Una famiglia italiana su tre fa fatica ad arrivare alla fine del mese, il 28% ha serie difficoltà ad affrontare una spesa imprevista anche di 600 euro e oltre il 66% non riesce più a mettere un euro da parte. Non solo, il calo della produttività dell'Italia ha fatto crollare stipendi e redditi, ora più bassi del 13% rispetto alla media Ue. Segnali preoccupanti che emergono dal Rapporto annuale dell'Istat, in base ai dati del 2006. "No vi è dubbio che siamo in un momento di difficoltà economica con investimenti e consumi delle famiglie che sono fermi o in regresso. Affinchè tornino a crescere e aumenti il reddito disponibile delle famiglie, occorrono interventi energici''. Lo ha sottolineato il presidente dell'Istituto di Statistica Luigi Biggeri, aggiungendo: "Pur essendo una delle economie più avanzate del mondo, l'Italia è frenata nel suo sviluppo da vincoli strutturali che richiedono interventi di ampio respiro, anche perché gli aumenti di petrolio e cereali "hanno un impatto forte sui margini delle imprese e sul potere di acquisto delle famiglie".Secondo Biggeri "è importante riuscire a migliorare i conti della pubblica amministrazione, riducendo come è necessario la pressione fiscale". Bisogna "spezzare le spirali del ritardo di sviluppo, favorire la diffusione dei comportamenti virtuosi soprattutto a livello di sistema locale del lavoro e accelerare i processi che stanno ridisegnando la geografia economica e sociale del Paese". Il rapporto dell'Istat sottolinea infatti non solo il dualismo nord-sud, ma anche quello tra le imprese che hanno saputo reagire al declino e che consentono di essere "prudentemente ottimisti" dal punto di vista economico, e le aziende che ancora non investono su prospettive di crescita e che non colgono gli stimoli della modernizzazione.
UNA FAMIGLIA SU TRE ARRIVA CON DIFFICOLTA' A FINE MESE Una famiglia su tre in Italia, e addirittura quasi una su due al Sud, arriva con difficoltà alla fine del mese. Per il 14,6% delle famiglie, la famosa "quarta settimana" è davvero un incubo e la supera con "molta difficoltà" ma la quota sale al 21,1% nel Meridione e al 22,6% nelle isole, mentre si ferma all'10,3% al Nord Est. Se si aggiungono quelle che dichiarano di avere "difficoltà" si arriva al 34,7% della media nazionale e al 45,9% nelle Regioni meridionali. E quasi una famiglia su tre, e cioè il 28,4%, non riesce a far fronte a una spesa imprevista di circa 600 euro con risorse proprie o della rete familiare e il 66,1% delle famiglie (oltre la metà) dichiara di non essere riuscita a mettere da parte risparmi nell'ultimo anno. Alla fine del 2006, inoltre, il 4,2% delle famiglie racconta di non aver avuto denaro per comprare il cibo, il 10,4% per le spese mediche, il 7% per il trasporto, l'11,7% per le tasse e il 16,8% per l'acquisto di vestiti. Giudicano pesanti le spese per la casa ben il 61,1% delle famiglie che hanno acceso un mutuo e il 50% di quelle che pagano l'affitto. A confermare il trend negativo il fatto che, se si prende in considerazione il "benessere percepito", si registra un calo sostenuto della quota di persone soddisfatte della propria situazione economica: dal 64% del 2001 si passa al 50,2% del 2006.
A livello territoriale le difficoltà sono particolarmente rilevanti per i nuclei che abitano al Sud e per quelli che risiedono nelle aree metropolitane. Particolarmente esposte a situazioni di disagio economico e più spesso in ritardo nei pagamenti, inoltre, le famiglie in cui sono presenti figli minori e quelle composte da persone sole.
La mappa del disagio riflette, naturalmente, quella della distribuzione dei redditi. Se nel 2005, infatti, il reddito netto delle famiglie residenti in Italia (escludendo i fitti imputati) è pari in media a 27.736 euro, circa 2.300 al mese, quelle con un solo percettore di reddito hanno guadagnato in media poco più di 16.600 euro. A livello regionale, l'Istat rileva, inoltre, che il 38,1% delle famiglie residenti al Sud appartiene alla fascia di reddito più bassa. Considerando le tipologie familiari, infine, si scopre che per i nuclei con figli minori è più frequente la collocazione nella parte meno ricca della distribuzione dei redditi, in particolare per quelli con un solo genitore. La probabilità di trovarsi nella fascia più povera aumenta all'aumentare del numero dei figli: quasi la metà delle famiglie con tre o più minori appartiene al quinto più povero della popolazione, contro il 22,4 e il 29,2% delle famiglie con uno o due minori.
IN 6 ANNI REDDITI CROLLATI DEL 13% RISPETTO A MEDIA UE. In sei anni il reddito per abitante degli italiani è crollato del 13% rispetto alla media europea. Un crollo pazzesco se si considera che solo nel 2000 era del 4% più alto della media dell'Unione, nel 2006 è sceso a oltre 8 punti sotto la media. Tra il 1995 e il 2006 le retribuzioni orarie reali sono aumentate solo del 4,7%, un incremento decisamente inferiore a quello registrato in altri paesi europei. Se infatti per un ristretto numero di paesi (oltre all'Italia anche Spagna, Paesi Bassi e Germania) le retribuzioni aumentano in misura molto contenuta, in altri, in particolar modo in Francia e Svezia, la crescita è di cinque o sei volte più consistente.
LA CASA PESA SUL BILANCIO DELLE FAMIGLIE. La casa pesa sul bilancio delle famiglie povere per il 31,1%, e appena per l'8,5% per quelle ricche. Non solo, ma chi ha meno reddito è "costretto" quasi sempre ad andare in affitto: in generale, il 14% del reddito familiare viene destinato alle spese per l'abitazione. Ma la quota sale al 27% per chi ha acceso un mutuo: vale a dire 800 euro mensili. L'incidenza della voce "casa" (condominio, riscaldamento, gas, acqua, manutenzione ordinaria, elettricità, telefono, affitto e interessi passivi sul mutuo) sul bilancio delle famiglie più povere arriva a toccare il 31,1%, mentre per le più ricche rappresenta appena l'8,5% del reddito. Tradotto in moneta sonante tutto ciò significa che mediamente, a fronte di un reddito netto di 2.311 euro mensili, una famiglia investe per la casa 315 euro al mese, la spesa scende a 273 euro per le famiglie proprietarie di un'abitazione, mentre sale a 503 euro per quelle in affitto. Particolarmente elevati i livelli di spesa delle famiglie gravate da un mutuo (il 13%): circa 470 euro mensili se non si considerano le uscite per il rimborso del capitale, in caso contrario la spesa raddoppia fino a circa 800 euro mensili. Le spese per l'abitazione sono più onerose nei comuni di maggiori dimensioni e al Nord. Sono più di otto su dieci le persone che vivono in case di proprietà, in usufrutto o in uso gratuito. Quelle in affitto sono invece il 18,2% su scala nazionale e il 27% nelle aree metropolitane. A "sceglierlo" le famiglie con i redditi più bassi.
CALA LA DISOCCUPAZIONE MA AUMENTANO GLI "INATTIVI". Prosegue il calo della disoccupazione iniziato nel 1999. Ma sono sempre di più gli "inattivi", ossia coloro che non cercano più un lavoro perchè sono scoraggiati, sanno di non trovarlo: nel 2007, sono arrivati a quota 3 milioni. Nel 2007, in Italia, i disoccupati sono poco più di un milione e mezzo, vale a dire circa un milione in meno rispetto a dieci anni prima. Ma c'è da dire che dal 2003 la diminuzione della disoccupazione non si accompagna ad un aumento significativo del tasso di occupazione, bensì ad un allargamento dell'inattività dovuto soprattutto alla rinuncia a cercare attivamente un lavoro.Nel 2007 la "zona grigia" delle persone interessate a lavorare, ma scoraggiate circa le proprie possibilità d'impiego conta quasi tre milioni di persone (+318.000 rispetto al 2004). L'incidenza degli inattivi aumenta con il crescere dell'età e nelle regioni meridionali (48%) dove ci sono minori opportunità d'impiego e maggiore sfiducia.
fonte www.tgcom.it
venerdì 13 giugno 2008
Rapporto Istat, una famiglia su 3 è alla canna del gas. Anzi no, costa troppo
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