venerdì 19 settembre 2008

Crestomazia breve di un neoantifascista doc

(* Avvertenza: tutti i testi citati si debbono all’attuale Presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini e sono stati tratti dalla collezione del quotidiano Il Secolo d’Italia, salvo quelli per cui s’indica una fonte diversa - Essi sono dedicati agli italiani di memoria labile).
1) Opinioni di Fini sul fascismo e Mussolini (1987-1992) Con la formula “Fascismo del Duemila” intedo dire che nei confronti del fascismo non vi puó essere solo nostalgia o rimpianto, legittimi in chi l’ha vissuto, ma patetici per chi è nato dopo....Per questo ho scritto di segreteria “post-fascista” in termini anagrafici...Il fascismo è stato una grande intuizione politica, non completamente attuata, che contiene risposte convincenti ai problemi del nostro tempo...Il fascismo aveva intuito che l’uomo è al centro del divenire e non puó essere assoggettato a logiche materialiste. Il fascismo aveva anche capito che Stato e Nazione non possono essere separati e che i problemi del mondo del lavoro non si risolvono con il capitalismo nè con il comunismo. Sono ricette valide anche per l’Italia d’oggi. Questo è il fascismo del Duemila (18 dic. 1987).
Un sogno per la società italiana. Ho registrtato la volontá collaborativa di molti camerati giovani e meno giovani...Cercheremo di attualizzare il nostro sogno, dimostrando che nel fascismo ci sono elementi validissimi per la societá italiana...Nessuno puó concepire il fascismo come un inferno calato sull’Italia (quotidiano “La Repubblica”,15 dic.1987.)
Radici profonde. Non ritengo che sia un paradosso per il Msi, così legato alla sue radici, avere un Segretario nato nel Dopoguerra. Vuol dire che quelle radici sono feconde, e che ci sono nuove generazioni che credono nella concezione della vita e nella visione del mondo che fu del fascismo.(11 marzo 1988).
L’intuizione mussoliniana di una terza via. Sono convinto che l’intuizione mussoliniana di una terza via alternativa al comunismo e al capitalismo sia ancora oggi attualissima... Il nostro compito è quello di attualizzare, in una società post-industriuale alle soglie del Duemila, gli insegnamenti del fascismo che con la Carta del Lavoro del 1926, l’Umanesimo del Lavoro di Gentile e i 18 Punti di Verona della Repubblica sociale italiana ha lasciato un testamento spirituale dal contenuto profondamente sociale, dal quale non possiamo prescindere (1 aprile 1988).
Il mio fascismo. Il Msi si é sempre schierato fin dall’inizio per l’interpretazione, attualizzandoli, degli ideali del fascismo, per farli vivere in questa nostra società. Oggi il Msi continua su quella strada...Noi siamo oggi in Italia la destra, una destra autenticamente fedele alle origini....Il mio fascismo, che è quello di coloro che sono nati dopo la guerra, è soprattutto una concezione della vita tesa a porre l’uomo al centro del divenire. È una organizzazione sociale per superare il capitalismo e il comunismo....Questo è il fascismo del Duemila, tutto il resto oggi non ha significato, e certamente non puó essere giudicato in termini politici ció che appartiene alla Storia...Noi abbiamo soltanto questa presunzione: di non rinnegare il passato e di coglierne gli aspetti positivi...Io non voglio tagliare le mie radici, non per calcoli politici, ma perchè questa è l’essenza del Msi. (25 maggio 1988.)
Fascismo, libertà e pluralismo. Il fascismo coniugato con la libertà e con il pluralismo costituisce nell’attualità il punto essenziale di riferimento per un partito che, come il Msi, intende rinnovare l’Italia senza complessi verso la Storia nazionale. (13 giugno 1989).
Niente abiure. Nessuno può chiederci abiure della nostra matrice fascista...Non si capisce appieno il Ventesimo secolo e quel che accadde all’Est, se non si comprende la natura del fascismo.(“Il Giornale”, 5 gennaio1990).
Mussolini: una figura necessaria. Il pensiero e la figura di Mussolini sono un riferimento di carattere storico e per certi aspetti di carattere politico non soltanto indispensabile al Msi, ma necessario all’Italia per capire se stessa e riconciliarsi con la sua storia (5 febbraio 1992).
Il merito del fascismo. Se nel 1922 il nostro Paese non divenne una repubblica sovietizzata, il merito fu del fascismo(29 marzo 1992).
Una Piazza per Mussolini. L’identità ideologica del Msi si manifesta anche nei rituali (come il saluto romano). Ma il Msi fa politica e non si ferma ovviamente ai rituali. Mussolini sarà consegnato alla storia soltanto quando gli antifascisti avranno accettato di confrontarsi serenamente e senza pregiuidizi con il suo pensiero e le sue opere.In quel momento non penso però che Mussolini sarà appeso ad una parete come un quadro. A lui, come Cavour, Mazzini e Garibaldi, saranno intitolate piazze e monumenti. (“ Il Giornale”, 19 ottobre 1992).
Post-fascismo: non rinnegare, non restaurare. Il Msi rappresenta una destra neofascista? Io credo in tutta coerenza che il fascismo sia consegnato ormai in modo irreversibile alla storia e al suo giudizio. Nessuno ci può chiedere di rinnegarlo nel momento in cui diciamo chiaramente che non vogliamo restaurarlo. Siamo anche noi, come tutti gli italiani, non neofascisti, ma post-fascisti. (12 dicembre 1992).
2) Gianfranco Fini e l’antifascismo (1988-1993)
L’antifascismo: un non valore. Il Msi si è sempre rifiutato di considerare l’antifascismo come una sorta di mito unificante, di unica ragione di vita di questa Repubblica. E a maggior ragione ci auguriamo che nel prossimo futuro i nostri figli siano giudicati per quel che dicono, per quel che pensano, per quel che fanno e non per quello che hanno fatto i loro padri e i loro nonni nel 1945. E allora l’antifascismo di per sè non è un valore. (8 gennaio 1988).
Una Repubblica ipocrita. La pacificazione nazionale sotterrerebbe definitivamente un mito ipocrita: quello di una Repubblica che nata dalla resistenza, pretende di continuare a campare sull’odio fra italiani. (9 febbraio 1992).
L’antifascismo non è la pietra fondante della Repubblica di tutti gli italiani. Abbiamo scelto il 25 aprile perchè è giunto il momento di confrontarsi con questa data di cui rimane qualche traccia solo in coloro che nel ’45 erano antifascisti in buona fede e che pertanto rispettiamo. Ma pretendo lo stesso rispetto anche per coloro che erano dall’altra parte, per chi è stato sconfitto dalle armi, non certo dalla storia. Non accettiamo più a distanza di quasi cinquant’anni, che dell’antifascismo si possa fare la pietra fondante della Repubblica di tutti gli italiani. Fino a quando le istituzioni non ricomporranno le ferite e non renderanno i giusti meriti, sarò autorizzato a dire che non vi è nel nostro Paese alcun tipo di partecipazione popolare per una data celebrata da chi ha fatto dell’antifascismo il proprio mestiere. (26 aprile 1992).
La “Via dell’Onore” e la “Resistenza”. Oggi in Italia la necessità di seminare ancora odio è di chi non può dire altro che “abbiamo fatto la resistenza”, e non di coloro che scelsero la via dell’onore risultando sconfitti soltanto con le armi. (12 ottobre 1993).
3) Intermezzo: una profetica avvertenza del 1989-G. Fini e il tempo dei Camaleonti. C’è da stare molto attenti affichè non arrivi il tempo dei camaleonti, cioè dei comunisti che cercano affannosamente di riciclarsi con nuove formule e sotto nuove forme e nuovi nomi. (30 dicembre 1989.)
4) Gianfranco Fini, presidente della Camera dei Deputati(2008).
Parlando ai giovani di AN, il 12 settembre 2008, Fini striglia i suoi, affermando: . Lo riferisce il Corriere della Sera nella sua edizione on-line del giorno seguente, che riporto con i rispettivi titoli:“I resistenti stavano dalla parte giusta, i repubblichini dalla parte sbagliata. E’ doveroso dire che, se non è in discussione la buonafede, non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di eguaglianza e libertèa e chi stava dalla parte sbagliata”.Il presidente dalla Casmera Gianfranco Fini approfitta della festa dei giovani di An di Roma per pendere posizione dopo le polemiche scatenate nei giorni scorsi dal ministro Ignazio La Russa e dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno su Salò e le leggi razziali.“La destra – rìafferma Fini – deve ribadire in ogni circostanza questi concetti, proprio per superare il passato, non per archiviarlo, ma per costruire una memoria che consenta al nostro popolo di andare avanti”.Democrazia e antifascismo“Chi è democratico, cioè si riconosce nei valori della libertà, dell’uguaglianza e della giuistizia sociale, è antifascista, ma non tutti gli antifascisti in Italia erano democratici”...“Sono convinto non da oggi – spiega Fini – che la destra italiana debba senza ambiguità e reticenze dire che si riconosce in alcuni valori certamente presenti nella costituzione: la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale. Valori che hanno guidato e ancora guidano il cammino della destra e che sono valori di ogni democrazia e che, a pieno titolo, sono antifascisti.La sequenza di questi testi, rappresenta la lunga marcia di Gianfranco Fini dal “Fascismo del Duemila” al suo “attuale antifascismo”. Se c’e una lezione morale in questa marcia e nella sua disinvolta conclusione (?) – e, a mio modesto avviso, c’è –la può trarre facilmente il lettore.

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