martedì 23 dicembre 2008

INTERCETTAZIONI: NO A LEGGE CHE LE VIETI

UN APPUNTO PER IL MINISTRO ALFANO.
Proprio mentre prendono corpo le varie inchieste sulla corruzione negli enti locali e nella pubblica amministrazione, che vedono coinvolti assessori, consiglieri, parlamentari e funzionari pubblici, ipotizzare di fare una legge che vieti le intercettazioni sarebbe fatto grave, che danneggerebbe la credibilità delle istituzioni e la sicurezza del cittadino.
Gran parte delle attuali inchieste, ad esempio quella sui furbetti del quartierino, che si arricchivano impoverendo i piccoli risparmiatori e quella sull’ospedale di Milano, che fabbricava malati per attingere risorse dal sistema sanitario nazionale, traggono origine proprio dalle intercettazioni telefoniche e quando in queste non si ravvisano estremi di reato, comunque evidenziano un comportamento immorale da parte di uomini pubblici, che non dovrebbero mai disgiungere il loro operato dai principi etici.
Cosa diversa è condannare con severità chi fa un uso improprio delle intercettazioni e chi diffonde quelle parti che non attengono a fatti sotto inchiesta e punire coloro che non mantengono il segreto istruttorio, diffondendo le intercettazioni per fare del male alle persone e per inquinare la vita democratica.Ad oggi, però non si ha notizia di inchieste andate a buon fine, né su chi diffonde ciò che dovrebbe rimanere coperto dal segreto istruttorio, né su chi rivela le notizie. Ovviamente, questa parte non può coinvolgere i giornalisti, i quali, invece, hanno il dovere di diffondere le notizie di cui entrano in possesso, anche perché con il mantenerle segrete, come è avvenuto in passato, si rischia che vengano utilizzate per ricatti o per ottenere favori.
Bisogna mobilitarsi con forza, per richiamare l’opinione pubblica affinché si impedisca alla Casta, quella trasversale a tutti gli schieramenti, di approfittare dell’uso improprio di alcune intercettazioni, le meno importanti ai fini delle inchieste, per approvare una legge che metterebbe il bavaglio alla giustizia e rappresenterebbe la garanzia che il ceto politico possa fare impunemente tutto e il contrario di tutto.

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