venerdì 12 dicembre 2008

Solidarietà a Alberto Rosselli, autore di destra, minacciato dagli estremisti


Ci sono persone che ogni combattono una battaglia per una Storia davvero libera. Perché? Perché amano profondamente la libertà. Ecco l´amico Alberto Rosselli (giornalista e scrittore genovese) è una di queste persone. Che è stato ripetutamente minacciato da estremisti turchi che "a qualunque ora del giorno e della notte lo chiamano a casa, sul cellulare e ovunque si trovi, minacciandolo di tagliare la gola a lui e a sua moglie.". Perché? Perché nel suo ultimo libro, "L'olocausto armeno" (Edizioni Solfanelli), ha raccontato "come nei primi anni del Novecento un milione e mezzo di cristiani armeni vennero massacrati dalle truppe islamiche turco-curde. Uomini, donne, vecchi e bambini: l'intera popolazione dell'Anatolia, colpevole soltanto di essere cristiana in una terra circondata da una maggioranza musulmana, venne barbaramente sterminata nei modi più efferati.". Questo volume vuole essere la testimonianza di come il piano di eliminazione di un intero popolo, non fosse soltanto il prodotto della politica attuata dal "sedicente partito progressista dei Giovani Turchi, ma traeva le sue profonde origini dalle antiche e mai del tutto sopite contrapposizioni tra la maggioranza musulmana turco-curda e la minoranza cristiana armena". "Nel biennio 1894-1896 le milizie ottomane, affiancate da quelle curde, rasero al suolo 2500 villaggi armeni sterminando circa 300mila persone tra uomini, donne, vecchi e bambini. Sempre nel 1896 il sultano Abdul Hamid ordinò quella che è passata alla storia come la strage di Urfa. Le milizie del sultano costrinsero circa 3mila armeni terrorizzati a rifugiarsi nella locale cattedrale, alla quale poi diedero fuoco, causando la morte di tutti i fedeli. Non contenti, rapirono anche 100mila donne e costrinsero un egual numero di cristiani a convertirsi all?Islam. Ma il genocidio vero e proprio - racconta Rosselli - fu progettato nel 1913 quando il comitato centrale dei Giovani Turchi pianificò il genocidio attraverso la messa a punto di un´efficiente struttura paramilitare, l´Organizzazione Speciale (OS), coordinata da due medici, Nazim e Shakir. In un intervento del 25 marzo 1915, il dottor Nazim, segretario esecutivo del comitato, disse: La Jemiet (Assemblea) ha deciso di salvare la madrepatria dalle ambizioni di questa razza maledetta (gli armeni) e di prendersi carico di cancellare questa macchia che oscura la storia ottomana. La Jemiet, incapace di dimenticare tutti i colpi e le vecchie amarezze, ha quindi deciso di annientare tutti gli armeni viventi in Turchia, senza lasciarne vivo nemmeno uno, e a questo riguardo è stata data al governo ampia libertà d´azione. Il primo eccidio avvenne il 24 aprile l915 quando 500 esponenti del Movimento Armeno vennero incarcerati e strangolati col fil di ferro. In un rapporto del 1917 l´ufficiale medico tedesco Hans Stoffels riferì di avere osservato a Mosul (Irak settentrionale) interi villaggi armeni con migliaia di corpi in decomposizione. I bambini - racconta - precedentemente violentati, sodomizzati e torturati nei modi più orrendi. Poi inventarono l´utile combustione: i prigionieri armeni venivano buttati vivi dentro le caldaie delle locomotive per fornire energia addizionale ai mezzi. L´ultimo sterminio, racconta sempre Rosselli, avvenne nel 1922 a Smirne, quando il nuovo regime repubblicano di Kemal Ataturk, che continuava a negare il massacro, fece uccidere circa 100mila civili greci e armeni". Rosselli, ci dice, inoltre, che "lo sterminio dei cristiani anatolici è già stato riconosciuto dal governo d´Israele nel 1994, dai Parlamenti russo, bulgaro e cipriota nel 1995, dal Vaticano e dal Parlamento Europeo nel 2000. Un´accurata e ampia ricostruzione delle vicende storiche che ha portato l´Europa a imporre "il riconoscimento del genocidio da parte di Ankara" quale condizione imprescindibile per l´integrazione turca nella UE".
"Il libro - racconta Rosselli - uscì nel 2007. Dopo alcuni mesi cominciai a ricevere a casa telefonate minacciose, sia nei mie riguardi, sia verso mia moglie. Voci sempre diverse ci dicevano che eravamo dei bastardi, che ci avrebbero ucciso e così via. E alle telefonate seguirono anche messaggi dello stesso tono via e-mail. A quel puntomi recai in Questura a denunciare il fatto, ma fu inutile. Pare, infatti, che le telefonate vengano dall´estero, così come le e-mail. In pratica, mi suggerirono di lasciar perdere e di non dare un peso eccessivo alla cosa. Il punto è che questi signori rivelano di conoscere perfettamente le mie mosse e quelle di mia moglie. Sanno persino che ho un cane e come si chiama. E questo può significare solo una cosa: da un anno mi controllano da vicino". La situazione che più ha spaventato Rosselli è avvenuta sabato 27 settembre, cioè il giorno in cui a Anguillara Sabazia, amena cittadina sul lago di Bracciano, in Lazio, stava ricevendo il Premio letterario internazionale Arché, proprio per il suo libro. L´anno prima aveva vinto lo stesso premio per il saggio «Sulla Turchia e l´Europa». Quel pomeriggio, mentre si trovava in un albergo della zona, una voce con accento straniero lo ha chiamato al telefono della stanza e ancora una volta lo ha minacciato di morte, coprendolo di insulti. Un´altra volta in cui ha ricevuto queste minacce è stato domenica 26 ottobre, sul suo cellulare, mentre stava recando a Palazzo Tursi per partecipare al dibattito organizzato dal senatore Enrico Musso (Pdl) sul progetto del sindaco Marta Vincenzi di costruire una moschea a Genova.
Ma perché, vi domanderete, questa vicenda non trova uno spazio adeguato sui media? Semplice. Perché Rosselli è di destra. Ovvero non fa parte di tutto quel carrozzone dell´intellghenzia radical - chic che, ultimamente, è distratta da un noto reality show e perciò finge di non vedere e di non sentire.
Ora, però, questa vicenda ha cominciato a fare il giro del mondo. Perché Il Giornale, nell´edizione genovese, se n´è occupato, con un articolo di Rino Di Stefano. "In questi giorni mi hanno chiamato la BBC di Londra, il quotidiano francese Le Figarò, la redazione nazionale di Sky, la Radio Vaticana e Il Foglio - dice Rosselli - Lunedì 8 dicembre, per esempio, l'Armenian Television, un'emittente di Stato, ha trasmesso un servizio sul mio caso, citando il vostro articolo. Tutto è cominciato dopo quella pubblicazione. Per circa una settimana quasi silenzio. Sono stato contattato soltanto da qualche amico e conoscente. Poi, improvvisamente, la notizia è stata ripresa da numerosi siti Internet, che hanno pubblicato per intero la recensione. È stata una catena. Proprio di queste ore è la notizia che la Federazione Europea degli Armeni, mercoledì 3 dicembre, ha presentato al Parlamento Europeo di Bruxelles un rapporto nel quale, citando quanto avete scritto voi, ha accostato il mio nome a quello del giornalista turco Dogan Ozguden e del professor Ronald Monsch, anche loro minacciati da estremisti turchi, per aver parlato pubblicamente del genocidio degli armeni. So per certo che, fino ad oggi, l'articolo è stato tradotto in inglese, turco e armeno. Ad esempio, c'è stata una pubblicazione integrale sul quotidiano on line L'Italo-Europeo, un giornale di cultura e approfondimento in italiano e inglese, diffuso in tutti i Paesi europei. Ma è arrivato anche Oltreatlantico. In Canada è stato pubblicato dal Corriere Italo-Canadese, mentre negli Stati Uniti è apparso in inglese su un giornale armeno. Insomma, questa storia ha avuto una diffusione che davvero non mi aspettavo".Secondo Rosselli, a fare da cassa di risonanza all'articolo del Giornale è stata soprattutto la Comunità Armena di Roma che, subito dopo aver saputo della pubblicazione, ha diffuso immediatamente il testo in tutti i suoi canali mediatici. Uno dei primi a riportare l'articolo è stato il sito Zatik dell'Associazione Amicizia Italo-Armena.Senza contare le varie pubblicazioni, quotidiane e periodiche, che in qualche modo hanno riportato la notizia un po' ovunque, come ha fatto appunto la britannica BBC. "Forse - spiega Rosselli - è stato l'effetto Saviano che ha innescato tutto questo interesse. Anche se, devo dire, il punto centrale è un problema di politica internazionale, quale l'ingresso della Turchia in Europa. L'Unione Europea ha posto ad Ankara, come condizione imprescindibile per l'integrazione della Turchia, il riconoscimento del genocidio da parte di Ankara. Riconoscimento che, detto per inciso, non è ancora avvenuto. Non più tardi di martedì 2 dicembre, l'eurodeputata olandese Ria Oomen-Ruijten, del Partito Popolare Europeo, ha presentato la versione provvisoria del suo rapporto 2008 sulla Turchia alla Commissione degli Affari Esteri del Parlamento Europeo. Ed è un fatto oggettivamente significativo che questa presentazione sia avvenuta tardivamente e davanti ad una sparuta platea di eurodeputati, conosciuti per il loro appoggio incondizionato alla Turchia, oltre a qualche giornalista dell'Anatolia. L'interesse, voglio dire, non è al massimo livello. E il non voler riconoscere l'olocausto armeno, non fa altro che peggiorare la posizione turca nei confronti dell'Europa".
Manifestiamo all'amico Alberto Rosselli, uomo e storico libero, tutta la nostra solidarietà. Non lasciamolo mai solo e non lasciamo soli tutti coloro che combattono la "buona battaglia" per la cultura non - conformista. Che è una battaglia di verità.
(Gino Salvi)

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