domenica 6 gennaio 2008
ACCA LARENTIA:30 ANNI DOPO di Francesco STORACE
Ad Acca Larentia dovrebbero andarci tutti senza scorta, evitando fastidiosi e imponenti servizi d’ordine. Come Franco, Francesco e Stefano. Invece vedo che il trentennale di un martirio rischia di trasformarsi in un happening strumentale. Senza alcuna riflessione sul sacrificio di tre ragazzi che con sacralità dobbiamo chiamare camerati, nel significato più profondo di questa parola di guerra e amore, di fede e di comunità. Io c’ero tra i ragazzi di Acca Larenzia come ha ricordato pensando di farmi torto un intellettuale di questi tempi grigi come Angelo Mellone, quando sul Giornale mi ha appellato come attivista del Tuscolano… Non gliene voglio perché non può sapere molto di quegli anni. Era difficile fare futuro mentre ti menavano, ti sprangavano, ti sparavano… C’ero prima e c’ero anche un anno dopo la strage, quando sette pallottole ad altezza d’uomo le mirarono verso di me. Non ci presero, per fortuna… Avrei titolo ad esserci anche domani, trent’anni dopo, ma ragiono su anni di contaminazione da potere che hanno riguardato un’intera generazione. Franco, Francesco e Stefano non sono caduti per un pezzo di potere, ma per valori e ideali calpestati con troppa facilità. Ci siano i militanti senza bandiere ma con l’orgoglio di crederci ancora. Ci sarà Teodoro Buontempo. Io probabilmente andrò a Napoli a ricordare il 7 gennaio con Luigi Ciavardini: entrò in quella sezione due giorni prima della strage
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