sabato 5 gennaio 2008

Le mie dimissioni da A.N.

On. Gianfranco Fini
Presidente Nazionale di A.N.
v. della Scrofa, 39
00193 ROMA
e p.c. On. Franco Maria Servello
Presidente
dell’Assemblea Nazionale di A.N.
ROMA
Dott. Marco Botta
Presidente Provinciale di A.N.
c.so Romita, 19
15100 Alessandria


Oggetto: Dimissioni

Con la presente rassegno le mie dimissioni da componente dell’Assemblea Nazionale e dalle altre cariche a livello locale che rivesto in Alleanza Nazionale, partito che ho contribuito anche io a fondare a Fiuggi, partito che ha perso negli ultimi anni quella spinta propulsiva che, al momento della fondazione, era presente in noi tutti e soprattutto nella società italiana che molto si attendeva da noi, forse troppo, ma alle cui esigenze non abbiamo saputo rispondere. Al momento della fondazione a Fiuggi era presente in molti di noi, almeno in me, la convinzione che il necessario aggiornamento di posizioni ideologiche, avrebbe consentito alla nuova formazione politica di attestarsi stabilmente su un consenso elettorale dal 15 al 20%.
I risultati eccezionali di Roma e Napoli (e di tante altre città nella tornata elettorale amministrativa immediatamente precedente a Fiuggi) avevano dimostrato che, in situazioni eccezionali, anche con i vecchi simboli, ma con la chiarezza delle idee e dei principi, il corpo elettorale era disposto a votarci in misura massiccia.
In una situazione stabilizzata, un partito rinnovato, ma saldamente ancorato a principi e a valori morali di destra, avrebbe dovuto raggiungere quel risultato: era questa la convinzione di molti di noi, che accettammo quel doloroso passaggio, in vista appunto del consolidamento di un successo di dimensioni tali da consentire ad A.N. di essere stabilmente un partito importante nel panorama politico italiano.
La società italiana si aspettava (e si aspetta ancora) da noi: dirittura e rigore morale innanzi tutto, e poi salda difesa dei principi politici tradizionali della destra italiana: la famiglia, l’identità nazionale, la tutela del lavoro in tutte le sue forme e delle fasce deboli della società.
Abbiamo saputo dare buona prova sotto questo profilo? Sul piano del rigore, in cosa l’atteggiamento di A.N. si è differenziato rispetto a quello dei nostri alleati o dei nostri avversari? Sono state occupate le stanze del potere, ma pur senza incidere molto sul piano politico (quanta destra abbiamo visto in TV, o nell’azione politica dei vari ministri (con qualche eccezione) o dei vari Assessori nei Comuni, nelle Province o nelle Regioni in cui abbiamo governato o nelle quali tuttora governiamo? Nelle città governate dal centrodestra, quale visione di “Città di Destra” si è affermata, al di là di qualche intitolazione di via o di piazza (ma ne ha fatte di più Veltroni a Roma, che i nostri assessori o Sindaci nel resto d’Italia)? E non si è affermata in A.N. invece una sorta di partito degli Assessori, risultato di quella scelta per un “partito leggero” che per molti anni sembrava dominante nel nostro ambiente? Quale concreta azione contro gli sprechi nella pubblica amministrazione hanno condotto i famelici amministratori del centrodestra, in concorrenza spietata tra loro e con le altrettanto fameliche schiere del centrosinistra?
Certo in questi anni anch’io ho condiviso tutte le scelte compiute dal partito: non sono esente da responsabilità e non mi autoassolvo, ma certamente, come tanti altri, condividevo la speranza - o l’illusione - che una parte del partito (nella quale mi riconoscevo e nella quale per antichi vincoli ho continuato a confidare fino a un anno fa, quasi ad occhi chiusi) potesse rappresentare una valida prospettiva di rinnovamento morale di impegno politico di partecipazione popolare e quindi un antidoto contro il partito delle auto blu e degli assessori.
Purtroppo dall’Assemblea Nazionale, in cui si discusse del referendum sulla procreazione assistita e nella quale, solo una decina di noi ebbe il coraggio di votare in modo difforme dalla maggioranza conformista che si schierò a favore di un documento rabberciato e incongruente, le cose sono peggiorate. Dopo la sconfitta elettorale del centrodestra alle ultime elezioni politiche, quali verifiche il partito ha fatto sui risultati della coalizione e soprattutto su quelli del partito? Si è discusso, e dove? e con quali risultati? ad esempio, di certe percentuali minime o di molto inferiori a quelli di precedenti elezioni in molte regioni d’Italia? Quali analisi sono state compiute? Ci si è mai chiesto quale è lo stato di salute di un partito che da sette anni in palese violazione delle norme statutarie non svolge il suo congresso nazionale? Di un partito, formalmente governato da una serie di organi previsti dallo statuto, ma che di fatto è governato a livello centrale da una persona sola ed “appaltato” in sede locale a questo o a quel “ras” di riferimento. La ripetuta richiesta di indizione del Congresso Nazionale, respinta e accantonata dalla “furbata” dell’indizione dei congressi locali, non mi può consentire di rimanere in una organizzazione che ha smarrito non solo le ragioni ideali del suo esistere come organismo politico, ma anche i modi di una possibile convivenza.
Un partito non è una società per azioni, nella quale, in caso di mancato rispetto dei diritti degli azionisti di minoranza si ricorre in Tribunale (lo facciano quelli che continuano a blaterare che l’opposizione si fa all’interno: chiedano al tribunale di Roma con un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 700 di ordinare al Presidente Fini di indire il Congresso Nazionale di A.N.): siamo in democrazia, per fortuna (e dico “per fortuna” non per averlo imparato a Fiuggi, ma per averla praticata la democrazia in oltre 30 anni di militanza nel glorioso MSI, nel quale c’era vera democrazia, perché si discuteva, si litigava, ma si facevano i congressi) e pertanto dico, con rammarico, ma con un senso di liberazione: “me ne vado”, e me ne vado a costruir LA DESTRA, con il senatore Storace.
Cordiali saluti.
Alessandria 20 Luglio 2007
Aldo Rovito

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