giovedì 24 gennaio 2008

LE RADICI PROFONDE NON GELANO MAI di Pietro Biscaldi*


Il 10 gennaio 2008 a Bruxelles è stata firmata pubblicamente la Carta Islamica con la partecipazione di 400 gruppi, in rappresentanza ufficiale di oltre venti Paesi tra i quali Russia e Turchia. Fra loro hanno firmato anche 130 moschee italiane aderenti all’Ucoii. La carta Musulmana recita: “ I musulmani sono chiamati a integrarsi positivamente nelle loro rispettive società, sulla base di un armonioso equilibrio tra la preservazione della loro identità islamica e i doveri di cittadinanza”. Però, lo stesso documento composto di 6 pagine, nel paragrafo 10 riporta la vera dottrina dei Fratelli Musulmani: “jihad nella sua accezione di guerra - come uno dei mezzi a disposizione di ogni stato sovrano quando ha la necessità di difendersi contro l’aggressione”.
La portavoce de La Destra Daniela Santanchè ha comentato: “ è pericoloso il riferimento al jihad perché si accetta l’esistenza di un’interpretazione violenta di questa parola.” All’Europa, con altre parole è riservata una posizione sempre meno culturale e cristiana e sempre di più pronta ad adattarsi alle richieste e le norme del Medio Oriente.
Quasi contemporaneamente alla ufficializzazione della Carta Islamica la rivista dei Fratelli Musulmani tedeschi “Al Islam” dichiara un chiaro rifiuto di integrarsi sostenendo che: “A lungo termine, i musulmani non potranno ritenersi soddisfati dall’accettazione del diritto familiare, patrimoniale e processuale. I musulmani dovrebbero mirare a un accordo tra loro e lo stato tedesco col fine di una giurisdizione separata per i musulmani”. In questo testo troviamo chiaramente esposto l’invito alla poligamia, all’introduzione obbligatoria anche per gli occidentali di usi e costumi islamici. L’imposizione è di integrare noi – europei, a casa nostra con le usanze estranei alla nostra esistenza, fede, sistema politico e cultura. L’intimazione è di farci tornare indietro nei secoli bui delle società sottosviluppate socialmente.
Nei paesi europei l’introduzione di una giurisdizione separata equivale a sottoporsi volontariamente alla schiavitù dettata dagli imam e buttare nella spazzatura la democrazia. Questo testo è un oltraggio al diritto costituzionale culturale e intellettuale del nostro continente, un insulto nei confronti della nostra lunga storia di crescita filosofica e spirituale, una cancellazione di tutti i secoli di lotta e travaglio verso una formazione sociale più equa e giusta, più adatta ad ogni singolo essere umano.

DIFFENDIAMO CON ORGOGLIO LE ORIGINI CRISTIANE DELLA NOSTRA CIVILTA’ – IL PATRIMONIO SPIRITUALE DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

Noi, europei, davanti all’immigrazione massiccia e incontrollata, davanti alle chiare minacce di islamizzazione da parte dei fondamentalisti e all’instaurazione di un “Califfato islamico, seguendo il camino del profeta” (come sostiene la stessa rivista), siamo chiamati dalla realtà in difesa della nostra identità culturale e cristiana. La Comunità Europea nella quale viviamo si ispira dell'autentico bene comune – le nostri radici cristiane. Dobbiamo con tutte le nostre forze tutelare e difendere questi valori che formano la ricchezza e la profondità dell'umanesimo europeo – un autentico patrimonio il quale ha assicurato e continua ad assicurare all'Europa e al mondo una straordinaria validità e originalità nella storia della civiltà. I valori ispirati dal cristianesimo rappresentano l'apporto intellettuale, spirituale e umano all'identità europea nel corso dei secoli e appartengono al tesoro culturale proprio di questo Continente. Questi valori riguardano la dignità della persona, il carattere sacro della vita umana, il ruolo centrale della famiglia fondata sul matrimonio, l'importanza dell'istruzione, la libertà di pensiero, di parola e di professione delle proprie convinzioni e della propria religione; la tutela legale degli individui e dei gruppi, la collaborazione di tutti per il bene comune, il lavoro considerato come bene personale e sociale.
Da sempre anche l’arte testimonia la radice cristiana della civiltà europea: e a ragione, Marc Shagall, illustre pittore francese do origine russa affermava che: “i pittori hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato della speranza che sono le Sacre Scritture”, un alfabeto senza il quale è impossibile decifrare l’iconografia dell’arte continentale. Il cristianesimo è il monolitico linguaggio della storia e della civiltà europea. “L’Europa, sosteneva Goethe, è nata in pellegrinaggio e la sua lingua materna è il cristianesimo”. Secondo la celebre riflessione di Benedetto Croce anche il non credente che si confronti con una cultura così profondamente influenzata dal cristianesimo, non può non dirsi cristiano.

IL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

Alla pressione degli usurpatori islamici il popolo civile dell’Europa non può cedere. Ogni popolazione europea, proprio perché democratica, apre le porte non agli sopraffattori ma agli stranieri pronti ad accettare i valori dell’integrazione sociale e culturale - al lavoratore, all’onesto, al rispettoso.
Contrapponiamo alle minacce velate di “jihad” e di “dominazone islamica” il Messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Convegno di Roma, 20-23 giugno 2002:
“In particolare, sarà necessario riconoscere e salvaguardare in ogni situazione la dignità della persona umana e il diritto di libertà religiosa inteso nella sua triplice dimensione: individuale, collettiva e istituzionale.
Molteplici sono le radici culturali che hanno contribuito all'affermazione dei valori europei: dallo spirito della Grecia a quello della romanità; dagli apporti dei popoli latini, celtici, germanici, slavi e ugro-finnici, a quelli della cultura ebraica e del mondo islamico. Questi diversi fattori hanno trovato nella tradizione giudeo-cristiana una forza capace di armonizzarli, consolidarli e promuoverli. Riconoscendo questo dato storico, nel processo in atto verso un nuovo ordinamento istituzionale l'Europa non potrà ignorare la sua eredità cristiana, dal momento che gran parte di quello che essa ha prodotto in campo giuridico, artistico, letterario e filosofico è stato influenzato dal messaggio evangelico”.
Senza cedere ad alcuna tentazione nostalgica, e neppure accontentandosi di una meccanica duplicazione dei modelli del passato, ma aprendosi alle nuove sfide emergenti, occorrerà perciò ispirarsi, con fedeltà creativa, a quelle radici cristiane che hanno segnato la storia europea. Lo esige la memoria storica, ma anche, e soprattutto, la missione dell'Europa, chiamata, ancora oggi, ad essere maestra di vero progresso, a promuovere una globalizzazione nella solidarietà e senza marginalizzazioni, a concorrere all'edificazione di una pace giusta e duratura al suo interno e nel mondo intero, ad intrecciare tradizioni culturali diverse per dar vita a un umanesimo in cui il rispetto dei diritti, la solidarietà, la creatività permettano ad ogni uomo di realizzare le sue più nobili aspirazioni”.
In caso contrario - a farne tragicamente le spese - come ha dimostrato la stessa storia europea - sarebbe, in primo luogo, l'intera convivenza civile nel Continente.
Quest’anno – il 2008 e l’anno europeo del dialogo interculturale.
Le radici cristiane – Dio, Patria e Famiglia sono i beni più preziosi che un essere umano possa amare e servire. Non dimentichiamo la tragica lezione del totalitarismi del ‘900 che negando Dio, negavano la dignità dell’uomo e gettavano le basi per il suo annientamento. Gridiamo il nostro “Sursum corda” contro i kamikaze che disprezzano e distruggono la vita. Resterà comunque per sempre, sui cieli della nostra civiltà il messaggio del Crocifisso: l’amore vince i demoni dell’uomo, nell’amore tutti gli uomini sono uguali.
È, infatti, urgente e necessario mostrare - con la forza di argomentazioni convincenti e di esempi trainanti, con leggi chiare e giuste – che aprendo il nostro paese Italia verso una nuova realtà – la multiculturalità dell’Europa, la multiculturalità di tutti i paesi del mondo, che anche la politica democratica e laica italiana si ispira dei valori che l'hanno modellata lungo tutta la sua storia. Essere fedeli alle radici e alla tradizione cristiana è favorevole per tutti, a qualsiasi tradizione filosofica o spirituale appartengano, e costituisce il solido fondamento per una convivenza più umana e più pacifica, perché rispettosa di tutti e di ciascuno. Sulla base dei più profondi valori umani condivisi sarà possibile raggiungere quelle forme di consenso democratico necessarie per delineare, anche a livello istituzionale, il progetto di un Italia che sia davvero la casa di tutti.
Salvaguardiamo e difendiamo la nostra cristianità, la nostra spiritualità, la nostra cultura e la nostra identità umana!
*Portavoce di Vercelli

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