giovedì 31 gennaio 2008

LA DESTRA PER IL RILANCIO di ALESSANDRIA

LA DESTRA PER IL RILANCIO DELLA CITTA’
LA SEDE DELL’ASL UNICA DEVE ESSERE AD ALESSANDRIA



Il direttivo cittadino de LA DESTRA riunitosi il 30 gennaio in Alessandria ha esaminato svariati problemi cittadini. Nella discussione è emerso come la nuova Amministrazione Comunale, ha già operato positivamente sulla viabilità cittadina. Il Sindaco Fabbio e l’Assessore Lai hanno mantenuto le promesse del programma elettorale e di ciò va dato atto. Anche la vicenda delle Farmacie Comunali vede avviata a soluzione il problema del rapporto pubblico-privato con una equilibrata soluzione in grado di contemperare il principio di una ancora possibile funzione sociale del Comune in questo settore, con la necessità di liberalizzazione dei settori economici non strategici.
Soprattutto è stato valutato positivamente l’impegno dell’Amministrazione Fabbio per il rilancio della Città, che vedrà prossimamente muovere i primi passi per la costituzione della Società mista pubblica e privata per lo sviluppo della Città.
Naturalmente i problemi sono tanti e lo sforzo richiesto è enorme, ma anche con l’appoggio e con il contributo di idee e proposte de LA DESTRA, siamo convinti che per la città di Alessandria è iniziato un nuovo cammino.
Tra i problemi da affrontare nell’immediato, quello di una proposta forte per la Cittadella, proposta che coinvolgendo Enti Pubblici locali, ma soprattutto Nazionali ed Internazionali, dall’UNESCO alla Regione Piemonte alla Comunità Europea al Ministero dei beni Culturali, alla Regione Piemonte, alle Fondazioni Bancarie, costituisca il fulcro per il rilancio culturale e turistico della Città e dell’intera Provincia.
L’altro problema, di cui è stata ribadita nel corso dell’Assemblea, la necessità di una soluzione positiva, è quello della sede dell’ASL unica Provinciale, che deve rimanere ad Alessandria. Il ruolo di Alessandria capoluogo dovrà essere difeso a tutti i costi ed anche la battaglia per la sede dell’ASL deve vedere uniti tutti gli Alessandrini, ma soprattutto le forze politiche tutte del centro destra, senza cedimenti e senza tentazioni di mediazione.
La battaglia per conquistare la Provincia nel 2009 e poi la Regione passa anche di qui.

domenica 27 gennaio 2008

"Fini sponsor di Berlusconi? Bene, ma non faccia lo smemorato di Collegno per convenienza" di Stefano Schiavi

Ore 16.20, le agenzie di stampa battono una dichiarazione di Gianfranco Fini, leader di Alleanza Nazionale, ''Berlusconi è il candidato premier del centrodestra perché non sono cambiate le condizioni rispetto a due anni fa, visto che la legge elettorale è la stessa''. Bene, anzi benissimo. Non è il tempo delle polemiche perché martedì si saprà se l’Italia sarà chiamata alle urne oppure se dovrà “cibarsi” un governo istituzionale o di transizione che porti ad una nuova legge elettorale.Ma in politica, che in fondo è l’arte di dire tutto ed il contrario di tutto, certe volte è il caso di mettere i puntini sulle i, soprattutto quando un leader come Fini, che non ha certo da insegnare nulla a nessuno, si permette il lusso di fare affermazioni non certo “rispettose” verso chi comunque potrebbe essere suo alleato alle prossime consultazioni politiche nazionali.No, Fini non se lo può proprio permettere. Perché nell’epoca di internet e delle agenzie di stampa che conservano i propri database le parole restano scritte. “Verba volant scripta manent” dicevano i latini, che molto da insegnare invece ce l’hanno.Così, mentre ci si rivolge a La Destra trattandola alla stregua di un misero partitino dallo 0, sentendosi il grande deus ex machina della politica italiana,saremo noi ad aiutare Fini a rammentare alcune della sue dichiarazioni che, evidentemente, ha dimenticato। Dichiarazioni non certo edificanti e rivolte a Silvio Berlusconi. Già, lo stesso che poche ore fa Fini ha “incoronato” unico leader del centro destra.Non si tratta di polemica spicciola, si tratta semplicemente di ricordare a chi non è coerente con se stesso né con i suoi elettori quanto si dice. Capiamo che la coerenza non è mai stata il forte di Fini ma, dal momento che comunque presto o tardi si andrà al voto, sarebbe meglio non stuzzicare gli alleati. Soprattutto se lo conoscono molto, ma molto bene. E soprattutto alleati che hanno sempre affermato che l’unico leader del centrodestra è Silvio Berlusconi. E non certo per compiacenza ma perché è un dato di fatto incontrovertibile.(Continua su:http://www.ladestranews.it )

Storace: "Noi, la sentinella della coalizione. Con An rapporti di buon vicinato"

Roma - «La Destra non era presente alle ultime elezioni. Questa volta ci saremo e daremo un contributo di grande entusiasmo e soprattutto di lealtà al presidente Silvio Berlusconi». Il senatore Francesco Storace, segretario nazionale della Destra, è pronto a mettersi al lavoro con tutti gli alleati.
Pensate già al programma?«Certo: dobbiamo sottoscriverlo tutti insieme. Noi faremo da garanzia, saremo la sentinella della coalizione».
In che senso?«Più voti prenderemo noi meno ci sarà spazio per manovre di Palazzo. La nostra lealtà a Berlusconi e al programma sarà assoluta».
Quali saranno le vostre proposte agli alleati?«Ci vogliono idee nuove. Un punto spinoso è quello delle liberalizzazioni delle municipalizzate. Occorrerà molta attenzione al bene pubblico. In particolare penso all’acqua. Troppe privatizzazioni sono state pagate a caro prezzo dai cittadini. Il nostro impegno si misurerà anche con la questione cruciale della sicurezza. Occorrono soluzioni innovative e idee concrete. So che Berlusconi pensa a un programma che mette insieme già i disegni di legge da approvare».
In questi due anni il centrodestra ha vissuto al proprio interno lacerazioni e conflitti. Il vostro distacco da Alleanza nazionale per esempio e le divergenze con l’Udc di Casini. Ora è tutto superato?«La formula della responsabilità nazionale vale anche per la coalizione di centrodestra. Dato che noi non vogliamo più la sinistra ci accorderemo sul programma e andremo avanti insieme».
E i rapporti con An e Fini?«Sento spesso Fini: abbiamo rapporti di buon vicinato».
Un’eventuale alleanza con l’Udeur?«Preferiremmo evitare il problema. Ci bastava già Casini. Noi ci proponiamo come alternativa al governo precedente che ha selvaggiamente tassato gli italiani e tolto sicurezza ai cittadini. Come farà Mastella visto che di quel governo ha fatto parte? Comunque per noi va bene anche Mastella, purché venga messo in condizioni di non nuocere».


sabato 26 gennaio 2008

CUFFARO SI DIMETTE: Il commento di Nello Musumeci

Palermo - Il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro ha annunciato le sue "dimissioni irrevocabili" nell'aula dell'Assemblea regionale riunita in seduta straordinaria. "Le odierne dimissioni non sono frutto di alcun automatismo. Esse costituiscono, invece, una scelta personale, assunta per ragioni umane e politiche". Lo ha detto lo stesso Cuffaro spiegando i motivi che lo hanno indotto a dimettersi dalla carica.
"Insieme a tantissime manifestazioni di affetto e sostegno politico ho visto diffondersi in questi giorni una crescente ostilita' verso la mia persona. E siccome il popolo piu' che i salotti o le manovre di palazzo e' stato l'elemento centrale della mia esperienza politica anche in questa circostanza non voglio sottrarmi a un confronto leale con esso".
Lo ha detto il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro che nell'annunciare le sue dimissioni di avere cercato sempre di far prevalere le ragioni dell'unita' e del bene comune, ma "sarebbe risultato percio' insopportabile alla mia coscienza l'idea di potere costituire con la scelta di rimanere in carica un fattore di divisione e contrapposizione sociale". Cuffaro ha spiegato di avere voluto attendere l'approvazione del bilancio e della Finanziaria "per senso di responsabilita'. Non potevo lasciare poi che ogni mia decisione fosse assunta senza conoscere la volonta' dell'Assemblea. Le odierne dimissioni non sono dunque frutto di alcun automatismo, ma una scelta personale assunte per ragioni umane e politiche".
Dimissioni dunque: "Lo faccio per non tradire l'ideale a cui sono stato educato. Fino a quando non ci sara' una sentenza definitiva ci sara' una verita' processuale e una verita' sostanziale. Con la mia decisione rispettero' la prima ma con determinazione mi battero' in tutte le sedi per l'affermazione della verita' sostanziale a difesa della verita' pubblica e privata".

“Avevo detto a Silvio Berlusconi, nell’incontro avuto prima delle elezioni nazionali e regionali del 2006, che la ricandidatura di Totò Cuffaro avrebbe comportato la paralisi dell’attività di governo in Sicilia”. Lo dichiara l’eurodeputato Nello Musumeci responsabile nazionale Enti Locali de La Destra e già candidato alla presidenza della Regione con il movimento Alleanza siciliana.“Avevo chiesto – ricorda l’esponente del Movimento guidato da Francesco Storace - agli amici del centrodestra di affidare alle Primarie il compito di scegliere il miglior candidato. Nell’ultimo dibattito tra me, Cuffaro e Rita Borsellino, avevo rivendicato che la Destra mai avrebbe potuto sostenere la candidatura di un uomo politico imputato per favoreggiamento a mafiosi.
Oggi, nel riconoscere al presidente della Regione la tardiva forza di una scelta giusta, prendo atto con amarezza che unici nella Cdl e con sacrifici immani avevamo previsto tutto questo. Nell’augurare al presidente Cuffaro un felice esito della sua vicenda giudiziaria, per tutto il centrodestra oggi – conclude Musumeci - è il tempo della politica e presto dovremo assumere iniziative importanti e coraggiose”.

Pagliarini:ecco perchè preferisco La Destra. Intervista di Alessandro da Rold

Il quotidiano on-line L’Opinione.it aveva con un articolato quanto malevolo articolo di Gilberto Oneto criticato l’adesione dell’ex ministro Pagliarini a La Destra. Ed ecco la risposta di Giancarlo Pagliarini ai punti evidenziati da Gilberto Oneto…Predicare è un termine che si addice poco a un politico?Oneto mi accusa di ‘predicare’ il Federalismo e che la predicazione ha poco a che fare con la politica. Sia ben chiaro: lo so, è vero, e Oneto ha ragione. Aggiungo che la stessa cosa me la diceva spesso anche Bossi. Ho sempre ragionato poco come “politico”: non ne sono capace, non ci riesco proprio… e di questo sono orgoglioso.Non è un ossimoro mettersi con chi di federalismo non ha proprio mai parlato?Io ho costituito un’associazione che si è federata con La Destra condividendo un documento che affronta e promuove la Riforma Federale. Questo documento è parte integrante del nostro statuto. Ne abbiamo parlato a lungo ed è stato accettato. Se un giorno saranno contrari mi cacceranno.Però anche Gianfranco Miglio aveva definito un errore la frase “Pur di avere il federalismo si va anche con il diavolo”…E’ vero: Miglio lo ha detto e Oneto fa bene a ricordarlo. Ma quello che a me interessa è far conoscere il federalismo a più persone possibile. Ho parlato anche con i responsabili milanesi del Partito Democratico. Ho chiesto di discutere nelle loro sedi della riforma federale. Fin’ora non mi hanno invitato. Spero che lo facciano perché, come ha scritto Popper, “a me importa più di imparare che di avere ragione”.Questa Destra non è troppo statalista e per questo, forse, un po’ troppo comunista?Qui a Milano de La Destra fin’ora ho parlato soprattutto con Carla De Albertis (ex assessore alla Salute, ndr) e posso assicurare che non è né statalista né comunista.Ma esportare il Federalismo in meridione non è un po’ come vendere la sabbia nel deserto?Calma: questo vale per il meridione ma purtroppo vale anche per il Nord. Magari non ci riuscirò, ma sono convinto che sia giusto provarci.

I "pupari" e la riforma della Banca d'Italia

Alcune recenti riforme di economia politica e monetaria, passate abbastanza sotto silenzio o sotto equivoco, indicano chiaramente che si sta costituendo uno stato di polizia e sorveglianza bancaria, a libertà e privacy sostanzialmente limitate, in cui la finanza privata straniera, presente direttamente nel governo e in Banca d’Italia, assume la direzione e la proprietà delle risorse del Paese dietro la facciata delle istituzioni, e procede a una ristrutturazione della società e dell’economia, colpendo le categorie più scomode e critiche e gestendo opportunamente l’informazione।
Gli attacchi, da parte delle istituzioni, alle libertà civili e ai diritti politici dei cittadini vengono portati avanti in vari altri paesi occidentali, ma in ciascun paese con pretesti diversi: in Italia viene giustificato col pretesto del debito pubblico e dell’evasione fiscale; e negli USA con quello del terrorismo e della guerra preventiva
Prendete la riforma dell’art. 3 dello Statuto della Banca d’Italia, fatta con un decreto a firma Napolitano del 16 Dicembre 2006. Con questo decreto, si è accolta la richiesta dei banchieri privati – avanzata già il 31 Maggio 2006 dal Governatore Draghi – di legalizzare una situazione illegale che si perpetuava da decenni, ossia la proprietà privata della Banca d’Italia, una banca che si prende decine di euromiliardi l’anno dallo Stato in cambio del servizio tipografico di stampa delle banconote, il cosiddetto signoraggio monetario. Miliardi che vanno ai soci privati della Banca d’Italia, anche se le norme contabili applicate (I.A.S.) non consentano di esporli in bilancio. Miliardi di Euro che si potrebbero risparmiare, così da ridurre drasticamente le tasse e risolvere il nodo delle pensioni.
La precedente versione dell’art. 3 stabiliva che la proprietà della Banca d’Italia dovesse essere maggioritariamente pubblica, e che le cessioni di quote potessero avvenire solo in favore di soggetti pubblici. Invece, nel 1992, con la privatizzazione delle tre banche Stato dell’Iri (cioè del Tesoro), Prodi – assistito dalla banca d’affari Goldman Sachs – aveva trasferito alla mano privata le quote che queste tre banche (BNL, CREDIT e Banca Commerciale) possedevano in Banca d’Italia. Prodi aveva così portato la partecipazione privata in Banca d’Italia al 95% circa. Per effetto di successive cessioni e accorpamenti, il capitale privato francese aveva conquistato il controllo di una buona fetta di questa quota privata.
La situazione si faceva quindi insostenibile, per la troppo palese violazione della legge nell’interesse dei privati. Perciò bisognava cambiare la legge, ossia l’art. 3 dello Statuto. Draghi, ex vicepresidente della banca Goldman Sachs, lo reclamava. Prodi, autore della privatizzazione delle banche ex Iri, era ben felice di continuare la sua mission e sanare il suo stesso operato. Padoa Schioppa, ex vicedirettore della BCE, che mai poteva avere in contrario? E Napolitano, il quale avrebbe dovuto difendere, anche a costo della vita, i principi fondamentali della Costituzione e tra essi la sovranità popolare sull’economia e sulla moneta? Ha firmato, in silenzio. Del resto, non aveva un gran curriculum come difensore delle libertà: per dirne due, militava nel PCI quando questo era subordinato al PCUS di Stalin e, nel 1956, attaccò chi protestava contro la sanguinosa invasione sovietica dell’Ungheria. E i comunisti di governo? Zitti zitti. Comunisti solo per raccogliere i voti di chi li crede comunisti.
Le tessere del mosaico
Questa riforma è solo una delle tessere del mosaico che i poteri forti vanno componendo, in un disegno che già descrivevamo anni fa (Le Chiavi del Potere, ed. Koiné), e che precisavamo ultimamente (Euroschiavi, ed. Arianna): privatizzazione ed esterizzazione dei centri di potere e dei mercati nazionali – centri economici, finanziari, monopolistici, informatici. Per arrivare a governare e riformare l’Italia dal di fuori dei suoi confini e senza gli intralci della forme democratiche. L’Italia, come si fa con le grandi aziende in crisi e incapaci di risanarsi, viene smembrata e svenduta alla concorrenza, pezzo dopo pezzo, sotto i nostri occhi. Molte forze politiche italiane sono sostenute e sponsorizzate per realizzare questa strategia.
Strategia che è assistita dal potenziamento per legge della dipendenza di cittadini e imprese dalle banche, nonché della capacità delle banche di “tracciare” (leggi: spiare e schedare) tutti i movimenti di denaro: come alcune delle cosidette “liberalizzazioni” di Bersani, che obbligano a passare per la banca e i suoi balzelli per ogni pagamento, e la recente istituzione del SAF, o Servizio di Analisi Finanziarie – una funzione pubblica affidata, ossia donata, alle banche private come già erano state donate la Centrale Rischi Interbancaria e la Centrale di Allarme Interbancaria (quelle su cui le banche ti segnalano come inaffidabile, bloccandoti commercialmente, quando non si fidano di te o ti permetti di contestare le loro pretese).
- Coronata da una presa più forte del governo sulle istituzioni di sicurezza mediante la simultanea sostituzione del capo dei Servizi Segreti, del capo della Guardia di Finanza e del capo della Polizia di Stato (un regime che teme di soccombere perché non riesce a gestire i problemi strutturali tende a proteggersi mettendo le mani sulle forze dell’ordine).
- Sostenuta dal salvataggio finanziario dei partiti politici oberati di debiti da parte di soccorrevoli banchieri amici.
- Cementata da nuovi e più stretti bavagli per giornalisti e magistrati.
- Rassicurata dalla persecuzione fiscale (studi di settore inaspriti) delle categorie sociali elettoralmente resistenti, che spinge molti lavoratori indipendenti a chiudere o emigrare.
- Canonizzata con una riforma della “giustizia” che sottopone i singoli magistrati al potere del Consiglio Superiore della Magistratura, ossia del sindacato dei magistrati (sarà un caso, che magistrati e banchieri hanno in comune il privilegio di autogovernarsi, attraverso il CSM e la Banca d’Italia rispettivamente?)
- Perfezionata dalla monopolizzazione dei servizi pubblici essenziali nelle mani di società private, notoriamente greppie del sottogoverno; e dalla facoltà, per le società pure private che hanno ricevuto in gestione l’esazione dei tributi, di prelevare i soldi direttamente dal conto corrente del cittadino senza passare per il vaglio e l’autorità di un giudice terzo.
Questo, solo per citare alcune delle tessere del mosaico del più grande e sistematico attacco da parte delle istituzioni contro le libertà civili e i diritti politici dei cittadini che si sia mai visto in Italia dal Fascismo in poi.
Per inciso, analoghi attacchi sono portati avanti in vari paesi occidentali, parallelamente; ma in ciascun paese con pretesti diversi (adatti ciascuno alla mentalità dei vari paesi): in Italia viene giustificato col pretesto (perché sia un pretesto, lo spieghiamo in Euroschiavi) del debito pubblico e dell’evasione fiscale; e negli USA con quello del terrorismo e della guerra preventiva.
La riforma dello Statuto della Banca d’Italia è solo una delle tessere del mosaico che i poteri forti vanno componendo: privatizzazione ed esterizzazione dei centri di potere e dei mercati nazionali – centri economici, finanziari, monopolistici, informatici. Per arrivare a governare e riformare l’Italia dal di fuori dei suoi confini e senza gli intralci della forme democratiche
Si sperava in un risveglio, a difesa dei diritti costituzionali, da parte di categorie imprenditoriali e di gruppi politici dell’area della CDL. In effetti, Berlusconi, alla fine della precedente legislatura, aveva impostato una graduale nazionalizzazione della Banca d’Italia. Nazionalizzazione che avrebbe consentito di recuperare decine di miliardi l’anno che oggi doniamo agli azionisti di Banca d’Italia per la stampa delle banconote e per interessi sul debito pubblico, nazionalizzazione che avrebbe permesso di tagliare le tasse. Nazionalizzazione prontamente bloccata dal Governo Prodi.
Quelle speranze sono state vanificate. In questi stessi giorni, gli artisti del mosaico stanno segnando successi decisivi: il 12 giugno 2007 la Camera respinge l’ordine del giorno dell’on. Buontempo volto a sensibilizzare i rappresentanti del popolo circa la piaga anticostituzionale del signoraggio privato. Poi si diffonde una notizia di ancor maggiore peso politico: la Goldman Sachs ha arruolato Gianni Letta, l’abile e inesauribile collaboratore fidato di Silvio Berlusconi. Pare quindi che anche il Cavaliere sia passato alla Goldman Sachs, sia entrato nel mosaico. È possibile che tale conversione sia stata un passaggio necessario per accreditarsi a rimpiazzare a breve Romano Prodi. Parigi val bene una messa. O no?
Sta di fatto che, immediatamente, i proprietari di qualche network vicino alla CDL, che aveva dato spazi alla informazione economica alternativa, alla diffusione della conoscenza del signoraggio e sull’espandersi del dominio di Goldman Sachs sull’Italia, hanno pensato bene di chiudere questi spazi. Intanto, dai vertici di Confapi (la confederazione dei piccoli imprenditori) pare sia stato diramato l’ordine di non parlare più di questi temi monetari e bancari nei convegni dei suoi associati, come nel Veneto e in Lombardia la base e i giovani avevano iniziato a fare.
Nessuna forza significativa sembra oramai rimasta ad opporsi alla colonizzazione bancaria del Paese. Il cerchio si chiude. Oggi, per i malcapitati cittadini italiani. Domani, probabilmente, per i pupi “usati”. Persino per i più svegli tra loro – quelli che, sapendo che cosa fa la differenza tra un pupo e un puparo, sognavano di salvarsi dalla rottamazione diventando banchieri.

(Articolo scritto dall'Avvocato Marco Della Luna autore di "Euroschiavi" da Infoletter di Palmira Russo).

giovedì 24 gennaio 2008

A RAPPORTO DA STORACE I QUADRI PIEMONTESI DE LA DESTRA

La mattina del 24 Gennaio i portavoce provinciali del Piemonte, guidati dal coordinatore regionale On. Roberto Salerno, hanno partecipato a Roma, nella sede Nazionale del Partito, ad un rapporto politico organizzativo in vista delle importanti scadenze politiche ed organizzative che incombono. Per la Provincia di Alessandria erano presenti il Portavoce Provinciale avv. Aldo Rovito ed il Vice Comm. Mauro Tasso.
“il Partito è nato da appena sei mesi, ma occorre estendere e rafforzare l’organizzazione nei vari territori, ha detto il Senatore Storace, incitando tutti a continuare nell’azione fin qui compiuta; “occorre raddoppiare il numero degli iscritti 2007 entro il 30 Marzo e triplicarlo entro la fine dell’anno”. Il Sen. Morselli ha impartito disposizioni per il tesseramento, nonché per la partecipazione alla Conferenza Programmatica del 10 Febbraio prossimo a Trieste, importante appuntamento politico organizzativo, nella città culla dell’Irredentismo Italiano e Città simbolo dell’identità nazionale.
Tutti i partecipanti alla riunione, dopo aver nei dettagli, illustrato la situazione organizzativa nelle rispettive province, si sono detti fiduciosi di poter raggiungere gli obiettivi fissati, hanno ribadito l’impegno di presentare liste e candidati de LA DESTRA alle elezioni amministrative di questa Primavera (in provincia di Alessandria: Fubine, Molino de Torti, Malvicino e Francavilla Bisio), e di stare già lavorando, per preparare programmi, liste e candidature per le Provinciali e comunali del 2009 (che nella nostra Provincia, oltre l’Amministrazione Provinciale riguardano moltissimi Comuni, tra cui Casale, Tortona, Novi, Ovada, Valenza). ‘E stata una riunione di lavoro molto importante ed utile, un rapporto diretto tra i vertici del Partito e i quadri periferici, che dovrà proseguire nel tempo, per creare quel partito nuovo che tutti vogliamo ed auspichiamo.

LE RADICI PROFONDE NON GELANO MAI di Pietro Biscaldi*


Il 10 gennaio 2008 a Bruxelles è stata firmata pubblicamente la Carta Islamica con la partecipazione di 400 gruppi, in rappresentanza ufficiale di oltre venti Paesi tra i quali Russia e Turchia. Fra loro hanno firmato anche 130 moschee italiane aderenti all’Ucoii. La carta Musulmana recita: “ I musulmani sono chiamati a integrarsi positivamente nelle loro rispettive società, sulla base di un armonioso equilibrio tra la preservazione della loro identità islamica e i doveri di cittadinanza”. Però, lo stesso documento composto di 6 pagine, nel paragrafo 10 riporta la vera dottrina dei Fratelli Musulmani: “jihad nella sua accezione di guerra - come uno dei mezzi a disposizione di ogni stato sovrano quando ha la necessità di difendersi contro l’aggressione”.
La portavoce de La Destra Daniela Santanchè ha comentato: “ è pericoloso il riferimento al jihad perché si accetta l’esistenza di un’interpretazione violenta di questa parola.” All’Europa, con altre parole è riservata una posizione sempre meno culturale e cristiana e sempre di più pronta ad adattarsi alle richieste e le norme del Medio Oriente.
Quasi contemporaneamente alla ufficializzazione della Carta Islamica la rivista dei Fratelli Musulmani tedeschi “Al Islam” dichiara un chiaro rifiuto di integrarsi sostenendo che: “A lungo termine, i musulmani non potranno ritenersi soddisfati dall’accettazione del diritto familiare, patrimoniale e processuale. I musulmani dovrebbero mirare a un accordo tra loro e lo stato tedesco col fine di una giurisdizione separata per i musulmani”. In questo testo troviamo chiaramente esposto l’invito alla poligamia, all’introduzione obbligatoria anche per gli occidentali di usi e costumi islamici. L’imposizione è di integrare noi – europei, a casa nostra con le usanze estranei alla nostra esistenza, fede, sistema politico e cultura. L’intimazione è di farci tornare indietro nei secoli bui delle società sottosviluppate socialmente.
Nei paesi europei l’introduzione di una giurisdizione separata equivale a sottoporsi volontariamente alla schiavitù dettata dagli imam e buttare nella spazzatura la democrazia. Questo testo è un oltraggio al diritto costituzionale culturale e intellettuale del nostro continente, un insulto nei confronti della nostra lunga storia di crescita filosofica e spirituale, una cancellazione di tutti i secoli di lotta e travaglio verso una formazione sociale più equa e giusta, più adatta ad ogni singolo essere umano.

DIFFENDIAMO CON ORGOGLIO LE ORIGINI CRISTIANE DELLA NOSTRA CIVILTA’ – IL PATRIMONIO SPIRITUALE DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

Noi, europei, davanti all’immigrazione massiccia e incontrollata, davanti alle chiare minacce di islamizzazione da parte dei fondamentalisti e all’instaurazione di un “Califfato islamico, seguendo il camino del profeta” (come sostiene la stessa rivista), siamo chiamati dalla realtà in difesa della nostra identità culturale e cristiana. La Comunità Europea nella quale viviamo si ispira dell'autentico bene comune – le nostri radici cristiane. Dobbiamo con tutte le nostre forze tutelare e difendere questi valori che formano la ricchezza e la profondità dell'umanesimo europeo – un autentico patrimonio il quale ha assicurato e continua ad assicurare all'Europa e al mondo una straordinaria validità e originalità nella storia della civiltà. I valori ispirati dal cristianesimo rappresentano l'apporto intellettuale, spirituale e umano all'identità europea nel corso dei secoli e appartengono al tesoro culturale proprio di questo Continente. Questi valori riguardano la dignità della persona, il carattere sacro della vita umana, il ruolo centrale della famiglia fondata sul matrimonio, l'importanza dell'istruzione, la libertà di pensiero, di parola e di professione delle proprie convinzioni e della propria religione; la tutela legale degli individui e dei gruppi, la collaborazione di tutti per il bene comune, il lavoro considerato come bene personale e sociale.
Da sempre anche l’arte testimonia la radice cristiana della civiltà europea: e a ragione, Marc Shagall, illustre pittore francese do origine russa affermava che: “i pittori hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato della speranza che sono le Sacre Scritture”, un alfabeto senza il quale è impossibile decifrare l’iconografia dell’arte continentale. Il cristianesimo è il monolitico linguaggio della storia e della civiltà europea. “L’Europa, sosteneva Goethe, è nata in pellegrinaggio e la sua lingua materna è il cristianesimo”. Secondo la celebre riflessione di Benedetto Croce anche il non credente che si confronti con una cultura così profondamente influenzata dal cristianesimo, non può non dirsi cristiano.

IL MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II

Alla pressione degli usurpatori islamici il popolo civile dell’Europa non può cedere. Ogni popolazione europea, proprio perché democratica, apre le porte non agli sopraffattori ma agli stranieri pronti ad accettare i valori dell’integrazione sociale e culturale - al lavoratore, all’onesto, al rispettoso.
Contrapponiamo alle minacce velate di “jihad” e di “dominazone islamica” il Messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Convegno di Roma, 20-23 giugno 2002:
“In particolare, sarà necessario riconoscere e salvaguardare in ogni situazione la dignità della persona umana e il diritto di libertà religiosa inteso nella sua triplice dimensione: individuale, collettiva e istituzionale.
Molteplici sono le radici culturali che hanno contribuito all'affermazione dei valori europei: dallo spirito della Grecia a quello della romanità; dagli apporti dei popoli latini, celtici, germanici, slavi e ugro-finnici, a quelli della cultura ebraica e del mondo islamico. Questi diversi fattori hanno trovato nella tradizione giudeo-cristiana una forza capace di armonizzarli, consolidarli e promuoverli. Riconoscendo questo dato storico, nel processo in atto verso un nuovo ordinamento istituzionale l'Europa non potrà ignorare la sua eredità cristiana, dal momento che gran parte di quello che essa ha prodotto in campo giuridico, artistico, letterario e filosofico è stato influenzato dal messaggio evangelico”.
Senza cedere ad alcuna tentazione nostalgica, e neppure accontentandosi di una meccanica duplicazione dei modelli del passato, ma aprendosi alle nuove sfide emergenti, occorrerà perciò ispirarsi, con fedeltà creativa, a quelle radici cristiane che hanno segnato la storia europea. Lo esige la memoria storica, ma anche, e soprattutto, la missione dell'Europa, chiamata, ancora oggi, ad essere maestra di vero progresso, a promuovere una globalizzazione nella solidarietà e senza marginalizzazioni, a concorrere all'edificazione di una pace giusta e duratura al suo interno e nel mondo intero, ad intrecciare tradizioni culturali diverse per dar vita a un umanesimo in cui il rispetto dei diritti, la solidarietà, la creatività permettano ad ogni uomo di realizzare le sue più nobili aspirazioni”.
In caso contrario - a farne tragicamente le spese - come ha dimostrato la stessa storia europea - sarebbe, in primo luogo, l'intera convivenza civile nel Continente.
Quest’anno – il 2008 e l’anno europeo del dialogo interculturale.
Le radici cristiane – Dio, Patria e Famiglia sono i beni più preziosi che un essere umano possa amare e servire. Non dimentichiamo la tragica lezione del totalitarismi del ‘900 che negando Dio, negavano la dignità dell’uomo e gettavano le basi per il suo annientamento. Gridiamo il nostro “Sursum corda” contro i kamikaze che disprezzano e distruggono la vita. Resterà comunque per sempre, sui cieli della nostra civiltà il messaggio del Crocifisso: l’amore vince i demoni dell’uomo, nell’amore tutti gli uomini sono uguali.
È, infatti, urgente e necessario mostrare - con la forza di argomentazioni convincenti e di esempi trainanti, con leggi chiare e giuste – che aprendo il nostro paese Italia verso una nuova realtà – la multiculturalità dell’Europa, la multiculturalità di tutti i paesi del mondo, che anche la politica democratica e laica italiana si ispira dei valori che l'hanno modellata lungo tutta la sua storia. Essere fedeli alle radici e alla tradizione cristiana è favorevole per tutti, a qualsiasi tradizione filosofica o spirituale appartengano, e costituisce il solido fondamento per una convivenza più umana e più pacifica, perché rispettosa di tutti e di ciascuno. Sulla base dei più profondi valori umani condivisi sarà possibile raggiungere quelle forme di consenso democratico necessarie per delineare, anche a livello istituzionale, il progetto di un Italia che sia davvero la casa di tutti.
Salvaguardiamo e difendiamo la nostra cristianità, la nostra spiritualità, la nostra cultura e la nostra identità umana!
*Portavoce di Vercelli

Storace:"Mastella va con Forza Italia? Noi non potremmo votarlo"

Roma, 22 gen. (Apcom) - Con la crisi di governo sullo sfondo, La Destra di Francesco Storace convoca una conferenza organizzativa nazionale a Trieste il prossimo 10 febbraio. Lo rende noto lo stesso Storace sul suo blog.
"Stefano Morselli, dirigente organizzativo del Movimento, sta preparando nei dettagli la conferenza organizzativa nazionale che si svolgerà - non a caso nella giornata del Ricordo - a Trieste. Lì chiameremo tutta la dirigenza de La Destra alla mobilitazione massiccia in tutto il Paese, nel nome di valori a cui non intendiamo rinunciare".
"In quella data - prosegue - probabilmente i giochi saranno fatti e si aprirà la corsa elettorale. Svanita la speranza di Prodi - e guai a lui se ci prova o qualcuno glielo permette - di firmare 600 nomine nelle aziende di Stato; ridicolizzato il suo disegno di allungare l'agonia con una inutile parlamentarizzazione della crisi; preso atto che è incapace di guidare una maggioranza, visto che ogni volta dura solo due anni; puntiamo ad essere pronti con candidature per Camera e Senato in tutta Italia".
Storace sottolinea poi che "chi sosterrà la Destra non rinuncerà ai diritti in cambio di favori e questo dovrà emergere anche nella discussione programmatica. Mastella - si vocifera - va con Forza Italia? E' un problema di quanti dovranno rinunciare al seggio sicuro, certo è che noi non potremo chiedere ai nostri elettori di votarlo, né si potrà chiedere ai nostri parlamentari di sostenerlo come ministro. Parliamoci con grande chiarezza: nella triste vicenda che lo riguarda e che ieri 'Porta a Porta' ha messo in luce nel tratto di un uomo visibilmente esasperato, Mastella sicuramente si sta comportando come un combattente e di questo gliene va dato atto. Ma la battaglia che combatte non è la nostra"."Il nostro - afferma- è un Paese davvero curioso, in cui passa tutto in secondo piano, di fronte alle critiche di un parlamentare dell'opposizione al Capo dello Stato. Una storia che, personalmente, ritenevo chiusa e che, invece, chiusa non è, visto che la Procura di Roma chiede di processarmi, grazie alla compiacente autorizzazione dell'ex Guardasigilli, che oggi si lamenta delle indagini su di lui, sulla sua famiglia e sui suoi amici, per una vicenda di raccomandazioni, gare e assunzioni. Un'inchiesta che ha provocato una vera e propria sollevazione di casta, mentre passa quasi sotto silenzio il fatto che venga cacciato il magistrato che indaga sul presidente del Consiglio e nessuno dice invece una parola per l'arresto di un artista, che colora Fontana di Trevi o sparge palline in piazza di Spagna. In questo contesto, può sembrare normale che ci sia chi festeggia per essere stato condannato a cinque anni e all'interdizione dai pubblici uffici e che non si apra un'inchiesta su chi ha impedito al Papa di parlare all'Università".
"Il vero problema dei magistrati - conclude- è un altro: le mie critiche al presidente della Repubblica. Ce ne faremo una ragione.Nonostante il silenzio dei leader del Polo, che hanno trovato il tempo di telefonare a Mastella e Cuffaro, non ne farò una questione personale".

venerdì 18 gennaio 2008

L’ex leghista Pagliarini aderisce a LA DESTRA

Salutiamo con gioia l’adesione a LA DESTRA di Giancarlo Pagliarini, soldato paracadutista, laureato in Economia e Commercio alla “Cattolica” a Milano, dottore commercialista e revisore contabile, esperto di bilanci, già deputato e senatore per varie legislature nonché Ministro, attualmente Consigliere Comunale a Milano. Ed aggiungiamo e facciamo nostro anche il commento del responsabile Enti Locali della DESTRA, on. Nello Musumeci che ha dichiarato:
“L’adesione a La Destra dell’ex ministro Giancarlo Pagliarini e’ un segnale importante, perche’ dimostra come il nostro sia l’unico movimento che consideri la questione meridionale e quella settentrionale come priorita’ da armonizzare per rilanciare il sistema Paese”.
Un ulteriore importante segnale che sarà certamente confermato dalla sicura affermazione che La Destra trovera’ nelle elezioni amministrative di primavera”. SIAMO TROPPO FORTI! (per saperne di più:vai a :ladestranews).

giovedì 17 gennaio 2008

L'oltraggio a Benedetto XVI e il futuro della Chiesa di Roberto de Mattei


Ciò che è accaduto a Roma il 15 gennaio 2008 è l’offesa più grave rivolta a un Papa da oltre un secolo. Ciò che rende più grave l’oltraggio è che questo sia avvenuto a Roma, sede bimillenaria del Papato e città “sacra” alla Cristianità, almeno fino al 18 febbraio 1985, data in cui il nuovo Concordato tra la Santa Sede e il Governo italiano cancellò l’art. I dei Patti Lateranensi che stabiliva che “in considerazione del carattere sacro della Città eterna, sede vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo cattolico e meta di pellegrinaggi, il Governo italiano avrà cura di impedire in Roma tutto ciò che possa essere in contrasto con detto carattere”.
Riassumiamo i fatti. Il Rettore dell’Università “La Sapienza” ha invitato Benedetto XVI a partecipare, il 17 gennaio, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico. L’Università romana è stata fondata da Papa Bonifacio VIII nel 1303 e, per oltre cinque secoli, fino al 20 settembre 1870, è stata l’università della Santa Sede. Oggi è una Università di prestigio mondiale in cui, uno sparuto gruppo di docenti (67 su 4.500) e di studenti (poche centinaia su 135.000) è riuscito a imporre, secondo la più pura tradizione giacobina, l’annullamento della visita papale.
Le complicità della classe politica italiana, immersa nell’indifferenza e nel silenzio fino al 15 gennaio, sono evidenti. Il Presidente del Consiglio Romano Prodi piange lacrime di coccodrillo, esprimendo “tristezza” e “rammarico” per l’accaduto, ma il governo italiano nulla ha fatto per evitare che si giungesse a questa prevedibile conclusione. Tra i leader politici che hanno perso la voce nei giorni precedenti, c’è anche il capo dell’opposizione Silvio Berlusconi, che tardivamente oggi afferma che “la sinistra ha ferito l’Italia”.
Il Papa, che esercita la sua sovranità sulla Città del Vaticano, non è un qualunque capo di Stato, con cui la Repubblica italiana mantiene relazioni diplomatiche, ma è considerato, non solo dai cattolici, la più alta autorità spirituale e morale del mondo intero, e viene invitato nelle più grandi assisi internazionali. L’Università è tradizionalmente luogo di ricerca, foro di discussione, sede di confronto intellettuale, ma nega la parola al Vicario di Cristo che adempie la sua missione. Benedetto XVI viene ricevuto ovunque, ma non può parlare in quella stessa Diocesi di cui è Vescovo e in cui nel 2000, anno del Giubileo, si è potuto impunemente svolgere un oltraggioso “Gay Pride”.
Le ragioni dell’accaduto sono squisitamente ideologiche. Il cosiddetto “postcomunismo” non si è liberato dal marxleninismo, ma solo della dimensione utopica di questo pensiero, continuando a farne propria la carica distruttiva. Il nucleo del marxismo, come di ogni forma di pensiero rivoluzionario, è infatti un evoluzionismo dialettico che si traduce in un radicale relativismo culturale e morale e nell’odio viscerale verso ogni istituzione familiare, politica e religiosa. L’avversione per la Chiesa e per le radici cristiane dell’Occidente è la vera molla propulsiva di chi ha voluto cacciare Benedetto XVI dall’Università di Roma.
L’eco data dai “media” di tutto il mondo alla vicenda dimostra però l’importanza che la Chiesa ancora oggi riveste e il crescente ruolo che essa svolge nello spazio pubblico. Le profezie antireligiose dei marxisti e dei laicisti si dissolvono come neve al sole: il Papa resta protagonista per eccellenza della scena internazionale e proprio per questo resta il bersaglio delle forze anticristiane di ogni tipo.
Rossana Rossanda nell’editoriale del 16 gennaio su “il manifesto”, “quotidiano comunista”, come ancora si legge nella sua testata, esordisce con queste parole: “Due giorni fa Joseph Ratzinger ha celebrato la messa nella cappella Sistina dando le spalle ai fedeli. Liturgia che il Vaticano II aveva sostituito con la celebrazione faccia a faccia perché non fosse un dialogo del sacerdote con dio (n.d.r: il “d” è minuscolo sul quotidiano), e i fedeli dietro, ma una celebrazione in comune. Ora si ritorna indietro. Da quando è papa ha riaperto ai lefebvriani, ha chiuso con il dialogo ecumenico all’interno stesso dell’area cristiana, ha negato nel non casuale lapsus culturale a Ratisbona, qualsiasi spiritualità all’islam, ha messo un alt all’avanzata del sacerdozio femminile, ha ribadito l’obbligo del celibato per i sacerdoti, ha negato i sacramenti ai divorziati che si risposino, ha respinto nelle tenebre gli omosessuali, ha condannato non solo aborto e eutanasia, ma ogni forma di fecondazione assistita, ha interdetto la ricerca sugli embrioni, intervenendo ogni giorno direttamente o tramite i vescovi sulle politiche dello stato italiano. Tra un po’ risaremo al Sillabo”.
Tutti sanno che Benedetto XVI non è un Papa “tradizionalista”, almeno nel senso restrittivo che i mass-media, e in questo caso “il manifesto”, attribuiscono al termine, ma un mite Pastore che, difendendo l’ortodossia dei principi, cerca innanzitutto la strada del dialogo. Quale sarebbe il cruento destino dei cattolici, a Roma e nel mondo intero, se veramente il Papa volesse percorrere fino in fondo la via della Tradizione, facendo del Sillabo del Beato Pio IX e della Pascendi di san Pio X la sua bandiera?

BUFERA MASTELLA:LA DESTRA OCCUPA MONTECITORIO

Buontempo, "L'occupazione della Camera è stato un vero e proprio
presidio democratico"

L’onorevole Teodoro Buontempo, presidente de La Destra, che insieme a Daniela Santanché e Roberto Salerno,
è rimasto da ieri sera nell’Aula di Montecitorio, ha dichiarato: “Il nostro è stato un vero e proprio presidio democratico
, per sollecitare il presidente del Consiglio a riferire alle Camere su tutta la vicenda del ministro Mastella e sulle
decisioni del governo in merito alla crisi. Inoltre, ha voluto rappresentare una contestazione alla subalternità delle
decisioni della presidenza della Camera agli interessi dei partiti della maggioranza. Non volevamo – aggiunge
Buontempo - che la Camera rimanesse al di fuori del dibattito sull’inchiesta di Napoli e sulla necessità che il ministro
della Giustizia inquisito si dimetta, in quanto delegittimato nelle sue funzioni”.
“Devo condannare nella maniera più ferma – sottolinea Buontempo – le decisioni del presidente Castagnetti e del
collegio dei questori, che sostanzialmente, di fronte a un presidio democratico, hanno risposto con lo stesso metodo e
la stessa mentalità dei vigilantes nei campi di prigionia: hanno fatto chiudere tutte le porte di accesso all’aula di
Montecitorio. A noi, che pure in quell’Aula siamo stati eletti dal popolo, è stato impedito di poter usufruire del minimo
dei servizi che si garantiscono anche ai delinquenti che vengono arrestati: proibito accedere ai bagni, proibito
mangiare, proibito comunicare fisicamente con chiunque all’esterno. Anche un sorso d’acqua è stato oggetto di un
patteggiamento. Questo dimostra che gli uomini al vertice delle istituzioni stanno impazzendo, ma noi dobbiamo
continuare a lottare, per impedire che vengano cancellate le prerogative dei parlamentari e il rispetto costituzionale
che si deve agli eletti dal popolo”.
L’ufficio stampa de La Destra rende noto che il segretario Francesco Storace nelle prime ore del mattino si era
rimesso in contatto col presidente Teodoro Buontempo, che questa notte, durante l’occupazione della Camera, ha
avuto un malore in Aula, per cui si è reso necessario l’intervento dei medici di Montecitorio.
“Per fortuna – dichiara Storace – Teodoro ha una forte fibra e le sue condizioni migliorano”.

A Daniela Santanché, Teodoro Buontempo e Roberto Salerno, i tre deputati de La Destra, che questa notte hanno occupato l’Aula di Montecitorio, vogliamo esprimere la nostra massima solidarietà.
Di seguito, invece, vi proponiamo il discorso pronunciato ieri dal senatore Francesco Storace, nell’Aula di Palazzo Madama.
“Signor Presidente, onorevoli senatori, signori membri di un Governo praticamente morto, io, al contrario sia di quello che ho ascoltato dal dibattito nell’altra Aula del Parlamento, sia dei commenti che ho letto, credo non ci sia altro tempo da perdere: abbiamo già subìto troppi danni e francamente, ministro Chiti, mi sarei aspettato qualcosa di meglio rispetto ad una pelosa solidarietà ad un ministro come Mastella.
Mastella - lo ricordava il presidente Schifani - ha detto nell’altro ramo del Parlamento di avere paura: io credo debba dire di chi e di che cosa ha paura, se si riferisce a camorristi o a magistrati, perché in quest’ultimo caso sarebbe addirittura violentissima l’esposizione mediatica. Il ministro Mastella, o meglio, l’ex ministro Mastella non deve buttarla in barzelletta, ma deve dire ad un Paese che la pensa in tutt’altro modo rispetto al Palazzo (basta leggere tutti i blog scatenati per questa indignazione fasulla) chi lo minacciava e quali promesse aveva fatto a chi dice lo ha minacciato.
Forse - e lei, ministro Chiti, questo lo ha omesso, ed è molto grave che abbia omesso quel che è accaduto in questa giornata - aveva paura per la retata che ha decapitato un intero partito della coalizione che sorregge questo Governo. A noi poco interessa, sul piano politico, quanto amore ci sia nella coppia Mastella: è tutto sommato un problema loro, e casomai di quei cittadini che hanno al vertice della istituzione regionale della Campania una signora imposta per amore del partito di cui il marito è leader e hanno anche, al vertice dell’istituzione campana, una serie di assessori e consiglieri regionali che proprio oggi sono stati arrestati. E il ministro Chiti non ha detto nemmeno una parola sul turbamento che provoca quello che è accaduto. Fatti vostri, si potrebbe dire, che diventano però fatti di tutti quando in ballo c’è il Ministro della giustizia.
Vede, ministro Chiti, anche a me è capitato di incorrere in disavventure giudiziarie, ho chiesto al mio capo ufficio stampa di portarmi le dichiarazioni con richieste di dimissioni che furono proposte da tutti quanti voi. Presidente Marini, è un fascicolo così alto, per il tempo contingentato non avrei potuto leggere nomi e cognomi di quanti si scatenarono. Oggi si viene a manifestare una solidarietà pelosa.
Mastella deve fare quello che ho fatto io e che hanno fatto altri Ministri: difendersi in tribunale senza stare a frignare per un’indagine. Se il magistrato ha sbagliato dovrà pagare, e se non pagherà è solo per colpa dell’intollerabile ambiguità da parte di chi non ha osato contrastare l’uso politico della giustizia.
Mi chiedo, presidente Marini, con quale equilibrio il ministro di giustizia Mastella, ove fossero respinte le sue dimissioni, ove lui restasse al suo posto, potrebbe amministrare con equilibrio la giustizia in questo nostro Paese: questa è la questione principale!
Noi vogliamo sapere se al vertice del Ministero della giustizia potrà ancora stare un uomo politico che è visibilmente turbato per essersi visto decapitare un’intera formazione politica. Qui siamo di fronte ad un Governo, invece, che ha la faccia tosta di respingere le dimissioni solo perché ha paura, questa sì giustificata, di trascinare se stesso nelle disavventure di Mastella. Tutti lo definite in privato nella maniera peggiore e ora fingete di stargli vicino: tutto questo è uno scandalo, è ipocrisia e non merita affatto questo tipo di solidarietà, ma censura profonda che sale dall’Italia intera. Dovete andare a casa, perché la gente non vi sopporta più!”.
Bufera Mastella/ Di Pietro: Prodi solidale, è come Bondi e Cicchitto
Mercoledí 16.01.2008 19:17
"Il Parlamento è nudo di fronte al Paese. Si è schierato, tranne pochi deputati, a sostegno delle tesi di un ministro della Giustizia che attacca la magistratura. Cosiddetti rappresentanti del popolo sovrano, ma l'Italia dei Valori non era fra questi, hanno applaudito un discorso eversivo, che qualifica 'frange estremiste' i giudici che hanno messo agli arresti domiciliari la moglie di Mastella per concussione e sotto accusa molti rappresentanti dell'Udeur". Antonio Di Pietro affida al suo blog un duro 'j'accuse'. "Un applauso a priori, senza sapere, senza conoscere neppure le motivazioni dei magistrati. L'applauso della Casta. La solidarietà di Prodi a Mastella - sottolinea - può avere valore dal punto di vista umano, dal punto di vista politico è invece un grande errore, lo accomuna alla solidarietà pelosa espressa dal Centrodestra, dei Bondi e dei Cicchitto".
Sandra Mastella/ L'elenco dei provvedimenti eseguiti
I carabinieri hanno eseguito ordinanze di custodia in carcere nei confronti di Carlo Camilleri, consuocero di Clemente Mastella, in ospedale a Benevento da ieri sera; Vincenzo Lucariello, tre anni fa nominato difensore civico della Regione Campania, il cui telefono cellulare 'bollente' ha messo in luce il fitto intreccio di affari della presunta lobby; Antonello Scocca e Domenico Pianese. Provvedimento restrittivo ma con il beneficio dei domiciliari per 19 indagati, e cioè Sandra Lonardo Mastella; il sindaco di Benevento Fausto Pepe; Carlo Banco; Erminia Florenzano; l'assessore regionale al Personale Andrea Abbamonte e quello all'Ambiente Luigi Nocera; Francesco Cardone, i consiglieri regionali Ferdinando Errico e Nicola Ferraro; Nino Lombardi, presidente della Comunità montana del Titerno; Angelo Padovano; Francesco Zaccaro, Antonio Barbieri; Letizio Napoletano; Paolo Budetta; Cristiana Fevola e Ugo Ferrara. Interdetto dall'ufficio di giudice amministrativo Ugo De Maio; da quello di vigile urbano Luigi Treviso; e da prefetto di Benevento Giuseppe Urbano.
Domenico Pianese, in carcere per ordine del gip di Santa Maria Capua Vetere, è docente di idraulica all'Università Federico II di Napoli. Per lui, come per Carlo Camilleri, consuocero di Mastella, per il collaboratore di questi Angelo Scocca e per il difensore civico della Campania Vincenzo Lucariello, l'accusa è di associazione a delinquere. Per i magistrati samaritani, i quattro nello studio di Benevento di Camilleri in via Salvemini mettevano in moto la rete di rapporti e scambi di favori che consolidava il potere dell'Udeur sul territorio, intervenendo sulla gestione di nomine e incarichi alle gare. Ai domiciliari anche tre vertici del comune di Cerreto Sannita, nel beneventano: il sindaco Antonio Barbieri, ex deputato di Forza Italia, il segretario comunale Erminia Florenzano, e il responsabile dell'Ufficio tecnico Letizia Napoletano; e ancora il presidente del consorzio Sviluppo tecnologie ambientali e dirigente Udeur Cristina Fevola; un consulente del Parco Nazionale del VesuvioFrancesco Cardone; il responsabile dei lavori pubblici della Provincia di Matera; un funzionario dell'Autorità di bacino sinistra Sele, Vincenzo Liguori, come pure un commissario esaminatore della stessa Autorità Carlo Banco; e i docenti universitari Angelo Padovano, e Paolo Budetta.
Mastella, sette i reati contestati
La Procura di Santa Maria Capua Vetere indaga il ministro della Giustizia per un episodio di tentata concussione, due di concorso in concussione, due di concorso in falso e uno in abuso d'ufficio, ma soprattutto per concorso esterno in associazione a delinquere. Nella sua qualità di leader dell'Udeur, dicono i magistrati, avrebbe esercitato un controllo sulle attività degli enti pubblici locali campani e "offriva un contributo concreto, specifico, consapevole e volontario alle finalità dell'associazione", consapevole anche della "iniziative intraprese da Camilleri (Carlo, il consuocero, presidente dell'Autorità di bacino del Sele, destinatario di un provvedimento di custodia cautelare in carcere, ndr.) e dai suoi complici nella realizzazione degli illeciti associativi, indicando prevalentemente a Camilleri, ovvero ad altri sui fidati collaboratori e compagni di partito le persone cui rivolgersi a suo nome per ottenere facilitazioni nella realizzazione di tali illeciti". Mastella avrebbe anche dato il suo imprimatur "all'inizio dell'azione criminosa dell'associazione e nel prefigurare agli associati le strategie da adottare per consolidare sul territorio il potere dell'Udeur", consentendo così "all'associazione a delinquere di rafforzarsi e di conservare il suo potere di intervento sulle pubbliche amministrazioni e con ciò fornendo un apporto diretto alla realizzazione anche parziale alle finalità dell'associazione stessa".
Mastella/ I deputati de La Destra continuano l'occupazione dell'Aula della Camera
Teodoro Buontempo, Daniela Santanché e Roberto Salerno, i tre deputati de La Destra, hanno trascorso la notte a Montecitorio e questa mattina hanno ripreso l'occupazione dell'Aula della Camera per protestare contro il presidente del Consiglio e chiedere la sua presenza in Parlamento per riferire sulla vicenda giudiziaria che vede coinvolto il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e la moglie Sandra Lonardo. L'ufficio stampa de La Destra rende noto che il segretario Francesco Storace si è rimesso in contatto col presidente Teodoro Buontempo, che questa notte, durante l'occupazione della Camera, ha avuto un malore in Aula, per cui si è reso necessario l'intervento dei medici di Montecitorio. "Per fortuna - ha commentato Storace - Teodoro ha una forte fibra e le sue condizioni migliorano".
Carissimi, Teodoro, Daniela e Roberto: BRAVISSIMI!

mercoledì 16 gennaio 2008

MASSA: FUGA DA AN.CHIARAVALLE:nasce La Destra

MASSA (MASSA CARRARA), 15 GEN - A pochi mesi dalle elezioni amministrative, An a Massa perde elementi importanti, e nel comune di Montignoso si azzera, che vanno ad ingrossare le fila della Destra: tre consiglieri comunali (due su tre a Massa e l’unico a Montignoso) e tre consiglieri di quartiere hanno infatti annunciato oggi l’uscita dal partito di Fini e l’ingresso in quello di Storace per protestare, tra l’altro, contro la candidatura a sindaco alle amministrative. Il gruppo e’ guidato da Stefano Benedetti, fino a stamani capogruppo di An in consiglio a Massa, e comprende anche l’altro dei tre consiglieri del capoluogo apuano, Stefano Porzano e l’unico consigliere che An aveva nel vicino Comune di Montignoso, Carlo Felice Azioni. La ‘rivolta’ in An era iniziata dopo che i vertici del partito avevano annunciato la candidatura di Corrado Amorese a sindaco di Massa, respingendo la richiesta dei ‘ribelli’ di fare le primarie interne. Oggi l’annuncio ufficiale da parte del coordinatore regionale della Destra, Italo Marri, il quale ha riferito che ora La Destra cerchera’ di convincere gli altri partiti della Cdl (Forza Italia, Udc e Lega Nord) a svolgere le primarie per la scelta di un unico candidato a sindaco, altrimenti il partito di Storace a Massa potrebbe anche correre da solo. Anche a Carrara, poco dopo le elezioni dell’anno scorso, un consigliere eletto nella fila di An e’ passato alla Destra: si tratta di Gianni Musetti, 22 anni, il piu’ votato consigliere d’opposizione.
Anche a Chiaravalle (Ancona) è nata La Destra: il Consigliere Comunale di Alleanza nazionale, l'Avv. Ennio Mencarelli, ha costituito il gruppo consiliare de La Destra. L'adesione di Mencarelli è particolarmente significativa, in quanto egli è stato,tra le altre cose,il candidato della C.d.L. alle elezioni provinciali di Ancona del 2002 e, successivamente, capogruppo Consiliare di Alleanza Nazionale per l'intera legislatura. Nel 1985 Ennio Mencarelli è stato il primo Consigliere Comunale del MSI di Chiaravalle dal dopoguerra in poi; successivamente, alle elezioni comunali del 1998, ha portato Alleanza Nazionale da 0 consiglieri comunali a 2 e dal 6,5% dei voti al 12%. Alle elezioni comunale del 2003, pur correndo assieme a tutti i Partiti di Centrodestra, Alleanza Nazionale conquistò tre consiglieri comunale, divenendo la seconda forza presente in Consiglio Comunale dopo i D.S. Chiaravalle, cittadina di 14.000 abitanti in prossimità di Jesi, e che ha una radicata tradizione socialcomunista, a maggio del 2008 andrà alle urne per l'elezione del Sindaco ed il rinnovo del Consiglio Comunale. Questa volta la sinistra è completamente spaccata e, quindi, ci sono buone possibilità di successo per il Centrodestra. Le inevitabili perplessità sollevate dalla Federazione Prov.le di Ancona di A.N. sulla presenza della Destra nella Lista elettorale sono state immediatamente tacitate da tutti gli altri Partiti della coalizione. Proprio in previsione delle prossime elezioni, nei prossimi giorni verrà inaugurata la sede politica del Movimento, mentre si sta organizzando anche Gioventù italiana che ha programmato una uscita pubblica sulla questione "acqua per tutti".

EMERGENZA CASA AD ALESSANDRIA. Mancano 600 alloggi di edilizia residenziale pubblica

Di emergenza casa e di caro affitti si è parlato nella Commissione Comunale per le Politiche Sociali presieduta da Aldo Rovito (La destra). Dai dati in possesso negli uffici comunali è emerso come sia aumentato nel corso degli anni il numero dei richiedenti il contributo economico a sostegno dell’affitto. Nel 2007 sono state presentate 1569 domande delle quali 1172 sono state accolte con una erogazione di contributi per complessivi 1.234.457 €. (di cui 120.000 € come contributo aggiuntivo a carico del bilancio Comunale). Nel 1999 erano state presentate soltanto 289 domande. Sono inoltre circa 70 ogni anno i nuclei familiari che, colpiti da sfratto esecutivo si rivolgono all’Ufficio Casa del Comune per ottenere una sistemazione alloggiativi su una media di circa 170-189 sfratti esecutivi ogni anno. Si stima che occorrano almeno 600 alloggi di edilizia Residenziale Pubblica in città, mentre con il piano regionale “10.000 alloggi per il 2010” si potrà avviare la costruzione di solo 200 alloggi. Le altre iniziative in atto sono: il progetto di autocostruzione di 14 alloggi con i fondi del ministero per gli Affari Sociali, di cui è già iniziata la costruzione ed il progetto anch’esso in fase di avanzata realizzazione di 24 alloggi per l’inclusione sociale realizzato dalla Società Oikos (partecipata Comunale). La situazione non è ancora gravissima, ma rischia di diventarlo, per molte famiglie che non ce la fanno più a pagare le rate del mutuo o il canone d’affitto e, soprattutto le spese accessorie di riscaldamento e condominio: il mancato adeguamento delle retribuzioni all’aumentato costo della vita, rende sempre più difficile per molte famiglie far fronte a queste esigenze. In un prossimo incontro che si terrà il 23 Gennaio la Commissione esaminerà questi problemi ascoltando il Presidente dell’A.T.C. e i rappresentanti delle Associazioni degli Inquilini e dei Proprietari di casa. Successivamente si discuterà di eventuali proposte di provvedimenti attraverso i quali far fronte a tale situazione. Intanto di emergenza casa si parlerà Venerdì 18 Gennaio alle ore 21 nella sala della Circoscrizione Nord, in viale Teresa Michel nell’incontro promosso da “Fiamma Tricolore”, cui parteciperà anche l’Avv. Rovito, come portavoce provinciale de LA DESTRA, in cui sarà illustrata la formula rivoluzionaria del MUTUO SOCIALE: unica soluzione al problema dell’emergenza abitativa per affermare il diritto alla proprietà della casa.

domenica 13 gennaio 2008

A proposito della "moratoria" sull'aborto richiesta da Giuliano Ferrara

La proposta provocatoria di Giuliano Ferrara di effettuare una moratoria mondiale, cioè una sospensione della pratica dell’aborto, ha riacceso con toni accesi una polemica, della quale, ritengo, coloro che volessero con obiettivià e serietà accostarsi al problema, non abbiano affatto bisogno.
Il nostro ordinamento giuridico garantisce il diritto alla procreazione responsabile e tutela la maternità con la legge 22/5/1974 n. 194.
Il neonato è, da subito, riconosciuto come persona e ne ha quindi tutti i diritti che ne derivano (nome, cittadinanza, educazione) secondo la Convenzione di New York sui diritti del fanciullo 20/11/1989 - ratificata in Italia con legge 27/5/1991 n. 176 - ed ha, soprattutto , il diritto ad una crescita armoniosa, serena e ove possibile, all’interno di un nucleo familiare (legge 4/5/1983 n. 184 e segg.).
La donna che non vuole riconoscere il bambino è anch’essa, tutelata dalla legge che garantisce l’eventuale volontà della madre di non essere identificata (art. 30 comma, 2 del DPR del 3/11/2000).
Questa è la situazione della legislazione italiana, oggi. Parlano di eventuali proposte di modifica, io faccio questa considerazione personale: Sono il primo a provare gioia quando, nella cerchia familiare, o dei miei amici o conoscenti si annuncia l’approssimarsi di una nascita: la cosa mi procura un intenso sentimento di gioia; quando apprendo che una coppia ha rinunciato a portare avanti una maternità provo un altrettanto intenso sentimento di tristezza; occupandomi di politica, so anche che uno dei fattori di declino economico di una nazione è dato dal decremento delle nascite: le “culle vuote” costituiscono anche un impoverimento economico della nazione. Da cattolico sono contrario all’aborto. Da politico ritengo pur tuttavia che una modifica del quadro legislativo non sia né possibile né allo stato auspicabile.
Dobbiamo invece tutti assieme fare in modo che la legislazione vigente sia applicata (ed eventualmente migliorata) in quelle parti in cui si parla di “procreazione consapevole” e di “sostegno alla maternità e all’infanzia”.
Ritengo pertanto necessario che LA DESTRA, al posto di inutili polemiche, si impegni anche nel confronto con le altre forze politiche, a richiedere con forza l’adozione di misure tendenti a:
- Dotare gli ospedali, che ne facciano richiesta, della culla termica, cioè una culla riscaldata, posizionata generalmente davanti all’ospedale, ma non perfettamente visibile per garantire l’anonimato della madre e collegata alla struttura ospedaliera tramite un sistema di allarme in grado di avvisare il personale specializzato dell’arrivo del neonato (già realizzato a casale Monferrato).
- Intensificare la campagna di informazione per far conoscere a tutte quelle donne emarginate, povere ed escluse dai canali di comunicazione, le procedure del parto anonimo negli ospedali.
- Organizzare, anche attraverso le associazioni di stranieri presenti nel nostro Paese, una informazione capillare sulla possibilità di uso della culla termica, soprattutto per ” le donne clandestine” che non conoscono la legge italiana e che non sono certe delle garanzie che gli ospedali potrebbero loro offrire.
- Attivare attraverso il Servizio sanitario nazionale, di concerto con il Ministero della pubblica istruzione, una campagna informativa per le donne minorenni che si trovino a dovere gestire un evento difficile come la maternità ed il conseguente parto.
- Attivare sul territorio un sistema integrato di servizi con la collaborazione di diverse figure professionali come assistenti sociali, educatori, pediatri, avvocati, psicologi.
- Estendere i servizi socio educativi per la prima infanzia, che costituiscono una esigenza imprescindibile per la famiglia del XXI secolo.

sabato 12 gennaio 2008

Intervista del Sen. Storace:DOBBIAMO RECUPERARE I VALORI

DOBBIAMO RECUPERARE I VALORI12 Gennaio 2008
Il quotidiano L’Opinione diretto da Arturo Diaconale oggi a pagina 3 pubblica l’intervista al senatore de La Destra Francesco Storace intitolata ‘Dobbiamo recuperare i valori’.
Leggi l’intervista: L’Opinione sabato 12 gennaio 2008

E se non trovi l'articolo, sintonizzati lunedì 14 Gennaio su RAI UNO : nel salotto di Bruno Vespa "Porta a Porta" sarà presente il Sen. Francesco Storace: danon perdere!

Banche, fideiussioni e incentivi per i giovani

Su questo argomento una interessante comunicazione dell'Associazione Nazionale a tutela dei clienti del Sistema Bancario "BNK 209", si può leggere digitando:

http://wpop13.libero.it/cgi-bin/webmail.cgi/Il_circolo_vizioso_del_promettere_per_NON_DARE.pdf?ID=IbnBCcnyfGPMAxF8YN8VYVLohA19gkPqrtHHp0HU8jvIqUP&Act_View=1&R_Folder=aW5ib3g=&msgID=23517&Body=2&filename=Il_circolo_vizioso_del_promettere_per_NON_DARE.pdf


Leggetela e inviatemi dei commenti. Grazie!

venerdì 11 gennaio 2008

Cresce la destra in tutt'Italia

Franco Lunghi aderisce a La Destra
Il senatore Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra, oggi, alle ore 12, ha partecipato ad una conferenza stampa a Frosinone, presso Villa Lunghi, in via Vado del Tufo, per presentare l’adesione a La Destra del dottor Franco Lunghi, vicepresidente del Consiglio comunale di Frosinone, che alle ultime elezioni si era presentato nelle liste di An ed era risultato il più votato in assoluto in tutta la città.

Civitavecchia, lascia An ed aderisce a La Destra il consigliere Luca Pitzalis

La Destra di Civitavecchia, il movimento creato dal Senatore Francesco Storace, da il benvenuto al consigliere Luca Pitzalis, che ha ufficialmente abbandonato Alleanza Nazionale, partito nel quale era iscritto, ed ha aderito a La Destra.Nella 1^ Circoscrizione il Consigliere Luca Pitzalis è il delegato al verde della presidenza della stessa.
Con l’ adesione del consigliere circoscrizionale anche a Civitavecchia La Destra risulta essere rappresentata nelle
Istituzioni Cittadine pronta a dare le risposte più congeniali agli interessi dei cittadini.

Cresce la Destra nel beneventano

Continuiamo a crescere, il nostro Movimento si arricchisce di nuove adesioni, hanno aderito il Sindaco di Castelvetere in Val Fortore, il Dott. Ettore Gigli, e l’ing. Pasquale Ruberto (ex presidente del circolo di AN) che è stato nominato portavoce del comune di Castelvetere in Val .Fortore.L’adesione del Sindaco di Castelvetere in V.F. è particolarmente significativa, in quanto i valori vengono condivisi anche da chi rappresenta ai massimi livelli l’istituzione, perché il nostro Movimento non è solo un nuovo partito ma un partito nuovo in tutti sensi, tant è che ci si ritrova al di fuori delle storie individuali di ciascuno di noi, in un cammino da percorrere insieme non in difesa di ciò che è stato ieri, ma nella volontà di affermare un modello per l’oggi e per il domani, attualizzando idee, valori e principi, ritrovando la voglia di far politica contro l’anti politica per difendere principalmente l’identità territoriale.Sono particolarmente soddisfatto del cammino fin qui fatto, siamo solo all’inizio, e avere l’onore di adesioni così significative mi spinge a profondere ulteriori sforzi per continuare a far politica per la gente e tra la gente.Al più presto sarà organizzata un conferenza stampa con il Sindaco di Castelvetere in V.F. per spiegare le iniziative politiche che si intendono promuovere.

Vento in poppa per la Destra in Emilia Romagna
La Destra Emilia Romagna ha completato la rete di responsabilità regionali con la nascita ufficiale del Partito a Rimini. Nei giorni scorsi infatti, presso il Consiglio comunale, è stato presentato ufficalmente dal coordinatore regionale Paolo Casolari, il nuovo portavoce provinciale del capoluogo rivierasco, Claudio Dau. Consigliere comunale, già dirigente provinciale di An e pubblico fuinzionario, Dau è passato a la Destra con il collega consigliere di Montecolombo ed altri sei consiglieri circoscrizionali. Ad oggi, con Rimini, la Destra in Emilia-Romagna puà vantare già venti consiglieri eletti nelle varie province, mentre altri arrivi si annunciano a breve.
da: www.ladestra.it

E IO CHE FACCIO? MANGIO DOMANI? di Francesco Storace


In una celebre commedia di Peppino De Filippo, Pappagone chiedeva di essere pagato al suo datore di lavoro, che gli diceva: “Ti pago domani”. E Pappagone rispondeva: “E io che faccio? Mangio domani?” Ieri La Destra aveva manifestato la sua disponibilità a votare al Senato un provvedimento del Governo che, senza ulteriori tasse, mettesse subito nelle tasche delle famiglie italiane almeno 300 euro al mese, visti i tesoretti accumulati. Il governo, invece, ha preferito rinviare di qualche mese, probabilmente per varare misure clientelari, in vista delle Amministrative di primavera, ove non ci fossero le Politiche, come noi auspichiamo.
È una vergogna, perché non ci si rende conto della tragedia di un popolo, che non arriva alla fine del mese. Sul carovita incidono molte cose, a partire dalle tariffe. E ci sono speculazioni che non vengono colpite.
Noi, comunque, facciamo la nostra battaglia e per questo saluto con entusiasmo le 100 manifestazioni che domenica organizzerà Gioventù italiana in tutto il Paese, per sostenere il progetto H2O per l’acqua pubblica.
Si parta dal sociale, altro che chiacchiere sulla legge elettorale. Qui lo sbarramento lo stanno facendo ai diritti dei cittadini. da: www.storace.it

giovedì 10 gennaio 2008

Il libro di Storace:Destra per sempre, le ragioni di un ribelle...


E’ in libreria Destra per sempre. Le ragioni di un ribelle. Intervista a Francesco Storace (Ed. Reality Book, Roma, pp. 100, euro 10), a cura di Gerardo Picardo. Un faccia a faccia senza sconti dove la cronaca politica si innesta con le energie e l’umanità di un leader politico che a 48 anni si è rimesso in gioco cercando, da Destra, un’Italia più giusta e solidale. Il segretario de ‘la Destra’ non indossa cravatte rosa e non vuole morire democristiano. Chiede confronto vero e prende posizioni nette su società, scuola e famiglia. Inchioda il lettore e rivela molti retroscena su percorsi e progetti. In queste pagine parla la passione di Storace per la gente e per una politica “fatta col cuore”. A chi fa paura Francesco Storace? “A chi pensa che con il potere si comprano le coscienze. Il mio – rivendica con orgoglio - è un popolo di uomini liberi uniti da tre verbi che rappresentano il nostro programma: credere, ascoltare, lottare. Voglio gente unita da ideali per cui vivere e morire”. La scommessa è appena iniziata.

IL LEONE (Leon Degrelle)

Centro Studi L’Araldo – via M. Spanzotti 7/a, 10139TorinoVenerdì 11 gennaio alle ore 21:00, presso la sede, verràpresentato il libro "IL LEONE - Un caso politico e giornalistico degli anni ottanta" (a curadi Josè Luis Jerez Riesco) di Leon Degrelle.Léon Degrelle, costretto negli anni Cinquanta ad assumerela nazionalità spagnola con il nome di Leon José deRamirez Reina, rimase inizialmente in disparte dal contestopolitico, in quanto come esiliato politico gli fu inibita lafacoltà di esporre pubblicamente le sue idee. Unisolamento che abbandonerà progressivamente per riassumereil ruolo di ‘leader indefesso'.Furono attuati vari tentativi di rapirlo e di discreditarloe indurre il governo spagnolo ad estradarlo, tra cui ful'accusa nei suoi confronti di commercio illegale di opered'arte. Grazie al sostegno del Cedade, Degrelle replicòalle puerili e infondate accuse con uno scritto, pubblicatocome speciale dall'omonima rivista del Circolo titolata"Léon Degrelle, un léon ibérico nazi" (n.160,marzo-aprile 1988). A distanza di anni, lo stesso èriproposto in questa collana a lui dedicata, ormai giuntaalla terza uscita. Emerge, inconfutabile, un aspetto dellasua personalità, il sarcasmo.Interverrà Giuseppe Franzo (autore di “Islam eModernità”, “Division Azùl”, "RIFLESSIONI DALLABALCONATA, Calcio-business e destino del mondo ultras”,“L’Età d’Oro del Pallone - il calcio in Italia dalleorigini al 1950″ con Ernesto Zucconi, ha curato “Ilmio cammino di Santiago” di Leon Degrelle ed è uno deglianimatori delle attività del Centro Studi l’ARALDO diTorino) che ne ha curato la prefazione all'edizioneitaliana.Per informazioni: telefono 011-3391928 (lun. e ven. 21-23,sab. 16-19)e-mail centrostudi@araldo.info – casella postale 315210141 TorinoAperture: Venerdì dalle 21:00 alle 23:00 – Sabato dalle16:00 alle 19:00Centro Studi l’Araldohttp://www.araldo.info/

Sempre lager nazisti?????



Comune di Alice Castello (VC), Assessorato alla Cultura

*
LAOGAI: i campi di concentramento cinesi

Relatore: Antonio Brandi




Sabato 19 gennaio 2008 ore 21
presso la sala del consiglio comunale


*** ingresso libero***


"Mao inaugurò i LAOGAI nel 1950 seguendo il modello staliniano dei GULAG; mentre i LAGER nazisti furono chiusi nel 1945 ed i GULAG sovietici sono in disuso dagli anni '90, i LAOGAI cinesi sono tuttora operanti".

Positive riunioni dei Direttivi Provinciale e Comunale di Alessandria

Nelle serate dell'8 e 9 gennaio si sono svolte le riunioni di insediamento dei direttivi Provinciale e Comunale di Alessandria de LA DESTRA. Entrambe le riunioni hanno visto la presenza partecipata dei componenti degli organi direttivi de La destra Alessandrina. "Sono molto soddisfatto dell'esito delle due riunioni, dichiara il portavoce provinciale Aldo Rovito, "perchè da tutti i partecipanti sono venute concrete proposte operative per il rafforzamento della nostra presenza sul territorio. proposte che presto metteremo in cantiere, con la collaborazione di tutti i militanti. La Destra è una realtà ormai consolidata in Provincia, come del resto in tutto il Piemonte. Le iniziative che prenderemo nei prossimi mesi sia organizzative, sia propagandistiche, consolideranno ancora di più la presenza di un partito che è fatto di valori e di progetti, non di rincorsa alle poltrone. Sono fiducioso che ben presto, entro il 30 Giugno al massimo, cioè a meno di un anno dalla fondazione del partito, saremo presenti in tutti i centri zona con comitati efficienti e battaglieri, pronti ad affrontare qualunque evenienza elettorale".

Salute mentale: Regimenti (La Destra) e Covino (Arap), rivedere la legge Basaglia

“In Italia l´assistenza psichiatrica è un oggetto misterioso, la spesa sanitaria destinata alla salute mentale è pura elemosina, pericolosità e cronicità della malattia sono caratteristiche non riconosciute. Non solo. Mancano le strutture per la riabilitazione e la residenzialità, mentre la formazione e la valorizzazione degli operatori sono inadeguate. Per questi motivi riteniamo sia necessario rivedere la legge 180, conosciuta meglio come legge Basaglia”. E´ quanto dichiarano, in una nota congiunta, la responsabile della Rete del sociale de La Destra, Luisa Regimenti ed Emilio Covino, vicepresidente dell´Arap (Associazione per la riforma dell’assistenza psichiatrica). “Ciò che occorre - sottolineano Regimenti e Covino - è un vero cambiamento culturale. Bisogna spostare la logica della `presa in carico´ del peso del malato di mente nella categoria del `prendersi cura´ dello stesso, accompagnando lui e la sua famiglia in ogni fase della malattia, dalla cura, alla riabilitazione, al reinserimento sociale e lavorativo senza soluzione di continuità”. “Non possono essere ignorati - continuano Regimenti e Covino - i richiami dell´Oms e della Commissione delle Comunità europee, che considerano la malattia mentale una priorità da affrontare con urgenza. Nel 2020 la depressione diventerà la causa di malattia più frequente nei Paesi industrializzati. I dati parlano chiaro: nell´Unione Europea circa 58 mila cittadini muoiono ogni anno per suicidio, mentre le patologie mentali costano all´Ue il 3-4% del Pil”. “Inoltre - ricordano Regimenti e Covino - una ricerca Eurisko del 2001 ha calcolato che dalla promulgazione della legge 180, trent´anni fa, che decretò il `superamento degli ospedali psichiatrici´ spostando gli `interventi di prevenzione, cura e riabilitazione´ ai `servizi e presidi psichiatrici extra ospedalieri´, sono state circa 4000 le persone uccise dai loro parenti psicotici. In Italia - concludono - i disturbi psichiatrici costituiscono un problema per oltre 10 milioni di persone, coinvolgendo una famiglia su due, con una spesa farmaceutica stimata di circa 515 milioni di euro”.
Da: http://www.storace.it/2008/09/01

lunedì 7 gennaio 2008

Fabbio tra i Sindaci più amati d’Italia: cresce al 65%. Filippi (Provincia) al 90esimo

Piercarlo Fabbio, Sindaco di Alessandria, è nella top ten dei dieci amministratori più amati dai propri cittadini. Fresco di elezione, divide l’ottavo posto a pari merito con i primi cittadini di Taranto, Tempio-Olbia e Pescara. Lo dice una classifica di gradimento redatta dal Sole 24 Ore che prende in esame i rappresentanti politici degli Enti (Regioni, Province, Comuni capoluogo), confrontando anno per anno il livello di apprezzamento che dimostrano di avere i concittadini. Come dire, lo rivoterebbe? Un buon termometro per Sindaci e Presidenti "in scadenza", anche se pare che in linea generale il gradimento sia sceso un po’ per tutti. L’effetto dell’antipolitica di Grillo? Chi ha motivo di festeggiare è il Sindaco di Alessandria, Piercarlo Fabbio,
che addirittura aumenta il suo consenso rispetto alla percentuale di elezione. Secondo il sondaggio del "Sole" il 65% degli alessandrini sono contenti di lui. A votarlo, nell’aprile scorso, fu il 63%. Ad aver trovato carbone nella calza della Befana è il Presidente della Provincia, Paolo Filippi, che da un anno all’altro ha ancora perso un punticino. Il primo inquilino di Palazzo Ghilini si trova al 90esimo posto su 105 amministratori provinciali di tutta Italia. Nel 2004 era stato scelto dal 50,3% degli elettori, mentre secondo questo recentissimo sondaggio il 46,5% dei conterranei continua a stimarlo e a vederlo bene sullo scranno più alto. Nel 2006 era il 47,8%.
Link di approfondimento :www.giornal.it

domenica 6 gennaio 2008

Convocati il Direttivo Provinciale e quello Comunale de LA DESTRA di Alessandria

Il Portavoce Provinciale Aldo Rovito comunica:
Il Direttivo Provinciale è convocato per il giorno Martedì 8 Gennaio alle ore 20,45.
Il Direttivo Comunale di Alessandria è convocato per il giorno Mercoledì 9 Gennaio alle ore 20,45.
All'o.d.g. : programmazione attività per il prossimo trimestre.
Info: Cell. 33462039314
e-mail: ladestra.alessandria@libero.it

ACCA LARENTIA:30 ANNI DOPO di Francesco STORACE

Ad Acca Larentia dovrebbero andarci tutti senza scorta, evitando fastidiosi e imponenti servizi d’ordine. Come Franco, Francesco e Stefano. Invece vedo che il trentennale di un martirio rischia di trasformarsi in un happening strumentale. Senza alcuna riflessione sul sacrificio di tre ragazzi che con sacralità dobbiamo chiamare camerati, nel significato più profondo di questa parola di guerra e amore, di fede e di comunità. Io c’ero tra i ragazzi di Acca Larenzia come ha ricordato pensando di farmi torto un intellettuale di questi tempi grigi come Angelo Mellone, quando sul Giornale mi ha appellato come attivista del Tuscolano… Non gliene voglio perché non può sapere molto di quegli anni. Era difficile fare futuro mentre ti menavano, ti sprangavano, ti sparavano… C’ero prima e c’ero anche un anno dopo la strage, quando sette pallottole ad altezza d’uomo le mirarono verso di me. Non ci presero, per fortuna… Avrei titolo ad esserci anche domani, trent’anni dopo, ma ragiono su anni di contaminazione da potere che hanno riguardato un’intera generazione. Franco, Francesco e Stefano non sono caduti per un pezzo di potere, ma per valori e ideali calpestati con troppa facilità. Ci siano i militanti senza bandiere ma con l’orgoglio di crederci ancora. Ci sarà Teodoro Buontempo. Io probabilmente andrò a Napoli a ricordare il 7 gennaio con Luigi Ciavardini: entrò in quella sezione due giorni prima della strage

sabato 5 gennaio 2008

Guglielmi e Carraio passano a LA DESTRA in Provincia di Cuneo

Guglielmi e Carraio passano con La Destra
In provincia di Cuneo Benito Guglielmi (dirigente d’azienda in pensione), consigliere comunale di Borgo San Dalmazzo (città di 11.000 abitanti) e Angelo Carraio, imprenditore, consigliere comunale di Entracque (comune di notevole richiamo turistico di 1.000 abitanti), hanno rassegnato le dimissioni da A.N. e hanno costituito i gruppi consiliari de “La Destra”. Lo dichiara il portavoce provinciale, Paolo Chiarenza.

L’agenzia del ministroVisco ha assunto un dirigente: Visco junior

da Roma.
Gabriele Visco, figlio del viceministro dell’Economia Vincenzo, è stato assunto come dirigente da Sviluppo Italia, l’agenzia governativa che si occupa di attrazione degli investimenti ed è controllata al 100% dal dicastero di Via XX Settembre.Il giovane manager, già in Telecom Italia, è stato inquadrato dopo un trimestre da collaboratore (1 luglio - 30 settembre 2007), periodo durante il quale ha percepito un compenso lordo di 46.250 euro. Un caso di nepotismo? A prima vista la risposta potrebbe essere affermativa. La scorsa estate Il Sole 24 Ore e Il Giornale avevano sollevato il caso denunciando la presenza di nomi «eccellenti» nella società guidata dall’amministratore delegato Domenico Arcuri. Oltre a Visco, infatti, figura anche Bernardo Mattarella, nipote del deputato ulivista Sergio. Ma la questione è finita nel dimenticatoio fino a ieri quando il quotidiano Italia Oggi diretto da Franco Bechis ha reso nota l’assunzione del figlio del viceministro.Va altresì ricordato che lo scorso 6 novembre la deputata dell’Italia dei Valori, Silvana Mura, ha depositato a Montecitorio un’interrogazione al ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani (titolare della vigilanza sull’agenzia), sull’opportunità dell’inquadramento chiedendogli di rivelare gli emolumenti corrisposti al giovane dirigente. Ecco, la questione è tutta lì: un fatto di opportunità.Lo stesso Arcuri, all’indomani della sua nomina, denunciò il degrado nel quale versava Sviluppo Italia. «Una banca anomala in cui i soldi si prendevano e non sempre si restituivano», dichiarò puntando il dito contro il «disordine stratificato» nel quale il 63% dei circa 1.700 dipendenti era dedicato a servizi di staff e solo il 37% a produrre ricavi. «La catena di comando è quantomeno bizzarra - aggiunse preannunciando il repulisti - perché un dirigente governa due quadri e tutti gestiscono 5 impiegati».Il disboscamento della ragnatela di partecipazioni (15 controllate, 25 subcontrollate e 124 partecipate) dell’agenzia è ancora agli albori e per quanto riguarda la dismissione delle 17 controllate regionali il decreto «milleproroghe» ha concesso alla società altri sei mesi di tempo fino al prossimo 30 giugno. Ma per fare tutto questo Arcuri, ex numero uno di Deloitte Italia e vicino all’area ds, aveva bisogno di gente fidata e così ha assunto 7-8 manager che avevano già collaborato con lui in passato. Tra questi, oltre a Visco, Paolo Carcone e Giuseppe Arcucci.
E, secondo quanto si apprende, non avrebbe voluto sentir ragioni quando è stata sollevata la benedetta questione di opportunità, ossia assumere il figlio dell’«azionista unico». «Il suo curriculum, la sua esperienza professionale, il coraggio di essersi assunto l’onere di un cambiamento così radicale - e una mole di allusioni e provocazioni - credo valgano di più del suo cognome», ha replicato Arcuri a proposito del caso-Visco. «Un capoazienda chiamato a risanare una situazione disastrosa ha non solo il diritto, ma soprattutto la necessità di avvalersi di un gruppo di collaboratori coeso e consolidato negli anni», ha concluso.Una scelta, legittima, di Arcuri perciò e non un’interferenza di Vincenzo Visco. Ma che, in sostanza, non fa che replicare una prassi consolidata nell’agenzia. Tanto è vero che Gian Antonio Stella sul Corriere parlò di «Sviluppo Parenti» ricordando che nella controllata calabrese (e Arcuri è di Reggio Calabria) figuravano ben 34 assunti riconducibili per parentela e affinità a politici di centrodestra e centrosinistra. Quindi, nessuno scandalo.

Le mie dimissioni da A.N.

On. Gianfranco Fini
Presidente Nazionale di A.N.
v. della Scrofa, 39
00193 ROMA
e p.c. On. Franco Maria Servello
Presidente
dell’Assemblea Nazionale di A.N.
ROMA
Dott. Marco Botta
Presidente Provinciale di A.N.
c.so Romita, 19
15100 Alessandria


Oggetto: Dimissioni

Con la presente rassegno le mie dimissioni da componente dell’Assemblea Nazionale e dalle altre cariche a livello locale che rivesto in Alleanza Nazionale, partito che ho contribuito anche io a fondare a Fiuggi, partito che ha perso negli ultimi anni quella spinta propulsiva che, al momento della fondazione, era presente in noi tutti e soprattutto nella società italiana che molto si attendeva da noi, forse troppo, ma alle cui esigenze non abbiamo saputo rispondere. Al momento della fondazione a Fiuggi era presente in molti di noi, almeno in me, la convinzione che il necessario aggiornamento di posizioni ideologiche, avrebbe consentito alla nuova formazione politica di attestarsi stabilmente su un consenso elettorale dal 15 al 20%.
I risultati eccezionali di Roma e Napoli (e di tante altre città nella tornata elettorale amministrativa immediatamente precedente a Fiuggi) avevano dimostrato che, in situazioni eccezionali, anche con i vecchi simboli, ma con la chiarezza delle idee e dei principi, il corpo elettorale era disposto a votarci in misura massiccia.
In una situazione stabilizzata, un partito rinnovato, ma saldamente ancorato a principi e a valori morali di destra, avrebbe dovuto raggiungere quel risultato: era questa la convinzione di molti di noi, che accettammo quel doloroso passaggio, in vista appunto del consolidamento di un successo di dimensioni tali da consentire ad A.N. di essere stabilmente un partito importante nel panorama politico italiano.
La società italiana si aspettava (e si aspetta ancora) da noi: dirittura e rigore morale innanzi tutto, e poi salda difesa dei principi politici tradizionali della destra italiana: la famiglia, l’identità nazionale, la tutela del lavoro in tutte le sue forme e delle fasce deboli della società.
Abbiamo saputo dare buona prova sotto questo profilo? Sul piano del rigore, in cosa l’atteggiamento di A.N. si è differenziato rispetto a quello dei nostri alleati o dei nostri avversari? Sono state occupate le stanze del potere, ma pur senza incidere molto sul piano politico (quanta destra abbiamo visto in TV, o nell’azione politica dei vari ministri (con qualche eccezione) o dei vari Assessori nei Comuni, nelle Province o nelle Regioni in cui abbiamo governato o nelle quali tuttora governiamo? Nelle città governate dal centrodestra, quale visione di “Città di Destra” si è affermata, al di là di qualche intitolazione di via o di piazza (ma ne ha fatte di più Veltroni a Roma, che i nostri assessori o Sindaci nel resto d’Italia)? E non si è affermata in A.N. invece una sorta di partito degli Assessori, risultato di quella scelta per un “partito leggero” che per molti anni sembrava dominante nel nostro ambiente? Quale concreta azione contro gli sprechi nella pubblica amministrazione hanno condotto i famelici amministratori del centrodestra, in concorrenza spietata tra loro e con le altrettanto fameliche schiere del centrosinistra?
Certo in questi anni anch’io ho condiviso tutte le scelte compiute dal partito: non sono esente da responsabilità e non mi autoassolvo, ma certamente, come tanti altri, condividevo la speranza - o l’illusione - che una parte del partito (nella quale mi riconoscevo e nella quale per antichi vincoli ho continuato a confidare fino a un anno fa, quasi ad occhi chiusi) potesse rappresentare una valida prospettiva di rinnovamento morale di impegno politico di partecipazione popolare e quindi un antidoto contro il partito delle auto blu e degli assessori.
Purtroppo dall’Assemblea Nazionale, in cui si discusse del referendum sulla procreazione assistita e nella quale, solo una decina di noi ebbe il coraggio di votare in modo difforme dalla maggioranza conformista che si schierò a favore di un documento rabberciato e incongruente, le cose sono peggiorate. Dopo la sconfitta elettorale del centrodestra alle ultime elezioni politiche, quali verifiche il partito ha fatto sui risultati della coalizione e soprattutto su quelli del partito? Si è discusso, e dove? e con quali risultati? ad esempio, di certe percentuali minime o di molto inferiori a quelli di precedenti elezioni in molte regioni d’Italia? Quali analisi sono state compiute? Ci si è mai chiesto quale è lo stato di salute di un partito che da sette anni in palese violazione delle norme statutarie non svolge il suo congresso nazionale? Di un partito, formalmente governato da una serie di organi previsti dallo statuto, ma che di fatto è governato a livello centrale da una persona sola ed “appaltato” in sede locale a questo o a quel “ras” di riferimento. La ripetuta richiesta di indizione del Congresso Nazionale, respinta e accantonata dalla “furbata” dell’indizione dei congressi locali, non mi può consentire di rimanere in una organizzazione che ha smarrito non solo le ragioni ideali del suo esistere come organismo politico, ma anche i modi di una possibile convivenza.
Un partito non è una società per azioni, nella quale, in caso di mancato rispetto dei diritti degli azionisti di minoranza si ricorre in Tribunale (lo facciano quelli che continuano a blaterare che l’opposizione si fa all’interno: chiedano al tribunale di Roma con un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 700 di ordinare al Presidente Fini di indire il Congresso Nazionale di A.N.): siamo in democrazia, per fortuna (e dico “per fortuna” non per averlo imparato a Fiuggi, ma per averla praticata la democrazia in oltre 30 anni di militanza nel glorioso MSI, nel quale c’era vera democrazia, perché si discuteva, si litigava, ma si facevano i congressi) e pertanto dico, con rammarico, ma con un senso di liberazione: “me ne vado”, e me ne vado a costruir LA DESTRA, con il senatore Storace.
Cordiali saluti.
Alessandria 20 Luglio 2007
Aldo Rovito

60 anni di lotte

Pubblico l’intervento da me tenuto al Convegno svoltosi il 22 Marzo 2007 presso il Salone dell’ex Taglieria del Pelo in Alessandria in occasione del 60° Anniversario della fondazione del MSI, come contributo alla riflessione di quanti intendano ancor oggi fare politica sulla base di precisi riferimenti storici e culturali.




Ha un senso ricordare oggi il 60° anniversario della fondazione del Movimento Sociale Italiano? Per noi che viviamo immersi nel terzo millennio, che abbiamo voltato le spalle al secolo delle grandi ideologie e delle grandi tragedie, che sembriamo proiettati verso il trionfo delle tecnologie leggere e del pensiero debole, quale significato può avere ricordare la nascita di un movimento politico saldamente ancorato a una delle ideologie che avevano dominato il ‘900?
Per rispondere a queste domande occorrerebbe analizzare a fondo la storia del M.S.I. e degli uomini che lo fondarono e lo diressero sino alla sua estinzione-trasformazione in Alleanza Nazionale, in parallelo con la storia d’Italia.
Senza avere la velleità di riassumere qui quanto la pubblicistica e la memorialistica hanno prodotto in questi ultimi dieci anni (Tarchi, Ignazi, Baldoni, Rao, Accame, Romualdi, Anderson, per citare, non esaustivamente alcuni autori), qualche concetto può essere comunque fissato.
In primo luogo si può dare per assodato che il principale obiettivo di quel manipolo di reduci (qualcuno ancora in clandestinità) che si riunirono a Roma nello studio del rag. Arturo Michelini il 26 Dicembre del 1946, di inserire nella vita politica italiana le centinaia di migliaia di italiani, giovani e meno giovani, che erano accorsi in massa negli ultimi mesi della guerra nelle file della RSI, fu conseguito.
La decisione presa da quel gruppo di uomini provenienti da esperienze culturali sociali e politiche diverse, ebbe come primo risultato quello di indirizzare verso la democrazia intesa dapprima, forse, soltanto come metodo, ma poi, progressivamente, sempre più, come valore in sé, una massa di giovani reduci che altrimenti avrebbero potuto subire la pericolosa fascinazione del ricorso alla lotta armata (anche se magari solo per autodifesa o per spirito di rivalsa).
Erano infatti già nati i FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria) in quel 1946, e a Roma come a Milano avevano già compiuto alcune azioni rilevanti, anche se solo dimostrative, ma non era difficile prevedere che, anche a fronte di una probabile reazione violenta dello schieramento avversario (si noti che peraltro la “Volante Rossa” agì a Milano ancora nel 1947 e nel 1948 con gli omicidi del giornalista De Agazio e del generale Gatti: i “rossi” non avevano certo bisogno di molte provocazioni per scatenarsi!), si sarebbero potuti riaccendere i fuochi non ancora sopiti della guerra civile.
Ma la giovane democrazia italiana non aveva bisogno di ciò!
L’integrazione della “generazione che non si è arresa” (così fu definita quella massa di giovani che, a guerra chiaramente perduta, erano accorsi a combattere sotto i





vessilli della RSI solo “per l’Onore d’Italia” contro quello che era ritenuto il “tradimento dell’8 Settembre”) nella vita democratica del Paese, è stato senza dubbio un risultato di cui va dato merito a quel gruppo di uomini che, convinti che fosse possibile - senza nulla rinnegare e senza nulla voler restaurare - far vivere (o sopravvivere) idee e progetti dell’Italia Fascista nella nuova Italia democratica, avevano fatto nascere il Movimento Sociale Italiano.
Se è scontato attribuire ai Partiti rappresentati nell’Assemblea Costituente, il ruolo di fondatori della Repubblica Italiana, non si puo’ sottovalutare, dal punto di vista appena illustrato, il contributo del Movimento Sociale Italiano quantomeno al rafforzamento e al consolidamento delle Istituzioni Repubblicane.
‘E doveroso però riconoscere anche il contributo importante dato dal M.S.I. alla vita politica italiana, non solo perché i voti di quel partito furono determinanti per la nascita di alcuni governi o per l’elezione di Presidenti della Repubblica o per il governo di molte e importanti città del centro sud, ma anche per il contributo importante dato dal MSI al dibattito politico. Se in Italia si è parlato di repubblica presidenziale, di elezione diretta del premier, di riforma del bicameralismo, e se tali temi sono ancor oggi nell’agenda politica, lo si deve all’azione, al contempo di critica e di proposizione che il MSI fece, soprattutto con Almirante, dal 1970 in poi. Ed è anche questo un doveroso riconoscimento che va fatto agli artefici di quel 26 dicembre del ’46. E bisogna ancora aggiungere la Legge per il voto agli Italiani all’estero, fortemente voluta dal MSI fin dagli anni ’50 e finalmente approvata durante il secondo Governo Berlusconi.
E che dire poi di quel singolare fenomeno per il quale migliaia e migliaia di giovani che, nelle scuole, e non solo, attraverso le organizzazioni giovanili missine (FUAN, Giovane Italia, Raggruppamento Giovanile Studenti e Lavoratori), che fino ai primi anni 60, almeno nelle scuole superiori con la Giovane Italia, erano le uniche presenti, si avvicinarono alla politica alla ricerca di un progetto ideale di società: i dirigenti di allora di queste organizzazioni possono con orgoglio rivendicare come migliaia e migliaia di ragazzi erano chiamati a conoscere e studiare la filosofia di Gentile in contrapposizione a quella di Croce e di Marx, o la poesia di Pound e D’Annunzio, o l’architettura razionalista, in antitesi a quella cultura dominante che veniva percepita come una cultura estranea alla tradizione italiana. Studiavano, eccome quei ragazzi, perché dovevano confrontarsi, oltre che con i loro coetanei, con i professori, imbevuti tutti di cultura crociana o marxista.
Fu neofascista il MSI? Sarebbe ipocrita il negarlo. Anche se è difficile, scavando fra le varie anime che agitarono la vita di quel partito prima della sua estinzione in Alleanza Nazionale, individuare una linea unitaria, è pur vero che ognuno dei vari gruppi che si contesero dal ’46 al ’93 la guida del partito della Fiamma, si rifaceva indubbiamente a principi, a fatti, a figure del Fascismo storico.
Così la cosiddetta “sinistra” si rifaceva alle dottrine del sindacalismo rivoluzionario del giovane Mussolini, come alle fascinazioni della corporazione proprietaria di Ugo Spirito ed alla socializzazione delle imprese varata nel periodo tragico della RSI, mentre la Destra era più propensa a ripetere i richiami ai principi della Tradizione, all’Impero, al Mediterraneo “mare nostrum” sulle cui sponde si era ricreato il mito della missione civilizzatrice di Roma Imperiale, mentre quello che potremo chiamare il Centro era più portato a sottolineare la realizzazione sotto le consolidate istituzioni del regime mussoliniano di infrastrutture moderne, della pace sociale, del ripristino della legalità (le bonifiche, il corporativismo e il prefetto Mori, per intenderci).
‘E comunque sorprendente come ancora oggi, pur non esistendo più il MSI e pur essendosi l’erede principale del MSI, Alleanza Nazionale, dichiarata completamente fuori da quel filone (anche se per questioni affettive per i militanti o di marketing elettorale per i dirigenti, la Fiamma almirantiana viene conservata nel simbolo), non solo, fuori di A.N. esistono partiti e partitini che continuano a dichiararsi eredi del pensiero mussoliniano, non solo nella stessa A.N. molti, tra i suoi quadri intermedi e fra i giovani militanti, se ne sentono ancora i continuatori, ma soprattutto così la stessa A.N. viene percepita dalla massa degli elettori italiani che forse se ne tiene oggi lontana perché troppo sconcertata dalle aperture “liberal” del suo Presidente, mentre nel Novembre del ’93, ancora nel ricordo dello slogan “MSI: fascismo del 2000”, fatto proprio da Fini al congresso di Sorrento di qualche anno prima, avevano votato, senza remora alcuna, a Roma come a Napoli come in tante altre città italiane, liste e candidati sindaci missini con percentuali tra il 40 e il 50 % ed oltre.
Ancora una riflessione, concludendo: in nessuno dei Paesi Europei che conobbero un loro Fascismo, né in Germania, né nella Romania di Codreanu o nella Spagna della Falange o nella Francia di Vichy e degli intellettuali fascisti come Celine, Drieu, Bardèche e Brasillach, ci è stato un così intenso e vasto fiorire di iniziative, di attività e movimenti, di uomini, di intellettuali, di militanti, di case editrici e di giornali, che si sono dichiarati neofascisti come in Italia.
Il Fascismo storico, compreso il periodo della RSI ebbe 26 anni di vita dal 1919 al 1945. Il neofascismo ne ha avuti 60, sempre all’opposizione, per molti anni emarginato e perseguitato, sempre comunque isolato.
Pur senza essere in grado di dare al riguardo alcun giudizio o una spiegazione, non si può non sottolineare l’unicità di questo fenomeno.


Bibliografia (non ragionata, molto personale e parziale):


Giuseppe Bessarione - Lambro-Hobbit. La cultura giovanile di destra, in Italia e in Europa. Roma, 1979
Tarno Kunnas – La tentazione fascista. Napoli, 1982
Adalberto Baldoni – Noi rivoluzionari. La destra e il caso italiano. Roma, 1986
Giuliana De Medici – Le origini del MSI. Dal clandestinismo al primo congresso. Roma. 1986
Adalberto Baldoni e Sandro Provvisionato – La notte più lunga della Repubblica. Roma, 1989
Pino Romualdi - Fascismo Repubblicano. Milano. 1992
Gianni Scipione Rossi - Alternativa e doppiopetto. Il MSI dalla contestazione alla destra nazionale. Roma 1992
Pietro Ignazi – Postfascisti? Bologna, 1994
Marco Tarchi – Esuli in Patria. I fascisti nell’Italia Repubblicana. Parma, 1995
Marco Tarchi - Cinquant’anni di nostalgia. La destra italiana dopo il fascismo. Milano, 1995
Adalberto Baldoni – La Destra in Italia. Roma, 2000
Annalisa Straccioni – A destra della destra. Dentro e fuori l’MSI. Dai FAR a Terza Posizione. Roma, 2000.
Marco De Troia – Fronte della Gioventù. Una militanza difficile. Roma, 2001
Gianni Alemanno – Intervista sulla destra sociale. Venezia, 2002
Massimo Anderson – I percorsi della destra. Napoli, 2003
Luciano Lanna e Filippo Rossi – Fascisti Immaginari. Firenze, 2003
Gianni Scipione Rossi – Il fascismo e gli ebrei. Una storia italiana. Soveria Mannelli, 2003
Angelo Mellone – Dì qualcosa di destra. Da Caterina va in città a Paolo Di Canio. Venezia, 2006
Domenico Di Tullio – Centri sociali di destra. Occupazioni e culture non conformi. Roma, 2006.
Federico Gennaccari – Italia tricolore. Cronologia, personaggi, giornali. Roma, 2006
Nicola Rao – La fiamma e la celtica. Milano, 2006