martedì 19 gennaio 2010

TOMAS CARINI NICOLÒ GIANI E LA SCUOLA DI MISTICA FASCISTA

TOMAS CARINI. NICOLÒ GIANI E LA SCUOLA DI MISTICA FASCISTA
Mursia 2009 €. 21,00.
Come mai un giovane, nato nel 1976, iscritto alla facoltà di filosofia dell’Università di Torino, vincitore di una borsa di studio dell’Associazione Perseguitati Politici Italiani Antifascisti e dell’Istituto Storico della Resistenza, decide di fare la sua tesi di laurea in filosofia con un professore marxista, indirizzando le proprie ricerche verso un argomento sconosciuto ai più, rimosso non solo dalle cattive coscienze degli intellettuali antifascisti alla Bobbio, ma anche dalle conoscenze dei tanti pseudo neo o post fascisti, ritenuti tali solo per becere manifestazioni più o meno folcloristiche e non per vera riflessione storico-politica, come la Scuola di Mistica Fascista, fondata e diretta da Nicolò Giani?Questa la prima domanda che si pone alla riflessione dopo la lettura del libro, opportunamente edito da MURSIA, e tratto da quella tesi di laurea. Ma un altro interrogativo si trova all’interno dello stesso volume, e non è l’Autore a porselo, ma Indro Montanelli, che molti di quei giovani che in quella scuola discettavano di un Fascismo più puro, più aderente alle Idee e ai Principi della Rivoluzione, li aveva conosciuti e frequentati, il quale molti anni dopo, dalla sua comoda posizione di “giornalista di regime” (quello democristiano, come prima lo era stato di quello fascista), si chiedeva se non fossero stati proprio quei giovani, i Nicolò Giani, i Berto Ricci, i Guido Pallotta, benchè sconfitti assieme al regime che con la loro scuola avrebbero voluto riportare alla purezza delle origini, i veri vincitori, nel confronto con gli intellettuali, loro coetanei, che dopo la sconfitta, quello stesso regime condannavano e demonizzavano.Nel volume è contenuta anche una citazione interessante; è di uno studioso marxista, Luciano Canfora, il quale invita gli studiosi a non accontentarsi dei dati acquisiti da chi si è occupato in precedenza di una certa materia, ma invita a proseguire gli studi, attraverso la ricerca continua, consapevole che nuovi studi possono condurre a nuovi esiti.Alla fine del libro, quasi stupiti con l’autore del fervore e del rigore morale di Giani e degli altri allievi di quella Scuola, viene spontaneo un altro interrogativo: ma come mai, ancora ad oltre 60 anni dalla fine del regime fascista e del suo capo e fondatore, il fascismo suscita ancora interesse, il suo studio pone ancora interrogativi e promuove dibattiti accademici, pubblicazioni di saggi, come quello del torinese Carini o anche ambientazioni di romanzi “noir” come quello del torinese (anche lui!)Ballario? Che il “male assoluto” sia solo il pensiero debole di chi con quella fase volle definire quel periodo della storia italiana?

In ricordo dei caduti sul lavoro

Anche il 2010 si è aperto con un grave incidente sul lavoro, accaduto proprio nella nostra provincia a Sale, che ha fatto registrare ben due morti. Altri due lavoratori stroncati mentre andavano a guadagnarsi il pane quotidiano, altre due famiglie nel lutto e nel dolore. Mentre a Torino stancamente si apre il processo per i morti dell'amianto contro i vertici della Eternit, e prosegue quello contro i responsabili della Thyssen Krupp. Non vorremmo però più parlare di processi, di indagini, di risarcimenti: vorremmo parlare di "buone pratiche" per l'eliminazione degli infortuni sul lavoro o per lo meno per una significativa riduzione del loro numero e della loro gravità. Le leggi ci sono, bisogna applicarle e farle applicare, da un lato razionalizzando la complessa rete dei controlli e dall'altro, rafforzando gli organici degli enti (forse troppi) preposti a questi controlli. Intanto segnalo che negli stessi giorni la Commissione toponomastica del Comune di Alessandria, approvava all'unanimità la proposta di intitolare una sede stradale alle Vittime della Thyssen Krupp. Proponenti erano stati due consiglieri comunali il "compagno " Bellotti (PdS) e il "camerata" Rovito (La Destra). Forse perchè frastornati dalle polemiche un po' "retrò" per altre intitolazioni, i giornali locali non ne hanno parlato. Ci auguriamo che al momento dell'inaugurazione dell'intitolazione, non si elevino i soliti discorsi intrisi di retorica, ma si possa assistere ad una seria presa di coscienza di un problema che non saranno certo le "liberalizzazioni" (siano di Bersani o di tremonti, non importa) a risolvere.

ALESSANDRIA INTITOLERA’ UNA SEDE STRADALE A GIORGIO ALMIRANTE?

ALESSANDRIA INTITOLERA’ UNA SEDE STRADALE A GIORGIO ALMIRANTE?

Sembra di sì, stando al voto espresso dalla Commissione Toponomastica, che dobbiamo ricordare, non è una commissione con poteri decisionali, in quanto l’ultima parola spetta al Sindaco. Intanto, come cofirmatario col collega Bocchio della proposta di intitolare una sede stradale a Giorgio Almirante, voglio ringraziare pubblicamente i Gruppi Consiliari che hanno espresso parere favorevole: La Lega Nord, AN-PdL, Forza Italia - PdL, Prima Alessandria. Mi dispiace che gli altri gruppi, astenendosi, non partecipando al voto o votando contro, abbiano impedito una votazione unitaria, lasciando prevalere lo spirito di fazione su quello della pacificazione nazionale.Voglio qui brevemente ricordare uno solo dei meriti politici che la Storia ha già riconosciuto a Giorgio Almirante (tralascio pertanto di parlare di altre qualità che pur possedeva in sommo grado: la cultura, la capacità oratoria, l’onestà, la dirittura morale), per soffermarmi su un aspetto che va riconosciuto a Lui come Segretario per lunghi anni del Movimento Sociale Italiano e comunque come leader importante di quel partito anche nei periodi in cui non ne era alla guida. Si deve infatti ad Almirante (ed agli altri fondatori del MSI, fra tutti ad Arturo Michelini e a Pino Romualdi) se nell’immediato dopoguerra una massa di giovani reduci, di epurati, di ex prigionieri, di rimpatriati dalle Colonie e dalle Terre perdute, che altrimenti avrebbero potuto subire la pericolosa fascinazione del ricorso alla lotta armata (anche se magari solo per autodifesa o per spirito di rivalsa), fu indirizzata invece verso la democrazia intesa dapprima, forse, soltanto come metodo, ma poi, progressivamente, sempre più, come valore in sé. Erano infatti già nati i FAR (Fasci di Azione Rivoluzionaria) in quel 1946, e a Roma come a Milano e a Torino avevano già compiuto alcune azioni rilevanti, anche se solo dimostrative, ma non era difficile prevedere che, anche a fronte di una probabile reazione violenta dello schieramento avversario (si noti che peraltro la “Volante Rossa” agì a Milano ancora nel 1947 e nel 1948 con gli omicidi del giornalista De Agazio e del generale Gatti: non avrebbe avuto certo bisogno di molte provocazioni per scatenarsi ancora di più!), si sarebbero potuti riaccendere i fuochi non ancora sopiti della guerra civile.Ma la giovane democrazia italiana non aveva bisogno di ciò!L’integrazione della “generazione che non si è arresa” (così fu definita quella massa di giovani che, a guerra chiaramente perduta, erano accorsi a combattere sotto i vessilli della RSI solo “per l’Onore d’Italia” contro quello che era ritenuto il “tradimento dell’8 Settembre”) nella vita democratica del Paese, è stato senza dubbio un risultato di cui va dato merito a Giorgio Almirante.Se è ovvio e scontato attribuire ai Partiti rappresentati nell’Assemblea Costituente, il ruolo di fondatori della Repubblica Italiana, non si puo’ sottovalutare, dal punto di vista appena illustrato, il contributo del Movimento Sociale Italiano e di Giorgio Almirante quantomeno al rafforzamento e al consolidamento delle Istituzioni Repubblicane.Ecco perché sarebbe stata preferibile una approvazione a più larga maggioranza, ma credo che gli Alessandrini condivideranno queste mie considerazioni.
Aldo RovitoConsigliere Comunale Segretario Provinciale La Destra

CHI VUOLE LA TURCHIA IN EUROPA?

“Chi vuole la Turchia in Europa?” questo il tema della Tavola Rotonda organizzata da LA DESTRA a Novi Ligure presso la Sala dell’Hotel Viaggiatori nel pomeriggio dello scorso sabato 16 gennaio.. Sulla base di una relazione del dr. Fabio Robotti, che ha analizzato le motivazioni culturali, economiche, sociali e politiche che rendono almeno problematica l’adesione della Turchia all’Unione Europea, e che fanno propendere La Destra per un deciso NO! Anche tra gli altri partecipanti alla Tavola Rotonda è prevalso un chiaro indirizzo contrario, per lo meno nelle attuali condizioni (posizioni dell’UDC, Sig.ra Depetro, dell’ApI, Comm. Giannattasio e cel PdL Ferretti, che auspica in un prossimo futuro un cambiamento delle condizioni interne della Turchia per favorirne l’ingresso nell’U.E.; decisamente contraria, invece, la posizione espressa dal Capogruppo dei “Novesi per la Libertà”, Pietro Dolcino, e dal rappresentante della Lega Nord, Molinari (La Turchia non è Europa).
Nelle conclusioni dell’incontro, il segretario regionale de La Destra, Lonero, si è complimentato con la dirigenza Novene de La Destra per il successo della manifestazione che è riuscita a mettere attorno allo stesso tavolo, i rappresentanti di Partiti così diversi e con opinioni divergenti anche sul tema oggetto della tavola rotonda e ha ribadito l’impegno de LA DESTRA di opposizione all’ingresso della Turchia in Europa, in quanto esso snaturerebbe completamente l’essenza stessa dell’Unione Europea e le ragioni fondanti dell’Europa, facendo notare che solo La Destra, nelle scorse Elezioni europee ha iscritto questo tema nel suo programma elettorale, mentre l’attuale governo (PdL – Lega Nord), sembra non volersi occupare del problema, lasciando che a decidere siano le burocrazie e le lobby affaristiche di Bruxelles.