martedì 10 novembre 2009

A proposito di aziende in crisi e di licenziamenti

Di ritorno dalla seconda conferenza programmatica de LA DESTRA svoltasi a Pomezia, ci immergiamo nella dura realtà del momento: aziende (anche pubbliche) in crisi, riduzioni di personale, licenziamenti. Per carità nulla da eccepire, nell’ottica del libero mercato. Ma, intanto, vorrei domandare una cosa: è dall’inizio del secolo che tutti, politologi, commentatori, politici,ecc., ci imbottiscono la testa oltre che le orecchie con lo slogan della fine delle ideologie del passato, ma se così è, come mai, l’unica ideologia sopravvissuta ed anzi apparentemente vincente è quella del liberalismo? Una ideologia, nata, ricordiamocelo, nell’ottocento, in quell’ottocento, nel quale le condizioni dei lavoratori e delle loro famiglie erano quelle così abilmente descritte da Charles Dickens nei suoi romanzi. Nel secolo successivo, il cosiddetto “secolo breve”, si tentò di correggere quelle distorsioni, anzi quelle aberrazioni: nacquero in Europa, variamente modulate, le prime forme di Welfare, in parte importate negli USA dalla politica economica del Presidente Roosvelt. Ma la forza delle Lobbies finanziarie, impedì l’avverarsi del sogno di Ezra Pound di costruire “case con pietra solida” senza usura: la seconda guerra mondiale, i suoi tragici esiti, misero in crisi il modello europeo di terza via. Nel 1989, il crollo del muro di Berlino poneva fine definitivamente ad ogni illusione di un comunismo autoriformatosi nella glasnost e nella libertà; così oggi siamo ritornati, pur nell’epoca della globalizzazione e della tecnologia avanzata, alla più cruda applicazione delle leggi di mercato.
NON CI STIAMO! Per noi il lavoratore NON ‘E UN COSTO DELLA PRODUZIONE: è una ricchezza per l’azienda ed un valore aggiunto per la società: Licenziare un lavoratore non diminuisce i costi aziendali: IMPOVERISCE la comunità. Dobbiamo partire da qui per affermare un nuovo modello economico, in cui i lavoratori siano chiamati a partecipare alla gestione e agli utili delle aziende,in cui il lavoro non sia considerato più un semplice costo di produzione da comprimere a tutti i costi, ma il mezzo con il quale l’uomo esplicita la propria personalità a beneficio dell’intera comunità, ricordandoci che il lavoro è per l’uomo, e non l’uomo per il lavoro.
N. B. Ogni riferimento a fatti reali e locali è interamente voluto. Aggiungiamo che nella recente crisi finanziaria, le responsabilità dei dirigenti delle banche, delle finanziarie, dei trusts (anche noi usiamo l’inglese!) sono state ben accertate, ma nessuno ha pagato, anche attenuatasi la bufera, si sono riaumentati stipendi e benefits (aridagli con l’inglese!): bene pensiamo che, per risanare l’economia un licenziamento collettivo di dirigenti (anche di società pubbliche) sia quanto mai necessario! Aldo Rovito

Rovito chiede l'istituzione del Garante dei diritti dei detenuti presso il Comune di Alessandria

CITTA’ DI ALESSANDRIA
Consiglio Comunale

Il sottoscritto Consigliere,
premesso che:

-il pieno rispetto della persona umana e la esigibilità dei suoi diritti fondamentali sono principi basilari della Costituzione della Repubblica;

-la garanzia del rispetto e della tutela di tali principi deve, conformemente all’art. 27 della Costituzione, riguardare anche chi ha violato le leggi;

-in tale spirito si è affermato anche a livello europeo l’esigenza di dare vita ad una figura che si ponga quale promotore dei diritti di cittadinanza attiva delle persone private a qualunque titolo della libertà personale, mentre la Convenzione dell’ONU contro la tortura del 1987, cui anche l’Italia ha aderito, impone a tutti gli Stati firmatari di dotarsi di uno strumento che nel solco dell’Ombudsman della tradizione anglosassone operi nell’ambito penitenziario;

-a livello nazionale sono state presentate diverse proposte di legge al riguardo sia nella precedente legislatura che nell’attuale, ma non si è andati oltre l’esame in Commissione;

-a livello Regionale e Comunale invece sono stati istituiti e nominati i Garanti dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale nella Regione Lazio, che è stata la prima ad istituire (L. R. 17.09.2003) l’”Ufficio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale” ed a nominare il Garante, seguita dalle Regioni Campania, Lombardia, Marche e Sicilia, altrettanto è avvenuto nei Comuni di Bergamo, Bologna, Brescia, Ferrara, Firenze, Nuoro, Pisa, Pescara, Reggio Calabria, Roma, Rovigo, San Severo, Sulmona, Sassari e Torino e nelle Province di Ferrara, Lodi, Milano e Roma.

-il nostro Comune è sede di due Istituti Penitenziari, dei quali in diverse occasioni, sia in relazione alle condizioni generali di vita dei detenuti che in particolare per l’esercizio del diritto allo studio, il Consiglio Comunale e la Commissione per le Politiche Sociali si sono occupati;

-il sostegno anche alle persone che hanno violato le leggi rientra nello spirito non solo dello Statuto del Comune di Alessandria, ma anche della “Alessandrinità” in sè e per sé intesa, se è vero come è vero che, ad opera del Rattazzi (più noto per le vicende del nostro Risorgimento che portarono all’Unità d’Italia), Alessandria conobbe l’Istituto dell’Avvocatura dei Poveri;

PROPONE
con l’approvazione della delibera di seguito estesa, la istituzione nell’ambito del Comune di Alessandria del Garante dei diritti dei cittadini sottoposti a misure restrittive della libertà personale.
Tale figura per le funzioni affidategli (promozione della cultura dell’umanizzazione della pena, promozione di iniziative d’intesa con gli Enti competenti per la fruizione di tutti i diritti da parte delle persone detenute o limitate nella libertà personale, osservazione, vigilanza e segnalazione di ogni eventuale criticità alle competenti autorità), non solo deve essere rigorosamente super partes, ma deve anche possedere acclarata competenza nel campo delle scienze giuridiche, sociali e nella tutela dei diritti, oltre che conoscenza delle realtà penitenziarie cittadine.
Alessandria 22 Ottobre2009

Il Consigliere Comunale Aldo Rovito

Proposta di Delibera di iniziativa consiliare

Avente ad oggetto: Istituzione nell’ambito del Comune di Alessandria dell’Ufficio del Garante dei diritti dei cittadini privati della libertà personale




Art. 1- Istituzione del Garante dei diritti dei cittadini sottoposti a misure restrittive della libertà personale

‘E istituito nell’ambito del Comune di Alessandria il Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, di seguito denominato Garante, al fine di tutelare, in conformità ai principi di cui agli artt. 2, 3 e 4 della Costituzione e nell’ambito delle materie di competenza comunale, i diritti di tali persone.

Art. 2. – Funzioni del Garante

1. Il Garante:
a) promuove l’esercizio dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile e di fruizione dei servizi comunali delle persone private delle libertà personali residenti o dimoranti nel territorio comunale di Alessandria con particolare riferimento ai diritti fondamentali alla casa, al lavoro, alla formazione, alla tutela della salute, allo sport, per quanto attiene alle attribuzioni e alle competenze del Comune, e tenuto conto della loro condizione di restrizione;
b) promuove iniziative di sensibilizzazione pubblica sul tema dei diritti umani delle persone private della libertà personale e della umanizzazione della pena detentiva;
c) promuove iniziative congiunte ovvero coordinate con altri soggetti pubblici competenti nel settore per l’esercizio delle funzioni di cui alla lettera a);
d) promuove con le Amministrazioni interessate protocolli di intesa utili a poter espletare le sue funzioni anche attraverso visite ai luoghi di detenzione, in accordo con gli organi preposti alla vigilanza penitenziaria.
2. I soggetti nei confronti dei quali il Garante espleta le sue funzioni sono: le persone ristrette negli Istituti Penitenziari, quelle in in esecuzione penale esterna, le persone sottoposte a misure cautelari personali, le persone in stato di arresto o di fermo, nonché le persone presenti nelle strutture sanitarie in quanto sottoposte a trattamento sanitario obbligatorio.

Art. 3 - Nomina e durata

1. Il Garante è nominato dal Sindaco con proprio decreto, previa consultazione con la Conferenza dei Capigruppo, e previo svolgimento delle procedure previste dall’art.65 del Regolamento del Consiglio Comunale, entro 60 giorni dalla elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale.
2. Il Garante resta in carico per cinque anni. L’incarico è rinnovabile per non più di una volta.

Art. 4 – Requisiti per la nomina. Incompatibilità

1. Il Garante è scelto tra persone dotate di indiscussa e acclarata competenza nel campo delle scienze giuridiche, delle scienze sociali, ovvero delle attività sociali negli istituti di prevenzione e pena e nei Centri di servizio sociale e di esperienza acquisita nella tutela dei diritti, e che offrano la massima garanzia di indipendenza, obiettività, competenza e capacità di esercitare con efficacia le proprie funzioni.
2. La carica di Garante è incompatibile con quella di membro del Parlamento, Ministro, Consigliere o Assessore Comunale, Provinciale o Regionale, nonché di Amministratore di ente pubblico, azienda pubblica o società a partecipazione pubblica o di ente o associazione che riceva a qualsiasi titolo sovvenzioni o contributi dal Comune.
3. Il Garante non può esercitare, durante il mandato, altre attività di lavoro autonomo o subordinato.

Art. 5 – Relazione agli organi del Comune

1. Entro il 30 Marzo di ogni anno il Garante presenta una relazione sull’attività svolta nell’anno precedente e sui risultati ottenuti al Sindaco e, in apposita seduta, al Consiglio Comunale.
2. Copia della relazione annuale del Garante viene inviata a tutti i responsabili delle strutture di cui all’art. 3, comma 2.
3. Il Garante può comunque riferire e richiedere iniziative e interventi all’Amministrazione Comunale di propria iniziativa ogni qualvolta lo ritenga opportuno per i fini di cui all’art. 2.

Art. 6 – Struttura, personale e indennità

1. Per lo svolgimento dei propri compiti, il Garante è assistito da un ufficio dell’Amministrazione Comunale, che sarà istituito con successiva deliberazione della Giunta Comunale.
2. Il Garante ha diritto a percepire, per tutto il periodo durante il quale esercita il suo mandato, una indennità pari al 50% di quella spettante al Sindaco.

Art. 7 – Norme transitorie e finaliIl Garante nominato per la prima volta a seguito della approvazione della presente delibera cessa dal proprio incarico contemporaneamente alla cessazione del mandato del Sindaco, e tale nomina è da ritenersi non produttiva di effetti ai fini di cui all’art. 3, Comma 2 della presente del

domenica 25 ottobre 2009

Centro Studi sull'Immigrazione e l'Emigrazione

Centro Studi sull'Immigrazione e l'Emigrazione

lunedì 19 ottobre 2009
STIAMO COSTITUENDO UN “CENTRO STUDI SULL’IMMIGRAZIONE E L’EMIGRAZIONE”, per il quale chiediamo di contattare giovani neolaureati/e in Sociologia, Economia, Demografia, Statistica, Giurisprudenza, per collaborazione. Il centro Studi si basa sulla seguente PremessaL’Italia ha conosciuto di recente il fenomeno dell’immigrazione. Il nostro è stato un popolo che ha vissuto l’emigrazione come opzione spesso stimolata dalla necessità di trovare una soluzione alla propria condizione di indigenza e insoddisfazione sociale. Molti italiani hanno rincorso, sopratuuto all’inizio del XX secolo il sogno americano dove la fiducia all’autorealizzazione ha magnetizzato un enorme flusso di popolazione.Da un recente contributo del sociologo americano Jeremy Rifkin (in Il Sogno Europeo, 2004) emerge il declino del “Sogno Americano”, privato dei suoi elementi originari e costitutivi, cui fa da contraltare il “Sogno Europeo” in ascesa con i suoi tratti innovativi, che presenta potenzialità in grado di ripercorrere, riadattandola, l’esperienza americana come polo di attrazione per individui animati dal desiderio di affermazione.Dice Rifkin:“Il sogno europeo pone l’accento sulle relazioni comunitarie più che sull’autonomia individuale, sulla diversità culturale più che sull’assimilazione, sulla qualità della vita più che sull’accumulazione di ricchezza, sullo sviluppo sostenibile più che sull’illimitata crescita materiale, sul “gioco profondo” più che sull’incessante fatica, sui diritti umani universali e su quelli della natura più che sull’incessante fatica, sui diritti umani universali e su quelli della natura più che sui diritti di proprietà, sulla cooperazione globale più che sull’esercizio unilaterale del potere”.Oggi l’Europa si presenta come la nuova terra delle opportunità per milioni di persone che aspirano ad inserirsi in un’area estesa in cui i rischi connessi alle opportunità di realizzazione sono mitigati, ammortizzati dagli istituti protettivi e di sostegno all’eventuale insuccesso.La scelta migratoria può avere motivazioni volontarie, indotte dall’attrazione esercitata dai paesi recettori, o imposte, originate dai paesi produttori del flusso migratorio. Entrambe le tendenze convergono delineando un ambivalente impulso declinato sia nel desiderio di opportunità ignote sia nella evasione da un ambiente ostile al quale tuttavia si appartiene.Occorre studiare i fenomeni per conoscerli e conoscerli è il presupposto essenziale, per poter agire. Per questo nasce il “Centro studi economici, giuridici e sociali sull’immigrazione e l’emigrazione”, come palestra per gli studiosi, ma anche come strumento per chi, avendo responsabilità di governo, ad ogni livello, voglia prendere decisioni, che abbiano un valore di prospettiva e non siano fondate solo sull’immediata esigenza dell’emotività.Contattateci, per ora, qui, oppure su Facebook, oppure al mio indirizzo aldo.rovito@libero.it

Principi guida per una possibile politica di integrazione

Principi guida per una possibile politica di integrazione

sabato 17 ottobre 2009 alle ore 12.30
'E UN ARGOMENTO DIFFICILE:NON PRETENDO, a differenza di tanti, DI AVERE LA VERITA' IN TASCA: CHIEDO CRITICHE,PROPOSTE E CONFRONTO Grazie!L’Italia ha conosciuto di recente il fenomeno dell’immigrazione. Il nostro è stato un popolo che ha vissuto l’emigrazione come opzione spesso stimolata dalla necessità di trovare una soluzione alla propria condizione di indigenza e insoddisfazione sociale. Molti hanno rincorso, sopratuuto all’inizio del XX secolo il sogno americano dove la fiducia all’autorealizzazione ha magnetizzato un enorme flusso di popolazione.Da un recente contributo del sociologo americano Jeremy Rifkin (in Il Sogno Europeo, 2004) emerge il declino del “Sogno Americano”, privato dei suoi elementi originari e costitutivi, cui fa da contraltare il “Sogno Europeo” in ascesa con i suoi tratti innovativi, che presenta potenzialità in grado di ripercorrere, riadattandola, l’esperienza americana come polo di attrazione per individui animati dal desiderio di affermazione.Dice Rifkin:“Il sogno europeo pone l’accento sulle relazioni comunitarie più che sull’autonomia individuale, sulla diversità culturale più che sull’assimilazione, sulla qualità della vita più che sull’accumulazione di ricchezza, sullo sviluppo sostenibile più che sull’illimitata crescita materiale, sul “gioco profondo” più che sull’incessante fatica, sui diritti umani universali e su quelli della natura più che sull’incessante fatica, sui diritti umani universali e su quelli della natura più che sui diritti di proprietà, sulla cooperazione globale più che sull’esercizio unilaterale del potere”.L’Europa si presenta come la nuova terra delle opportunità per milioni di persone che aspirano ad inserirsi in un’area estesa in cui i rischi connessi alle opportunità di realizzazione sono mitigati, ammortizzati dagli istituti protettivi e di sostegno all’eventuale insuccesso.La scelta migratoria può avere motivazioni volontarie, indotte dall’attrazione esercitata dai paesi recettori, o imposte, originate dai paesi produttori del flusso migratorio. Entrambe le tendenze convergono delineando un ambivalente impulso declinato sia nel desiderio di opportunità ignote sia nella evasione da un ambiente ostile al quale tuttavia si appartiene.L’Italia ha una collocazione geografica che la espone agli sbarchi clandestini provenienti sia dall’Europa Orientale sia dal Nord Africa.Nell’affrontare la tematica relativa al flusso migratorio bisogna avere la consapevolezza che sono fallimentari gli approcci finalizzati al suo arresto; bisogna invece interrogarsi su iniziative di governo del fenomeno sia sotto il profilo della sicurezza, ispirato alla fermezza, sia sotto il profilo dell’opportunità, orientato alla solidarietà.La fermezza si esprime nel contrasto alla clandestinità che oltre a collocarsi nell’ambito dell’economia irregolare del lavoro nero, rappresenta fonte di inquietudine sociale per i suoi potenziali risvolti criminosi.L’opportunità di governare l’immigrazione parte dal presupposto che è sbagliato ipotizzare il blocco delle frontiere, perché la povertà dei paesi da cui si origina il flusso migratorio persisterà. Inoltre, il lavoro extracomunitario mantiene vitali determinati settori produttivi, pertanto ha una valenza economica positiva che non possiamo mortificare, ma assecondare, agevolando l’effettiva integrazione degli immigrati.L’integrazione costituisce un fattore di contenimento dei possibili focolai di rivolta sociale animati dalla discriminazione che promuove un risentimento dell’escluso.Dice Rifkin in Il Sogno Europeo:“…la discriminazione perpetua il ciclo povertà-alienazione e alimenta le fiamme della rivolta sociale, generando un circolo vizioso che non è facile spezzare. A ciò si aggiunga che spesso i i genitori immigrati non hanno la capacità di esercitare sui figli il controllo parentale che, nella comunità di origine, avrebbero esercitato tradizionalmente. L’indebolimento dell’autorità della famiglia, combinato con la povertà e con il senso di sradicamento, costituisce un potente fattore di innesco di comportamenti criminosi ed antisociali”.Come non sono tollerabili azioni discriminatorie verso coloro che intendono agire nell’ambito della legalità e inserirsi nella società ospitante, accettandone i valori comuni come esito di una sedimentazione culturale ancestrale, altrettanto intollerabili risultano forme di importazione della criminalità, che rifiutano il sistema cogente del diritto nazionale.L’invecchiamento progressivo della popolazione italiana –ed europea- e lo scarso indice di natalità, debbono imporre una politica di promozione della famiglia e della natalità.“L’età media in Europa, oggi di 37,7 anni, nel 2050 sarà di 52,3, mentre nello stesso periodo negli Stati Uniti l’età media non toccherà i 35,4 anni”(in J. Rifkin, già citato). Le analisi previsionali sostengono che la popolazione europea al 2050 diminuirà del 13%. Sono dati sui quali riflettere e non per ritenere l’immigrazione un fenomeno “necessitato” anche per sostenere la competitività economica del sistema europeo, o per lo meno non soltanto per questo. In primo luogo una sera e programmata politica demografica, fatta di concreti sostegni alla famiglia e alla natalità. Contemporaneamente occorrerà anche dotarsi di una strategia politica che favorisca l’integrazione partecipata, rispettosa e sentita, in cui i diritti siano affiancati dai doveri, respingendo con “tolleranza zero” i fautori della decomposizione della struttura sociale e culturale dei paesi di accoglienza perché non ambiscono ad integrarsi ma a disintegrare.Dice Pera in Senza Radici:“Integrare è diverso da aggregare, profondamente diverso: l’integrazione presuppone un dialogo a partire dalla mia posizione (a partire dai valori propri), l’aggregazione presuppone l’accondiscendenza. L’integrazione non implica la parità delle posizioni di partenza; implica la pari disponibilità ad accettare l’eventuale approdo comune.”Il maggior indice di natalità proprio delle popolazioni di cultura mussulmana e non, provenienti dall’Africa è un dato di fatto: da ciò può ipotizzarsi, rebus sic stantibus, cioè in assenza di una strategia politica complessa, che ad una politica di sostegno e promozione della famiglia e della natalità affianchi una strategia di valorizzazione e conservazione dei propri connotati culturali caratteristici, una preponderanza demografica di tali popolazioni nel vecchio continente. L’inerzia sarà causa di una progressiva estinzione fisica e culturale del Vecchio Continente. Senza alimentare posizioni razziste o discriminatorie, occorre agire con la consapevolezza che abbiamo l’obbligo morale di preservarci come cultura e impedire che gli ingressi di oggi siano il primo passo della colonizzazione di domani, pretendendo e, se occorre, imponendo a chi vuole soggiornare nei nostri territori, il rispetto dei nostri valori, l’osservanza delle nostre leggi, il riconoscimento dei principi fondamentali su cui si basa la nostra Costituzione.La Carta Costituzionale contiene valori sociali che sono stati ispirati anche dalla tradizione cristiana: la sua accettazione soltanto può rappresentare la vera volontà di effettiva integrazione e di consapevole rispetto delle regole del Paese ospitante.Se non reagiamo, il rischio è l’estinzione della nostra cultura per l’effetto congiunto della depressione demografica e del radicalismo religioso.Al giorno d’oggi non esistono più sistemi culturali confinati negli ambiti nazionali. La mobilità insita nel concetto di globalizzazione rende la diaspora culturale un viaggio non di sola andata: i sistemi di comunicazione mantengono vitali i rapporti con le fonti culturali da cui si trae incessante alimento. Il modello di interazione può definirsi reticolare, instaurando un collegamento ininterrotto tra i vari nodi che compongono la rete. Difendere e perorare la propria specificità culturale, la propria identità, pretendendone il rispetto, non significa trincerarsi dietro posizioni xenofobe. Le diversità debbono coabitare, rispettarsi, riconoscersi e conservare ciascuna la propria tradizione,senza imporsi sulle altre perché la propria “origine” non deve coincidere con la “fine” delle altre fonti culturali.Come esempio concreto di integrazione in atto, possiamo esaminare la riunificazione europea a 25 stati, che rappresenta un caleidoscopio di identità e di sentimenti che si armonizzano in una nuova comunità europea che si riconosce nell’UNITA’ NELLA DIVERSITA’. Questo è il principio che meglio condensa i propositi integrativi e quelli di preservazione della ricchezza identitaria. L’Europa come collettore di identità diverse che confluiscono in una comune cornice istituzionale, integrandosi senza alcuna propensione o volontà di sopraffazione, in quanto consapevoli delle comuni radici.“Radicizzare” una identità è cosa ben diversa dal “radicalizzarla” perché non vi è alcun intento finalizzato a rivestire l’essenza di una tradizione (culturale, storica, religiosa,…) con l’abito dell’intolleranza.Il presupposto dell’autentica integrazione è rappresentato da una realtà nella quale inserirsi: NON CI SI INTEGRA NEL NULLA!Occorre per questo avere piena consapevolezza delle proprie tradizioni culturali, per potersi confrontare con “altre” tradizioni e per pretendere che queste “altre” tradizioni ad esse si adeguino.

Palermo. Dava notizie di mafia:giornalista punita.

Palermo. Dava notizie di mafia:giornalista punita
domenica 9 agosto 2009 alle ore 11.35
PalermoDava notizie di mafiagiornalista punitaInserire notizie di crona-ca giudiziaria che riguardanopolitici sotto processo per ma-fia nella rassegna stampa rovi-na “i sani interessi aziendali”dell’Ast, l’Azienda Siciliana trasporti. Per questo motivola Giornalista Valeria Giarrus-so, dipendente dell’azienda, èstata sollevata dall’incarico direalizzare, appunto, la rasse-gna stampa. Nei suoi confron-ti il Presidente dell’Ast, Dario Lo Bosco, ha pure avviato unaContestazione “a tutela” della società. Questa la notizia, come riportata dalla Stampa del 6 agosto a pag.18. Non so se e con quanta evidenza altri quotidiani nazionali l’abbiano riportata, né tantomeno so come si siano comportati i giornali siciliani. Certo, nella stessa pagina della Stampa quel giorno la notizia più importante, titolo su quattro colonne e foto, era dedicata allo sciopero dei bagnini sulle spiagge di Rimini.Qualche settimana prima tutti i giornali avevano dedicato chi più chi meno ampi spazi al ricordo dell’eccidio mafioso in cui fu assassinato il giudice Paolo Borsellino. Ma, passato l’anniversario e la sua celebrazione, torna il silenzio. Fatti come quello della giornalista di Palermo rimossa dall’incarico perché inseriva notizie di cronache giudiziarie riguardanti politici sotto processo per mafia, sono invece ancora più gravi di un omicidio perpetrato, perché spiegano meglio e più di ogni indagine sociologica o di ogni inchiesta parlamentare, come e perché la mafia in Sicilia, malgrado tutti i colpi che Magistratura e Forze dell’Ordine continuano a infliggerle continui a prosperare. Ovviamente non conosco gli sviluppi dei fatti, ma mi piacerebbe apprendere che il Sig. Dario Lo Bosco sia stato rimosso dalla carica. In attesa, vorrei non essere il solo ad esprimere solidarietà alla Sig.ra Giarrusso: propongo che le rassegne stampa realizzate dai Comuni, dalle Provincie e dalle Regioni OBBLIGATORIAMENTE contengano notizie tratte dalle cronache giudiziarie locali o nazionali riguardanti la mafia.
P.S. Dopo una settimana, sempre da La stampa si è appresa che la mobilitazione registratasi in tutta Italia, ha fatto revocare l'annunciato trasferimento della giornalista

lunedì 16 marzo 2009

Mutuo Sociale:potrebbe diventare realtà in Piemonte

Il Consigliere Comunale Aldo ROVITO, Segretario Provinciale de LA DESTRA,ha depositato presso la segreteria del Consiglio Comunale di Alessandria il progetto di legge regionale d'iniziativa del Comune di Alessandria, per facilitare l'accesso del risparmio alla proprietà della prima casa d'abitazione, attraverso il sistema del Mutuo Sociale.Se la proposta sarà approvata dal Consiglio Comunale di Alessandria, essa diverrà proposta di legge del Comune di Alessandria al Consiglio Regionale del Piemonte. Finalità della Legge è di dare una casa a chi non ce l'ha e non può permettersi i costi perversi di un mutuo bancario o di un canone di locazione usuraio. Con la originale formula del Mutuo Sociale (ideata dai giovani di "CasaPound" di Roma e fatta propria dal programma de LA DESTRA di Storace nel Congresso dello scorso Novembre), invece anche chi ha un basso reddito può accedere alla proprietà della casa, in quanto la rata mensile versata dagli assegnatari rappresenta una quota, in nessun caso superiore ad un quinto del reddito del nucleo familiare assegnatario del totale del debito - calcolato aggiungendo al costo di costruzione dell'alloggio la quota interessi sulla base del tasso ufficiale annualmente stabilito - ripartito secondo piani di ammortamento personalizzati, appunto, sulla base del reddito disponibile del nucleo familiare assegnatario e, se necessario, rimodulati secondo le variazioni del reddito di riferimento. Inoltre la proposta del Consigliere Rovito prevede anche che, in fase di realizzazione delle nuove costruzioni, siano privilegiati criteri di bioarchitettura tradizionale, a bassa densità abitativa,e siano applicate tecniche innovative in materia di fonti energetiche rinnovabili e siano previsti ampi spazi verdi comuni, attrezzati e fruibili dagli abitanti.Da precisare che la formula del Mutuo Sociale non rientra nel sistema di assistenza alloggiativa, sistema che, peraltro, rimane in vigore, ma presuppone un rapporto “vita natural durante” tra la famiglia proprietaria dell’alloggio costruito dal dipartimento per il Mutuo Sociale e il Dipartimento stesso e pertanto è applicabile solo ai cittadini italiani residenti nella Regione Piemonte da almeno 5 anni. Alleghiamo il testo integrale della proposta del Consigliere Rovito.

Proposta di legge Regionale di iniziativa del Comune di Alessandriaper facilitare l’accesso del risparmio alla proprietà della casa in attuazione dell’art. 47, Comma 2 della Costituzione, attraverso l’istituzione dei Dipartimenti Regionali per il Mutuo Sociale.

Relazione al Progetto di Legge

Si è solennemente celebrato l’anno scorso il 60° anniversario della entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana.
Sino ad oggi non è stato varato alcun provvedimento che abbia realmente garantito l’accesso del risparmio popolare alla proprietà della abitazione, come impone la Carta fondamentale del nostro Stato.
Occorre prendere altresì atto dell’emergenza casa, che, ancora di recente è stata denunciata da un rapporto dell’ANCE, elaborato su dati della Banca d’Italia in questi termini:”In Italia si fa più difficile comprarsi la casa, ma anche l’alternativa dell’affitto, e questo non lascia scampo a troppe persone a reddito basso e anche medio: per quasi il 2% delle famiglie con mutuo – la frangia più disagiata- il peso delle rate si sta avvicinando alla quota (insostenibile) della metà del reddito complessivo. Più precisamente, ipotizzando un periodo di ammortamento di 15 anni per le famiglie con reddito inferiore ai 12.00 euro l’anno il peso delle rate costituisce il 44,2% degli introiti (+ 11% rispetto al 2004). A trovarsi in tali condizioni è per l’esattezza l’1,7% delle famiglie con mutuo., ma< se i tassi saliranno ancora sarà presto raggiunta e superata la soglia del 2%.
I problemi però non riguardano solo le fasce dei percettori di redditi più bassi, perché le difficoltà investono anche le famiglie a medio reddito. Molti nuclei familiari che vivono in affitto trovano difficoltà a pagare il canone mensile. In generale il reddito medio delle famiglie in affitto è inferiore di circa il 40% rispetto a quello delle famiglie proprietarie, ma anche chi ha un reddito non modesto fatica a mantenersi l’alloggio in locazione.. Infatti nel periodo 1997/2007 l’incremento dei canoni è stato pari a circa il 50% nelle aree urbane e questo ha contribuito a peggiorare la situazione economica delle famiglie in affitto. Il canone medio annuo di affitto corrisposto dalle famiglie nel 2006 è stato pari a 4.120 Euro, pari al 19,4% del reddito medio familiare (che sale al 27,9% se si aggiungono le spese di condominio e quelle per il riscaldamento, il gas e l’acqua.
Ma nelle medie e grandi città l’incidenza dei canoni d’affitto, per i nuclei familiari compresi tra i 10.500 e i 21.500 euro annui nell’ipotesi più favorevole di locazioni ai canoni più bassi (rilevabili nelle zone più periferiche), inciderebbe per il 40,5% del reddito nelle grandi città e per il 33,6% nelle città intermedie. Mutuo impossibile, affitto proibitivo: come si fa a vivere? E si aggiunga che le famiglie in queste condizioni sono aumentate per la grave crisi finanziaria ed economica che, a far tempo dalla seconda metà dello scorso anno ha investito il nostro Paese e sono destinate ad aumentare almeno fino al 2010.
Occorre pertanto porre mano seriamente ad un progetto di attuazione del principio costituzionale richiamato in premessa, e cioè favorire nella nostra Regione l’effettivo accesso del risparmio delle famiglie piemontesi alla proprietà non speculativa dell’abitazione familiare.
Con la presente proposta di legge si intende impegnare la regione a costruire case da assegnare in proprietà a chi non ne possiede una. La famiglia, pagate le rate del Mutuo Sociale diventa proprietaria del 95% della casa. Il restante 5% rimane di proprietà della Regione che lo inserisce nel proprio patrimonio indisponibile.
Di fatto la casa acquistata con il Mutuo Sociale non si trasforma in capitale economico speculativo, ma adempie esclusivamente alla sua funzione naturale che è quella di dare un tetto alla famiglia: il proprietario infatti non potrà rivenderla, ipotecarla, affidarla a terzi.
La formula del Mutuo Sociale non rientra nel sistema di assistenza alloggiativa, sistema che, peraltro, rimane in vigore, ma presuppone un rapporto “vita natural durante” tra la famiglia proprietaria dell’alloggio costruito dal dipartimento per il Mutuo Sociale e il Dipartimento stesso e pertanto è applicabile ai cittadini italiani residenti nella Regione Piemonte da almeno 5 anni.
Una particolare attenzione è riservata nella p.d.l. a che, in fase di realizzazione delle nuove costruzioni, siano privilegiati criteri di bioarchitettura tradizionale, a bassa densità abitativa,e siano applicate tecniche innovative in materia di fonti energetiche rinnovabili e siano previsti ampi spazi verdi comuni attrezzati e fruibili dagli abitanti.
La realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria sarà a carico dell’impresa costruttrice, la quale avrà come contropartita la disponibilità di parte dei locali destinati ad uso commerciale previsti dal progetto di edificazione del nuovo insediamento, locali che l’impresa potrà gestire in proprio o immettere liberamente sul mercato.

In attuazione della presente Legge tutto il patrimonio immobiliare “utile” costituito da terreni ovvero da stabili già costruiti, ma non occupati, sarà iscritto con la Legge Regionale di Bilancio nel patrimonio dei Dipartimenti per il Mutuo Sociale.

Progetto di Legge
Art. 1
(Finalità)
1. In attuazione dell’art. 47, Comma 2 della Costituzione della Repubblica Italiana, presso ciascuna delle Aziende Territoriali per la Casa (A.T.C.) di cui all’art. 3 della L.R. n. 11/1993 e s.m.i. sono istituiti i Dipartimenti Regionali per il Mutuo sociale, di seguito denominati Dipartimenti dotati di propria autonomia, secondo quanto disposto dal successivo articolo 3, comma 2, con specifiche funzioni atte a garantire la realizzazione e la vendita, con la formula del Mutuo Sociale, di manufatti di edilizia residenziale pubblica destinati all'assistenza abitativa.
2.
Tutto il patrimonio immobiliare destinato all'assistenza abitativa deve entrare nella sfera della proprietà dei legittimi assegnatari, attraverso assegnazioni, per gli stabili di nuova costruzione, ovvero attraverso cessioni, così come disposto dall'articolo 6, con la formula del Mutuo Sociale.
Art. 2
(Principi, funzioni e compiti)
1.
I Dipartimenti Regionali per il Mutuo Sociale sono muniti di completa autonomia finanziaria, gestionale e di bilancio rispetto ad altri dipartimenti e enti regionali. Tutti i beni demaniali trasferiti alla Regione, dovranno annualmente essere iscritti nello stato patrimoniale dei dipartimenti, con la legge di bilancio regionale. Ai dipartimenti è concessa facoltà di reperire fondi anche dal mercato privato ovvero da aziende pubbliche, per mezzo di convenzioni, sponsorizzazioni ed analoghe formule contrattuali, secondo la logica dell'integrazione tra settori pubblico e privato.
2.
Le procedure di evidenza pubblica dovranno costituire, per le aziende appaltatrici, semplice prestazione di servizi. In nessun caso gli aggiudicatari del bando entrano in possesso del manufatto edile, che invece è iscritto nell'attivo patrimoniale del dipartimento. La procedura di aggiudicazione non potrà prevedere ribassi, in quanto il valore del manufatto dovrà coincidere con il suo prezzo di costo - calcolato sulla base del costo di materiali di qualità e di mano d'opera qualificata - e dovrà tener conto unicamente della rispondenza del progetto ai principi di cui alla presente legge, della capacità realizzativa e innovativa dell'impresa, dell'impatto occupazionale e ambientale e di altri criteri stabiliti di volta in volta.
Le opere di urbanizzazione primaria sono a carico della Impresa costruttrice, alla quale viene assegnata, a copertura di tali spese, la proprietà di parte dei locali commerciali previsti dal progetto. Qualora l’Impresa non intenda mantenere la proprietà di tali locali, essi potranno essere ceduti sul libero mercato, con l’unico vincolo della destinazione d’uso prevista originariamente in sede di progettazione. Al termine della costruzione di tutti i locali commerciali individuati dal progetto, verranno assegnati con il vincolo della destinazione stabilita, in sede di aggiudicazione, secondo le indicazioni del comune su cui l'immobile insiste.
3.
Ai Dipartimenti Regionali per il Mutuo Sociale, per il miglior conseguimento delle finalità previste dalla presente legge, sono altresì assegnate le seguenti funzioni:
ricerca, recupero e riqualificazione di edifici, di proprietà dello Stato e degli enti locali, in stato di abbandono o illegalmente occupati;
sperimentazione e realizzazione di modelli di architettura tradizionale con riferimento a nuovi insediamenti a bassa densità abitativa anche con ipotesi di sostituzione edilizia ai fini della riqualificazione sociale ed ambientale dei quartieri, nel rispetto del principio di sostenibilità e valorizzazione delle tecniche innovative in materia di fonti energetiche rinnovabili, recuperabili o alternative, anche in collaborazione con università, istituti culturali e di ricerca pubblici e privati e con gli ordini professionali;
studio, progettazione e realizzazione urbanistico - edilizia, manutentivo - gestionale e di assetto territoriale su incarico di enti pubblici e di privati.
4.
I quartieri di nuova costruzione dovranno rispondere a criteri di bioarchitettura tradizionale, a bassa densità abitativa, con tecniche innovative in materia di fonti energetiche rinnovabili e spazi comuni da destinare ad aree verdi attrezzate fruibili dagli abitanti.

Art. 3
(Requisiti soggettivi)
1.
I Dipartimenti Regionali per il Mutuo sociale hanno lo scopo di garantire il diritto alla proprietà della casa a tutti coloro i quali siano in possesso dei seguenti requisiti soggettivi:
a)
Cittadinanza italiana;
b)
residenza anagrafica o attività lavorativa esclusiva o principale nel comune o in uno dei comuni compresi nell'ambito territoriale cui si riferisce il bando di concorso, da almeno dieci anni, salvo che si tratti di lavoratori destinati a prestare servizio presso nuovi insediamenti produttivi compresi nel suddetto ambito o di lavoratori emigrati all'estero, per i quali è ammessa la partecipazione per un solo comune;
c)
mancanza di titolarità di diritti di proprietà o usufrutto su qualsiasi alloggio sul territorio nazionale, sempre che l'alloggio non sia utilizzabile o sia perito senza dar luogo al risarcimento del danno o sia stato espropriato per pubblica utilità.
2.
Resta inteso che per le categorie di cittadini privi dei requisiti enunciati, restano in vigore tutte le altre forme di assistenza alloggiativa.
3.
L' accesso al Mutuo Sociale si effettua in base ad una graduatoria che verrà compilata dal Dipartimento regionale per il Mutuo sociale. Restando fermo il principio che il criterio di accesso è quello di non essere proprietari di altro immobile, le graduatorie che verranno stilate adotteranno il principio di priorità per le situazioni di disagio immediato. Avranno la precedenza i non proprietari con sfratto esecutivo e la graduatoria sarà stilata, garantendo il principio di priorità all'accesso partendo dalle fasce sociali economicamente svantaggiate, secondo le norme di cui al regolamento d’attuazione che dovrà essere approvato dalla Giunta Regionale entro 90 giorni dall’entrata in vigore della presente legge.

Art. 4
(Mutuo sociale)
1.
Le competenze in materia dei Comuni e degli ATC di cui alla L.R. n. 11/1993 e s.m.i. rimangono invariate.
2.
La formula dell'assegnazione subisce invece una radicale modificazione, in quanto l’assegnazione costituisce un vero e proprio passaggio di proprietà.
2.
La rata mensile versata dagli assegnatari rappresenta una quota, in nessun caso superiore ad un quinto del reddito del nucleo famigliare assegnatario del totale del debito - calcolato aggiungendo al costo di costruzione dell'alloggio la quota interessi sulla base del tasso ufficiale annualmente stabilito - ripartito secondo piani di ammortamento personalizzati, appunto, sulla base del reddito disponibile del nucleo familiare assegnatario e, se necessario, rimodulati secondo le variazioni del reddito di riferimento.
3.
Se tutti i membri maggiorenni del nucleo familiare risultano disoccupati, la famiglia può dichiarare lo stato di “totale disoccupazione” ed il pagamento delle rate viene sospeso senza che si perda il diritto di proprietà. La famiglia riprenderà il pagamento delle rate quando tornerà ad avere introiti economici.
4.
Estinto il finanziamento, il novantacinque per cento dell'alloggio entra nella piena disponibilità della famiglia assegnataria; il restante cinque per cento resta di proprietà del dipartimento, il quale provvede ad iscriverlo in bilancio quale attività patrimoniale indisponibile. La quota di proprietà del dipartimento tuttavia costituisce vincolo nei confronti degli assegnatari, i quali, in alcun modo, possono alienare, affittare, concedere, a qualsiasi titolo, a terzi, prestare in garanzia o ipotecare l'immobile.
5.
L'immobile ottenuto con la formula del Mutuo sociale è economicamente inerte. I successivi passaggi che caratterizzeranno la vita del bene saranno sempre soggetti a verifica da parte del dipartimento, secondo quanto disposto dal regolamento attuativo.
Art. 5
(Decadenza dall’assegnazione dell’alloggio con la formula Mutuo Sociale)
1.
L'assegnatario di alloggio di edilizia residenziale pubblica ottenuto con la formula Mutuo Sociale decade automaticamente dall' assegnazione ed il contratto di locazione è risolto di diritto, con restituzione all'assegnatario del capitale versato fino a quel momento con le rate di Mutuo sociale e conseguente rientro da parte del Dipartimento regionale per il Mutuo sociale nella totale disponibilità dell'alloggio, al momento dell'accertamento da parte dell'ente gestore di una delle seguenti condizioni:
a)
aver ceduto a terzi, in tutto o in parte, l'alloggio assegnatogli;

b)
non abitare stabilmente l'alloggio assegnatogli, salvo il caso in cui l'ente gestore non lo autorizzi per gravi motivi;
c)
aver mutato la destinazione d'uso dell'alloggio;
d)
svolgere nell'alloggio attività illecite, accertate sulla base delle risultanze dell'autorità giudiziaria competente;
e)
mancato pagamento della quota di Mutuo sociale in presenza di introiti economici accertati;
f)
essere diventato proprietario anche in parte di altro immobile destinato ad uso abitativo su tutto il territorio nazionale.
Art. 6
(Alienazione del patrimonio immobiliare regionale)
1.
L'intero patrimonio immobiliare regionale deve essere alienato con la formula del Mutuo Sociale, ai legittimi assegnatari, che siano in possesso dei requisiti di cui al predetto art. 3. Il prezzo di vendita sarà calcolato decurtando dal valore dell'immobile, l'ammontare di quanto già versato a titolo di canone. L'importo eventualmente residuo, sarà ripartito in rate mensili secondo il meccanismo previsto dall'articolo 4.

domenica 18 gennaio 2009

Vogliamo una lista unica di Destra alle Elezioni Europee del 2009!!!

Vogliamo una lista unica di Destra alle Elezioni Europee del 2009!!!
Globale
Informazioni di base
Tipo:
Organizzazioni - Organizzazioni politiche
Descrizione:
Riuniamo la destra italiana.Invitiamo i seguenti partiti/associazioni/movimenti a presentare una lista unica alle elezioni europee del 2009:_ La Destra_ Movimento Sociale Fiamma Tricolore_ Forza Nuova_ Movimento Idea Sociale_ Nuovo MSI - Destra Nazionale_ Nuova Destra Sociale_ Casa Pound Italia_ Fronte Verde_ Movimento No EuroSecondo passo: PARTITO UNICO DI DESTRA (http://www.facebook.com/group.php?gid=48921297845)
Notizie recentiAdesioni:PARTITI:_ Nuova Destra Sociale - Identità, Rivoluzione, TradizioneSINDACATI:_ COSNIL (Confederazione Sindacati Italiani Lavoratori)MOVIMENTI/ASSOCIAZIONI/CIRCOLI:_ Movimento Sociale Nazionalista (M.S.N.)_ Associazione "Salerno Futurista"_ Movimento "Augusto"_ Circolo "Fiamma di Capitanata"BLOG:_ Archivio Non Conforme (http://archiviononconforme.blogspot.com/)_ Figli Della Lupa (http://figlidellalupa.blogspot.com/

Menzogne su Borsellino di Salvatore Borsellino

Leggo sul sito dell'Espresso una lettera di Nicola Mancino titolata "Verità su Borsellino" nella quale Mancino continua piuttosto ad insistere nelle sue menzogne, o nel migliore dei casi, nelle sue croniche amnesie.. Ne riporto alcuni passi : "Escludo in maniera categorica che lo Stato abbia trattato con esponenti della mafia (dal servizio del settimanale sembrerebbe con Riina tramite Ciancimino): nessuno dei vertici delle forze di polizia me ne parlò né chiese il mio parere....". Ora sul fatto che una "trattativa" ci sia stata credo che non ci sia ormai più ombra, di dubbio. Ci sono delle sentenze, dei processi e delle indagini in corso al riguardo e solo una persona in assoluto stato confusionale potrebbe affermare il contrario. Se ci sono dei punti controversi riguardano solo il fatto che la trattativa stessa sia iniziata dopo la strage di Via D'Amelio, come affermano Mori e De Donno che la trattativa condussero in prima persona con Vito Ciancimino, o se, come ha rivelato di recente Massimo Ciancimino, il figlio di Vito, che per il padre faceva da corriere, tale trattativa sia iniziata a metà Giugno, dopo la strage di Capaci e quindi, come io sostengo da tempo e come adesso cominciano a ipotizzare anche i magistrati incaricati delle inchieste a Caltanissetta a Palermo e a Firenze, possa essere stata la causa scatenante dell'assassinio di Paolo e della sua scorta. Sarebbe più semplice per Mancino sostenere, come sostiene, soltanto che lui sia stato tenuto all'oscuro di questa trattativa, il fatto invece che escluda "in maniera categorica" che questa trattativa sia mai avvenuta non fa altro che mettere in evidenza la sua mala fede. Dice ancora Mancino : "Per quanto riguarda il mio presunto incontro con il giudice Borsellino il primo luglio 1992, giorno del mio insediamento al Viminale, ai magistrati di Caltanissetta, che mi interrogarono come testo nel 1998, ebbi a dire - e tuttora confermo - di non averne memoria - non conoscevo fisicamente quel magistrato, ma non ho escluso che fra le tante strette di mano pre congratularsi con me ci potesse essere anche quella del giudice Borsellino". Queste parole mi indignano, signor Mancino, la mano di Borsellino non era una mano qualsiasi tra tante altre, era la mano di un giudice che in quei giorni sapeva, come tutti gli Italiani sapevano, tranne lei a quanto pare, che era solo questione di giorni perchè arrivasse la sua morte annunciata, era la mano di un morto che camminava e lei non si può permettere di sostenere che "non conoscevo fisicamente quell giudice". Dovrebbe allora sostenere che dalla strage di Capaci in poi lei non abbia più letto i giornali o guardato la televisione, Paolo in quei giorni compariva in tutti i telegiornali e la sua fisionomia, la sua immagine, avrebbe dovuto essere stampata nella sua testa, come lo e era in quella di tutto il resto degli italiani. E ancora: "Nessuno me lo presentò, neppure il capo della Polizia Parisi, che pure nel pomeriggio di quel giorno, mi aveva chiesto se avessi avuto nulla in contrario a che il dott. Borsellino mi venisse a salutare". Forse farebbe meglio, signor Mancino, a continuare ad insistere sulla sua amnesia e non aggiungere altri particolari che rendono meno verosimili le sue affermazioni, oppure ci dovrebbe spiegare perchè il dott. Parisi avrebbe dovuto a ipotizzare che lei potesse avere qualcosa in contrario ad incontrare il dott. Borsellino, si trattava forse di una persona pericolosa o a lei poco gradita ? E poi : "non ho mai visto il fratello che pure ingiustamente mi accusa, adesso, di cinica indifferenza prima, - ma soltanto dopo molti anni dal tragico evento, di avere mentito sul fatto di non avere incontrato il fratello". Lei non mi avrà mai incontrato ma io ricordo di averla vista parlare negli anni immediatamente successivi al '92 al tristemente noto "Centro Borsellino" di Palermo e forse avrà notato una persona alzarsi dalla prima fila e allontanarsi dalla sala mentre lei, parlando di Paolo, asciugava una lacrima che riteneva le bagnasse gli occhi, quella persona era il fratello di Paolo Borsellino, una persona che non ha mai sopportato le ipocrisie dello Stato che, come alla Cattedrale di Palermo, si presenta a piangere le persone che ha contribuito a far si che fossero uccise. E infine : "mi riservo ogni azione penale nei confronti del signor Massimo Ciancimino, assurde ingiuriose e calunniose apparendomi le ammissioni di quest'ultimo (conoscenza delle trattative) nei confronti di chi, come me, si è opposto ad ogni ipotesi di trattativa sul caso Moro....". Forse farebbe meglio, on. Mancino, in qualità di vicepresidente del CSM, ad aspettare l'esito delle indagini e dei procedimenti in corso su questo argomento, a meno che le azioni che si riserva non sono le stesse azioni che il CSM ha espletato nei confronti di Luigi De Magistris, di Clementina Forleo o l'ultima, peggiore di ogni altra nei confronti del Procuratore Apicella, cioè dei veri e propria assassinii senza bisogno di tritolo.
Salvatore Borsellino

Le dodici verità dell'informazione

CITTA’ DI ALESSANDRIA
Consiglio Comunale
COMUNICATO STAMPA
Il Consiglio Comunale di Alessandria unanime per la pace nella striscia di Gaza. Approvato l’o.d.g. proposto dal Consigliere Rovito
Nella sua ultima seduta del 29 Dicembre il Consiglio comunale di Alessandria ha approvato all’unanimità un o.d.g. proposto dal Consigliere Rovito (La Destra), con il quale “si invita il Governo Italiano a farsi promotore attivo di ogni attività diplomatica che porti ad una immediata cessazione del conflitto”. Espressa solidarietà alle numerose vittime civili del conflitto, il Consigliere Rovito, nel suo intervento, si è fatto interprete delle preoccupazioni per il propagarsi e l’estendersi del conflitto, che le notizie che di ora in ora si susseguono dal M.O. fanno sorgere. Modificato a seguito di un emendamento proposto dal Capogruppo Maconi (A.N.) l’O.d.g. veniva messo in votazione ed approvato all’unanimità. “Sono lieto, che malgrado qualche intervento sopra le righe, il Consiglio comunale, anche a seguito dell’accoglimento dell’emendamento Maconi, non si sia diviso tra filoisraeliani e filopalestinesi, ma abbia espresso un serio e forte impegno per la pace”, ha commentato il Consigliere Rovito, al termine della seduta, “di ciò sono grato ai capigruppo e al presidente del Consiglio Comunale che hanno consentito alla discussione dell’o.d.g.”
Questo comunicato, già pubblicato sul blog, non è stato minimamente ripreso dai media locali, probabilmente anche in Alessandria vigono le seguenti:
Dodici verità, auree e infallibili, che i media sono obbligati ad adottare:
1 - In Medio Oriente, gli arabi attaccano sempre per primi, e Israele difende sempre sé stessa. Questa difesa si chiama “rappresaglia”.
2 - Né arabi, né palestinesi, né libanesi hanno il diritto di uccidere civili. Questo è “terrorismo”.
3 - Israele ha il diritto di uccidere civili. Questa si chiama “legittima difesa”.
4 - Quando Israele uccide civili in modo massiccio, le Potenze Occidentali le chiedono di farlo con cortesia o educazione. Questa si chiama “reazione della comunità internazionale”.
5 - Né i palestinesi né i libanesi hanno il diritto di catturare soldati israeliani all’interno di installazioni militari con sentinelle e postazioni di combattimento. Questo si chiama “rapimento di civili indifesi”.
6 - Israele ha il diritto di rapire tutti i palestinesi o i libanesi che vuole, e in ogni momento o luogo. Le cifre correnti sono di circa 10.000 prigionieri, di cui 300 bambini e 1.000 donne. Non c’è bisogno di nessuna prova della loro colpevolezza. Israele ha il diritto di tenere in carcere questi prigionieri sequestrati tutto il tempo che vuole, anche se si tratta di persone elette democraticamente dai palestinesi. Questa deve essere chiamata “incarcerazione di terroristi”.
7 - Ogni volta che viene menzionata la parola “Hezbollah”, è obbligatorio aggiungere, nella stessa frase, “sostenuta e finanziata da Siria e Iran”.
8 - Quando viene nominata Israele è assolutamente proibito aggiungere “sostenuta e finanziata dagli Stati Uniti”. Questo potrebbe dare l’impressione che il conflitto sia disuguale e che l’esistenza di Israele in fondo non è a rischio.
9 - In ogni dichiarazione su Israele, deve essere evitata ogni menzione delle frasi seguenti: “territori occupati”, “risoluzioni dell’Onu”, “violazioni dei diritti umani” o “Convenzione di Ginevra”.
10 - I palestinesi, come i libanesi, sono sempre “vigliacchi” che si nascondono dietro la popolazione civile, che li odia. Se dormono in alloggi militari insieme alle proprie famiglie, questo ha un nome: “vigliaccheria”. Israele ha il diritto di annientare con bombe e missili gli alloggi dove dormono. Questa deve essere chiamata un’”azione chirurgica, di alta precisione”.
11 - Gli israeliani parlano inglese, francese, spagnolo o portoghese meglio degli arabi. Ecco perché meritano di essere intervistati più frequentemente, e di avere migliori opportunità di spiegare diffusamente al pubblico le regole suddette, da uno a dieci. Questa si chiama “neutralità dei media”.
12 - Chiunque sia in disaccordo con le regole suddette deve essere bollato come un “terrorista antisemita molto pericoloso”.

EUROPEE, SINTESI POLITICA IN AREA A DESTRA PDL, di Teodoro Buontempo

(15 Gennaio 2009)
Alla vigilia delle elezioni Europee tutta l’area a destra del PdL ha il dovere di trovare una sintesi politica, per poter parlare con più forza e credibilità a quel vasto mondo del disagio sociale, del non voto e a quegli italiani di ogni ceto sociale che si sentono demotivati dall’impegno politico di fronte al trasformismo, al carrierismo e al qualunquismo di coloro che hanno abbandonato una battaglia ideale in nome del potere, anche a costo di una perdita di dignità personale.
Non c’è tempo da perdere e non ci possono essere personalismi che bloccano l’espressione di una comunità politica che ha il dovere di non cancellare la propria memoria storica e di proiettare, nel futuro, quella grande idea sociale che dagli anni Trenta è stata la sola che abbia garantito equità e sicurezza contro le derive ultraliberiste.
Ciascun soggetto politico del mondo dell’area vasta a destra del PdL deve avere l’umiltà e il coraggio di fare un passo indietro per farne poi due in avanti, al fine di abbattere i recinti all’interno dei quali vorrebbero rinchiudere la nostra comunità.Gli italiani oggi cercano una forza politica alternativa al bipartitismo forzato, una forza che possa rappresentare gli ideali della tradizione e della destra politica, ma essere anche un polo di attrazione per quel voto di sinistra tradito da una classe dirigente asservita al potere finanziario.
Sintesi politica e unità operativa per non essere marginali, ma protagonisti di una battaglia di popolo necessaria per rispondere ai nuovi bisogni, alle nuove povertà e alle insicurezze che derivano anche da una politica autoreferenziale.

DESTRA: STORACE, PARLERÒ CON ROMAGNOLI PER IPOTESI INTESA

(dal blog del Sen. Storace) Una dichiarazione del Segretario de LA DESTRA e alcuni commenti pubblicati sul sito www.storace.it
16 Gen 2009
“Credo che dopo la manifestazione del 24 gennaio a Napoli vada assunta un’iniziativa politica per dare rappresentanza organica all’area alla destra del PdL. Mi riprometto di parlarne con Luca Romagnoli, prescindendo da quale legge elettorale europea sarà in vigore, per capire se vogliamo introdurre qualche elemento di concreta novità nella politica italiana”. Lo dichiara Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.
12 commenti a “DESTRA: STORACE, PARLERÒ CON ROMAGNOLI PER IPOTESI INTESA”
1. Giovanni-Lecce scrive:
Condivido in pieno l’iniziativa del Segretario Nazionale.L’area a destra del PdL non può restare frammentata e confinata.Molta gente di destra è frastornata e disorientata dall’atteggiamento dei ” notabili ” di AN.Bisogna pertanto che la ” DESTRA ” rappresenti un punto di riferimento preciso per il popolo autentico di destra.E’ il momento dell’unità per sempre!Forza Segretario.
Lasciato il 16 Gennaio 2009 alle 16:47
2. Nic scrive:
Bene ma speriamo di non sconfinare nell’ estremismo. Non mi si addice.
Lasciato il 16 Gennaio 2009 alle 18:11
3. Francesco scrive:
Ottimo!! Avanti segretario!!!Unità La Destra - Fiamma Tricolore!!PARTITO UNICO!Una sola destra, una sola fiamma!
Lasciato il 16 Gennaio 2009 alle 18:51
4. Mario Bertoli scrive:
sono totalmente daccordo con l’articolo/auspicio del mio Presidente Teodoro Buontempo e di conseguenza con l’iniziativa politica che si appresta a mettere in atto il segretario Storace!Mario Bertoli segretario provinciale di Parma
Lasciato il 16 Gennaio 2009 alle 19:32
5. alessandro civitavecchia scrive:
condivido
Lasciato il 16 Gennaio 2009 alle 22:30
6. RIVOLTA IDEALE - ROMA PIAZZA BOLOGNA scrive:
PERFETTO!
Lasciato il 16 Gennaio 2009 alle 22:42
7. BARBARIGO scrive:
Bene STORACE questo ti fa onore,la speranza è che non sia un naufragio come Alternativa Sociale,se ognuno mette da parte l’essere per forza protagonista e ci si mette seduti intorno ad un tavolo, tenedo presente i valori che ci unisconoe i comuni caduti in nome di un grande ideale,allora si può veramente parlare di UNITA’ D’AREAALLORA AVANTI TUTTA ED IN BOCCA AL LUPO!!
Lasciato il 17 Gennaio 2009 alle 07:16
8. Giuseppe Busceti - PPP scrive:
superiamo tutti i personalismi e costruiamo una grande forza di destra sociale per il bene del paese. Se l’accordo fosse definitivo non avremmo altro che benefici.
Lasciato il 17 Gennaio 2009 alle 08:42
9. Aldo Rovito La Destra Al. scrive:
Caro Segretario, condivido il Tuo pensiero, ritengo, anzi che bisognerebbe andare più in là: una lista unica per le Europee, non solo con Fiamma tricolore, ma anche con tutti gli altri gruppi minori(?). Ritengo che dobbiamo operare senza escludere nessuno, se non mafiosi, massoni e camorristi, ma nei tanti movimenti di destra che esistono in Italia di tali arnesi non ce ne sono, pertanto agendo con buona volontà e TANTA umiltà, l’obiettivo si può raggiungere. Ritengo comunque che abbiamo il DOVERE storico e morale di provarci SERIAMENTE.
Lasciato il 17 Gennaio 2009 alle 12:58
10. Federico Pulcinelli "Il Fascista Missino"-G.I. Umbria scrive:
Grazie infinite Segretario per quello che sta facendo. La prego di continuare di questo passo, perchè solo con l’unità dell’area della destra sociale potremo rapresentare il nuovo per i cittadini italiani.
Lasciato il 17 Gennaio 2009 alle 18:59
11. lanfranco scrive:
leggo e mi associo. Per me la ricerca dell’unita’ della destra italiana e’ un pilastro portante per il programma politico della DESTRA.
Lasciato il 17 Gennaio 2009 alle 22:31
12. Aldo Rovito La Destra Al. scrive:
Caro segretario, concordo con il Tuo intervento, ed anche con l’intervento del Presidente Buontempo. So benissimo che la strada è molto in salita, che le difficoltà sono molteplici, che in questo nostro strano mondo, dove c’è una immensa ricchezza di idee, c’è anche povertà estrema di umiltà e di autocritica. Sacrificarsi per il bene comune dell’area, sembra una bestemmia, convinto com’è ognuno di noi, del fatto che la propria verità, sia LA VERITA’ ASSOLUTA. Io ti ho seguito ne LA DESTRA per oppormi innanzi tutto al bipolarismo imposto per legge da Veltrusconi, di cui il paventato scioglimento di A.N. nel c.d. “partito unico di c.d.” non sarebbe stato che il primo passo. Per contrastare questo obiettivo, antipopolare ed antidemocratico, occorre che tutto ciò che sta a destra del P.d.L. si unifichi, almeno come cartello elettorale; cominciando a stare insieme si potrà verificare come molte delle presunte differenze, siano solo di facciata; comunque di fronte all’esigenza primaria di battere il bipartitismo che si vuole riproporre, tutto il resto deve passare in seconda linea.
Lasciato il 18 Gennaio 2009 alle 12:51

Sull'unità dei movimenti "a destra" del P.d.L. di L.Romagnoli

Articolo di Romagnoli (Segretario Nazionale M.S. Fiamma Tricolare)

Dunque il bipartitismo o lo riescono a imporre ora, oppure, con la crisi e con l'inesorabile calo di consensi che non potrà non coinvolgere i "grandi", sia quelli che amministrano che quelli che fanno o meglio non fanno opposizione (é bene essere chiari, l'opposizione vera la può fare solo chi ha degli eletti nei consessi rappresentativi, altrimenti é l'opposizione di pensiero e limitatissima di parola che possono interpretare i Partiti piccoli e/o i movimenti extraparlamentari, che ne confina l'azione al semplice "solletico delle coscienze"), il quadro dei partiti italiano verrà quindi nuovamente stravolto dai poteri sopra menzionati.A noi rimane essenzialmente un'arma nelle mani, oltre che la doverosa azione di "solletico delle coscienze" e di controinformazione, come da molto tempo sostengo: l'arma ora brandeggiabile é quella della denuncia, il più pubblica e trasparente possibile, delle ingiustizie, dei soprusi dei diritti negati e dei doveri mancati, in sintesi del disagio e dei mali sociali.Ciò che ora sentiamo con più forza è la consapevolezza dell'insufficienza con cui riusciamo a informare sulle nostre proposte, perché per preservare un nesso fra sociale e politico, l'informazione é indispensabile e purtroppo nel regime in cui viviamo da questa siamo da sempre pressoché esclusi. Avremmo dovuto anche, almeno in relazione all'esito delle diverse elezioni, succedutesi dopo le europee del 2004, ridiscutere la "forma" partito novecentesca (tutti coloro che la hanno mantenuta in questi anni, hanno perso consensi), e il significato che ha, non per il militante, ma per l'elettore, la rappresentanza, onde adeguare la "forma" a quest'ultima. Tutto è oggi diverso, mutato, frammentato, individualizzato, e nella precarietà dilagante dell'esistenza invece che vedere un ritorno alle idee e ai sentimenti abbiamo assistito al dilagare del nichilismo, del disimpegno. Peggio: del menefreghismo più becero.In questa temperie una parte delle nostre responsabilità va riconosciuta nell'insufficienza della nostra capacità di trasformare il nostro progetto, la nostra proposta alle domande e necessità dell'oggi: certe questioni/rivendicazioni che girano in rete tra militanti dell'area (scusate inserisco anche quelli, soprattutto i giovani, che da AN stanno transitando nel PDL), lasciano basiti per la contraddittorietà o per l'incapacità di andare oltre la superficialità, francamente becera, che produce giudizi tranciati e spesso assai poco informati sul tutto, giudizi soprattutto incapaci di svincolarsi definitivamente dal "siamo, vorremmo essere, ma dobbiamo invece dire e fare altro". Il quadro bipartitista, é, in effetti, frutto delle ipocrisie e demagogie grilliste/dipietriste, cui si sono unite quelle del giornalismo anticasta e quelle di una sinistra militante che, pur di fare dispetto alla "sinistra già istituzionale", la ha clamorosamente sconfessata e scaricata: sono loro che hanno permesso la velocissima accelerazione che ha portato al PD e quindi al PDL.Loro hanno prodotto, loro hanno incontestabilmente dato il "la" definitivo alla transizione italiana, apertasi con il malnato varo del Partito Democratico e, almeno in apparenza, prossima a chiudersi con la costituente del PDL. Recuperare la capacità del Partito di avere una reale rappresentanza sociale passa per il coinvolgimento sociale e questo non può essere solo militante. Ritengo che ogni ipotesi federativa, che quindi ha come presupposto principale l'alleanza di diversi partiti, è per noi superata dallo stato dei fatti, anche per l'indisponibilità di molte delle altre forze politiche organizzate, a mettersi in discussione e partecipare a un percorso innovativo di riforma dei temi e dei relativi approcci.Oggi quello che è in gioco è non solo la rappresentanza politica della "destra" (uso per comodità questa dizione che so non tutti rappresentare, ma viene assai comoda alla bisogna) ma la sua ragione d'essere, il suo significato profondo, iscritto nella possibilità reale di cambiare il mondo.La "destra" italiana deve rinascere e disegnare il suo profilo nella costruzione di un'opposizione alle politiche di un "centrodestra" o di un "centrosinistra" cercando in primis di rigenerare il nodo tra sociale e politico/ideologico. Già altri molteplici soggetti agiranno in un quadro variabile di opposizione al PDL come al PD, cercando di riannodare quanto sopra detto: sindacati, centri sociali, il movimento di Beppe Grillo/Di Pietro, presto anche organizzazioni semi indipendenti d'immigrati, alcune grandi associazioni (si pensi ad esempio al potere della Lega Ambiente). Rimettere la nostra soggettività al centro della costruzione del corpo sociale per proporre un sistema diverso, richiede grande capacità (senza "rinnegare" nulla), ma comprendendo bene che, oltre al "non restaurare" si deve impostare la proposta sul domani, attraverso apertura, relazione e confronto sui problemi dell'oggi: occupazione/professionalità, assistenza, previdenza, socialità/associazionismo, dignità e sicurezza dell'esistenza, ambiente, in somma, in una parola, "qualità della vita", che oggi molti preoccupa assai più dei massimi sistemi. Altre questioni, soprattutto dello "ieri", oggi, temo, rimangano ormai di nicchia e certamente non di proposta politica. Occorre un'apertura non solo sul versante delle identità, dei contenuti e dei valori, ma sul metodo di trasmetterli, non solo perché si promuovono ma anche perché con questi valori ancora pretendiamo si debba confrontare la cultura dominante che é molto distante dalla nostra. Ma da soli, nel terzo millennio, purtroppo e con tutto l'amaro che quest' ammissione provoca, i valori non bastano.Per quanto sopra occorre tempo, si dirà, ma il tempo te lo toglie in questo caso la contingenza.Con una legge che impone uno sbarramento del 4% e liste bloccate con recupero delle preferenze solo oltre una certa percentuale del voto di lista, probabilmente con il tentativo che già si profila di imporre anche a chi ha il parlamentare eletto/uscente la raccolta delle firme, per essere comunque presente, ci sono solo due possibilità: - un qualche accordo per partecipare nelle liste dei "grandi" in posizione di vaga possibilità d'elezione; - una proposta nazionale unica, che non sia un cartello elettorale o una federazione o un'alleanza come già esperito, ma...insomma, mi viene in mente un unico tentativo per arginare, per provare a resistere a chi, imponendo anche per le europee un sistema anti minoranze, vuole arrivare al controllo maggioritario delle rappresentanze (oggi operato dal cosiddetto centrodestra domani, nella "cultura dell'alternanza" che perseguono, dal centrosinistra, arrivando così a chiudere prima o poi il "cerchio-discorso" che Casini ha perfettamente illustrato nell'intervista al Corriere della Sera del 12 gennaio). Mi sembra quindi che formare un unico Partito, il cui progetto tenti la "missione impossibile" o soccomba nell'impresa (se così sarà), ma dia questa volta, forse per l'ultima volta, agli italiani la possibilità di decretarne non solo elettoralmente, ma anche politicamente il diritto a continuare ad esistere.Se (e solo se anche la legge elettorale per le europee cambierà come si prefigura con uno sbarramento al 4%) formare un Partito unico dal punto di vista pratico si può fare accettando di svolgere una rapidissima assemblea costituente (febbraio) che ratifichi l'assegnazione di quote paritetiche ai tre soggetti ancora rappresentati nell'area (in ordine "storico" di costituzione Fiamma Tricolore, Alternativa Sociale e La Destra), che vincoli i partecipanti a cinque anni d'impegno e militanza assolutamente senza compromessi o accordi con "i grandi", e coinvolga i suddetti nel massimo rispetto delle quote menzionate per la gestione organizzativa e le opportunità di rappresentanza elettiva. Questo, e concludo, si può fare se tutti i menzionati partecipano e soprattutto senza ipocrisie e infingimenti varano e accettano uno statuto e condividono un progetto politico che rimetta al suo posto come finalità l'unica idea guida che ancora si differenzia da quello che é stata la proposta di Alleanza Nazionale e che é tuttora la proposta della "destra liberista": insomma una linea guida che esplicitamente persegua lo Stato nazionale del lavoro e la socializzazione (art. 1 dello Statuto MSI). Se questa non fosse la finalità, che interesse possono avere i nostri militanti e "quei missini" già orfani del MSI (ora orfani anche del riferimento simbolico e a volte utilitaristico che li ha comunque tenuti "collegati" ad AN), a impegnare, ancora, energie e sentimenti? Altrimenti non ci sarebbe alcuna differenza tra la nostra proposta e "l'altra destra", altrimenti della nostra originalità e della nostra storia, duole ammetterlo, non ci sarà più traccia nel confronto politico/istituzionale d'Italia.

lunedì 5 gennaio 2009

PER UN 2009 A TUTTADESTRA! di Francesco Storace

E’ stato durissimo il 2008 che spira. Sarà stato per la coincidenza bisestile, ma non è stato un anno fortunato per noi.Abbiamo dovuto affrontare prove durissime, si pensi alle elezioni politiche anticipate, alle regionali anch’esse anticipate in Abruzzo. E per un partito appena nato non era facile.Ma è stato anche l’anno del Congresso, in cui ci siamo voluti presentare come l’unica forza politica capace di parlare ancora di etica. Gli altri hanno in testa solo il chiodo fisso del potere. Noi no.
Il 2009 dovrà essere il nostro anno, e con questo auspicio rivolgo il mio augurio personale alla comunità che si ritrova attorno alle bandiere de La Destra, ai nostri indisciplinati bloggers del sito che porta il mio nome, ai dirigenti, ai militanti, ai simpatizzanti, agli elettori, a quanti riceveranno questa mia semplicemente perché abbiamo un indirizzo email a cui scriviamo e che siamo pronti a cancellare se ce ne verrà fatta richiesta.
Auguri anche a chi ha preferito altri lidi, perché la strada che abbiamo scelto si rivela troppo impervia per palati fini, poco abituati a lottare e a pazientare in attesa del tempo che verrà. Una strada dura, ma bella, che ci fa sentire degni di vivere.
Auguri, dunque, anche a Daniela Santanchè, che tutti davano a un passo dal governo e che ha dovuto anche lei amaramente accorgersi di quante bugie sono capaci i signori che stanno alla guida di questo nostro Paese. Chissà se oggi si rende conto che valeva la pena di restare di qua, soffrire un po’ con noi per gioire domani. Ma non dobbiamo avere rancore, al massimo un po’ di dispiacere augurandoci che il tempo saprà lenire le ferite. Anche perché proprio l’Abruzzo ha dimostrato che ci ci tradisce non viene eletto altrove….
Ma auguri soprattutto a tutti noi, a questa nostra gente con la pelle dura e tanto orgogliosa di continuare a essere di destra.
Noi ricominciamo dal 24 gennaio, con la manifestazione di Napoli, i cui dettagli sono curati da Aldo Traccheggiani, responsabile dell’organizzazione (aldotrac@tiscali.it) e da Livio Proietti (prolivio@vodafone.it), responsabile amministrativo, insieme ai dirigenti regionali e provinciali del Movimento delle varie zone d’Italia. Sarà una manifestazione, la nostra prima manifestazione, che abbiamo deciso di svolgere a Napoli, perché è l’emblema di una politica corrotta che rovina l’Italia a partire dalle zone più infestate dalla criminalità e dall’affarismo, in un intreccio orribile che va spazzato via, in cui sono tristemente coinvolti esponenti di entrambi i poli. Sarà una manifestazione per presentare La Destra contro tutte le caste, capeggiate da Berlusconi e Veltroni, che hanno tolto rappresentanza reale agli interessi degli italiani.Sarà la manifestazione che preparerà il terreno alla grande affermazione che dobbiamo ottenere alle elezioni Europee: si voterà col proporzionale, non ci sarà l’attrazione del maggioritario, tutto dipendenderà solo dalla nostra capacità di esserci, con le liste e con le firme che raccoglieremo, per un continente rispettoso della nostra identità cristiana, deciso ad affermare i diritti sociali, stufo di cinesismi e turchismi che già minacciano la nostra vita.
Sarà la manifestazione con cui proporremo al popolo dell’astensione di ritrovarsi in una casa abitata da chi ha scelto di rinunciare ai privilegi di casta, per battersi per i diritti di cittadinanza della nostra gente; è l’appello che lanciamo anche a chi si ostina a non capire che La Destra può essere il contenitore ideale per chi ha scelto di essere altro rispetto al PdL e ai resti di quella che fu An.Ci sarà tempo per litigare, ora è il tempo di unire le forze attorno a un simbolo che può essere la bandiera di tutti. A prescindere da chi deve o vuole fare il parlamentare europeo. E’ il futuro che dobbiamo costruire e non le nostre fortune personali.
Dal 24 gennaio, dunque, si riparte: sarà il nostro Capodanno politico, che dovrà portarci all’appuntamento del 6 e 7 giugno con l’Europa.
A giorni daremo anche notizia, quattrini permettendo, delle iniziative di comunicazione libera e locale che vogliamo affrontare nelle varie regioni d’Italia, per dare spazio alle idee di cui siamo portatori.Insomma, a Veltrusconi dispiacendo, non vogliamo farci cogliere impreparati. E tutti vedranno, capiranno, scopriranno che La Destra c’è.
Buon anno a tutti, con grande affetto. Francesco Storace