martedì 30 luglio 2013

CAMBIA TUTTO, TENIAMOCI PRONTI di Francesco Storace

Stare a guardare non ci è mai piaciuto. Ed e' per questo che frustiamo, critichiamo, ci agitiamo. Da protagonista, una comunità di destra si è scoperta improvvisamente marginale, divisa, a tratti inadeguata. No, non va bene, mentre il mondo attorno a noi scandisce una tempistica che su noi comunque influirà. Oggi si comincia col nuovo rito della Cassazione. E tutti a fare i loro pronostici, manco fosse la schedina. Vada come vada, e' il passaggio da un'epoca all'altra, mi riesce difficile immaginare un altro giro con Berlusconi candidato premier. Tocca ad altri. Comunque. Nei prossimi mesi, entro l'autunno, comunque anche in questo caso, accadrà qualcosa da cui non potremo prescindere. Ci sarà - e anzi dovremo tifare perché il Parlamento ce la faccia - la nuova legge elettorale. Il Porcellum non è davvero più commestibile e comunque non conviene alla destra italiana. Con la logica del due per cento - e vale persino arrivare per primi sotto soglia - ti leghi vita natural durante ad alleanze che non discutono i contenuti perché conta, se ce la fai, la sola sopravvivenza; e, ancora peggio, la tentazione più forte e' quella di mettere su bottega per raggiungere da soli il risultato. Mai più. Si parla di correttivi all'attuale legge elettorale, tra cui lo sbarramento al 5 o addirittura al 6 per cento. Dal male può nascere il bene, si dice al sud. Se varano una legge del genere, saremo tutti - a destra - costretti a guardarci negli occhi e a smetterla con atteggiamenti di superiorità. Ne abbiamo bisogno come il pane di unità. Discutere, discutere e discutere e alla fine decidere la forma, i contenuti, e poi la leadership con una grande mobilitazione nel nome della democrazia. Per fare tutto questo bisogno parlarsi e l'ho detto ieri ad Alemanno, il quale prima o poi comprenderà che cosa intendiamo noi con la voglia di creare una destra competitiva soprattutto perché unitaria e poi porsi il problema delle alleanze. Quando vorrà, lo dirò anche alla Meloni. Ad Alemanno ho chiesto di spiegare che cosa propone senza infingimenti anche in un articolo per il nostro Giornale d'Italia. I documenti promossi da esponenti politici servono a radunare truppe. Il nostro quotidiano può essere utile al confronto fra tutti. Basta volerlo. E magari dandoci appuntamento attorno a un tavolo. Ormai ce lo chiedono tutti. Francesco Storace

sabato 29 giugno 2013

Non una "cosa nera", ma una "cosa vera": la Destra che serve all'Italia. di Francesco Storace

italia bandiera 2

Oggi a Lecce, giovedi prossimo a Latina, giovedi 11 a Napoli (e forse in Calabria se riusciremo a conciliare le agende), venerdi 12 a Firenze e poi sabato e domenica 13 e 14 luglio la nostra Orvieto. Sta diventando una bellissima marcia questa “next An” che sta contagiando tanta gente che vuole riunificare la destra dispersa. Senza porsi il problema di chi comandera’, ma col principale obiettivo di dire a tutti noi non litigate piu’, dateci un’idea, una bandiera, una battaglia da condurre.
Ricordo le polemiche postelettorali, quando in casa nostra c’era chi si lamentava del tempo troppo lungo che sarebbe trascorso tra febbraio e luglio. E’ stato invece necessario, per riflettere, ragionare, scegliere la strada.
E la strada che porta ad Orvieto sarà quella che ci consentirà di ripartire per una sfida ancora più emozionante. Nel 2007 non riuscimmo a sostituire An in Parlamento - forse perche' già allora tra noi c'era chi credeva di più in Forza Italia... - ora forse il momento arriva. Perché chi lo fondo' deve ammettere che il Pdl e' finto.
Non pensiamo ad una cosa nera, come con scarsissima fantasia hanno scritto i giornali. Magari una cosa vera, viva, appassionante, a meno che qualcuno non pensi che ci si debba candidare alle europee il prossimo anno con le singole liste oggi esistenti, tanto per farsi del male. Sarebbe il trionfo delle destre zero punto sei....
Ad Orvieto decideremo, se saremo tutti d'accordo, un percorso che dovrà finalmente portare alla riunificazione di una destra che si è dispersa per troppi anni e in troppi rivoli. Come dice Pasquale Viespoli, non abbiamo il problema delle candidature, ma quello di un'appartenenza comune da rivivere. Il bivio tra decorazione nel Pdl e marginalità nel sistema politico deve essere spazzato via dalla visuale degli uomini e delle donne di destra.
Recuperare il senso della nostra identità e' il primo nostro dovere. Non predico nostalgie da tempo, ma non mi pare affatto normale che milioni di persone che scelsero la destra ce l'abbiano con Fini più per la rottura con Berlusconi che per quella con la storia da cui veniamo. Il cavaliere del '94 sembra più amato di quello del '22. A me pare fantascienza.
Next An indica comunque una voglia di futuro, da agganciare nel nome della sovranità e della tradizione. Cultura di destra, ne abbiamo disperato bisogno nel momento in cui la sinistra l'ha dispersa, se pensiamo che ormai si occupa solo di cosiddetti diritti civili e di immigrati, se non di droga come diritto. Il diritto e' il lavoro, la Patria e' l'Italia del popolo e non questa Europa monetarista, i nostri figli hanno diritto al padre e alla madre. Possiamo trovare un movimento che dica queste semplici cose senza per questo doversi accordare per governare con chi professa l'esatto contrario? Smettiamola di farci del male: se Berlusconi pensa a una novità chiamata Forza Italia, perché deve essere vista come roba del passato Alleanza nazionale? O qualcosa che comunque da li' riparta?                                                                                                                          La nuova storia dell'Italia e della destra siamo ancora in grado di raccontarla.                    Attendiamo le buone volontà.
 Francesco Storace

venerdì 28 giugno 2013

STORACE: SILENZIO SUI FURBETTI DELLA REGIONE LOMBARDIA di F. Storace

È incredibile: i consiglieri regionali lombardi si aumentano lo stipendio in barba ad ogni norma introdotta dopo gli scandali in tutte le regioni e nessuno dice una parola. Lo abbiamo denunciato ieri sul Giornale d'Italia, ma il governo, la regione di Maroni, le forze politiche, i media, persino i cinquestelle tacciono. Accade che una norma del governo Monti preveda che i consiglieri regionali guadagnino un'indennita' uguale per tutti, con le uniche eccezioni dei presidenti delle giunte e dei consigli regionali. Le varie regioni stanno recependo la legge nazionale, la Lombardia lo fa a modo suo. Dando un'indennita' aggiuntiva a chi ha altri incarichi: vicepresidenti o segretari del consiglio regionale, capigruppo, presidenti e vice delle commissioni e via discorrendo. Il Lazio no. Ma stanno tutti zitti. Si intascano migliaia di euro in più al mese ma siccome non si parla della nostra regione, il moralismo nazionale tace. La Destra no. E abbiamo proposto un ordine del giorno in aula, che sarà approvato nelle prossime ore, prima dell'approvazione finale della legge sulla riduzione dei costi della politica, che impegna il presidente Zingaretti a pretendere dal governo Letta un ricorso alla corte costituzionale contro la legge lombarda. Questa volta, almeno alla Pisana, il nostro ordine del giorno lo hanno firmato proprio tutti, grillini compresi. Noi, nel Lazio, abbiamo anche approvato ieri sera tardi, un altro emendamento de La Destra, che dice: "I vicepresidenti del consiglio regionale e i consiglieri segretari (...) nonché i presidenti e i vicepresidenti delle commissioni permanenti e speciali e i presidenti dei gruppi consiliari svolgono a titolo gratuito le loro funzioni". Nel Lazio. In Lombardia si paga.

venerdì 21 giugno 2013

NON SERVE LITIGARE, MA COSTRUIRE di F. Storace

italia bandiera 2
 
Next An non vuol dire che si rifà il vecchio partito, il più forte che la destra politica italiana abbia mai messo in campo in termini di consenso elettorale. Vuol dire che ci si pone il problema di costruire la destra prossima ventura, contando su tutte le forze disponibili. Ed oggi ne parleremo al Nestor di Frosinone, alle 17, assieme ad altri protagonisti di una stagione che iniziò in maniera esaltante.
È vero che la storia non si ripete, ma questo non riguarda solo alcuni, riguarda tutti quelli che ne furono partecipi. Alleanza nazionale e' stato un patrimonio dell'Italia di destra che non va gettato a mare nella speranza di raccogliere i cocci a scapito di altri. Tutti dobbiamo essere seri.
Non è più il tempo in cui a 16 anni sognavamo di cambiare il mondo.  Su alcuni si puo' anche dire che sono stati loro ad essere stati cambiati dal mondo; ma tutti dobbiamo anche capire che invece e' il mondo ad essere cambiato e che cambiera' ancora.
Per questo mi permetto di suggerire di non stilare pagelle. Abbiamo bisogno di tutti. E deve essere chiaro ed evidente che chi ha avuto ruoli di responsabilità primaria non può accampare ulteriori leadership. Ma non guidare una formazione politica non può significare starne ai margini. Sarebbe sbagliatissimo pretenderlo.
Se rinasce la destra italiana, il primo problema non sarà il suo leader; magari saranno i quattrini ai quali bisognerà sopperire con l'entusiasmo del progetto. Se Berlusconi pensa ad una trasformazione del suo partito cercando imprenditori danarosi da impegnare direttamente nelle leadership regionali, la nostra forza dovrà essere popolare, entusiasta, militante. La tessera torni ad essere un valore da custodire gelosamente. Magari accompagnandola ogni giorno ai clic sui migliori articoli del Giornale d'Italia online, uno strumento quotidiano che mettiamo a disposizione di tutta una comunità.
Nei giorni scorsi ci siamo beccati un po'. Non è obbligatorio insistere. Basta intenderci su un comportamento, che auspico sia improntato piu' a unire che non a dividere; che si superino antagonismi vecchi di decenni; che si torni a credere e a combattere sapendo che nel tempo nuovo nessuno e' più disposto a obbedire....
Anche a me da' molto fastidio sentir parlare di cosa nera. Non ha alcun senso, il prossimo anno ci saranno le elezioni europee e dovremo tutti insieme rappresentare una grande cosa tricolore per garantire, difendere, tutelare gli intessi nazionali. Ciascuno da solo non raggiunge il quattro per cento necessario.
Dobbiamo invece agguantare l'obiettivo di esserci per rimettere tutto in discussione: mi piacerebbe un'intesa politica per lanciare il referendum europeo per abolire il fiscal compact.
Manca il lavoro, ma i forzieri delle banche restano chiusi alle imprese e alle famiglie.
Manca la cultura, ma si fa strada il relativismo etico.
Non ci mancano le proposte, se rimettiamo intelligenze e volontà. Questa, e non altra, e' la nostra volontà. Cerchiamo gli interpreti migliori a rappresentarla.
 
                              Francesco Storace

martedì 18 giugno 2013

VIETATO SABOTARE LA RINASCITA DELLA DESTRA di F. Storace

VIETATO SABOTARE LA RINASCITA DELLA DESTRA

Tenderei a escludere che il leader della destra prossima ventura possa essere Gigliola Cinquetti, che cantava di non avere l'età, anche se in senso opposto alla vulgata contemporanea.Ma se la politica deve essere una finzione, non illudiamo milioni di italiani che ci hanno creduto. Io voglio continuare a sperare nel progetto di ricreare una grande forza di destra in Italia, dopo la chiusura dell'esperienza di Alleanza nazionale, pretesa da Fini e subita nella silenziosa aspettativa di poltrone da tanti giovani e vecchi di oggi che balbettano di rinnovamento senza sapere di che parlano.
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Share on twitter Tenderei a escludere che il leader della destra prossima ventura possa essere Gigliola Cinquetti, che cantava di non avere l'età, anche se in senso opposto alla vulgata contempoMa se la politica deve essere una finzione, non illudiamo milioni di italiani che ci hanno creduto. Io voglio continuare a sperare nel progetto di ricreare una grande forza di destra in Italia, dopo la chiusura dell'esperienza di Alleanza nazionale, pretesa da Fini e subita nella silenziosa aspettativa di poltrone da tanti giovani e vecchi di oggi che balbettano di rinnovamento senza sapere di che parlano.
Confesso di essere andato sabato scorso a Milano con tanta speranza; li' c'era la convention di Fratelli d'Italia, ero stato invitato, pensavo di dover parlare di contenuti. Poi ho scoperto che eravamo una dozzina di oratori, cinque minuti ciascuno, e' finita parlando d'anagrafe. Così non si va da nessuna parte. Mi è persino capitato di ascoltare un'esilarante apologia di Pinuccio Tatarella, dipinto come l'anziano che fece posto a Fini. Chi parlava non sapeva che in realtà comandava proprio Pinuccio. Che infatti andò a fare il vicepresidente del Consiglio nel primo governo Berlusconi - 1994 - con delega alla comunicazione (e non so se mi spiego...).
Parlano di anagrafe quei giovani che stettero zitti quando Fini decise di chiudere i battenti di Alleanza nazionale e si permettono di concionare sul futuro che non hanno. Perché sono vecchi sognatori di poltrone che non avranno mai, se pensano di continuare lungo questa strada.
Spero che dietro l'empasse riscontrato a Milano non ci sia una lotta tra chi vuole Giorgia Meloni leader e chi dice di volerla, come La Russa. Il quale, se l'andazzo prosegue, sara' il primo ad essere impallinato dai suoi. Poi, tocchera' a Rampelli (classe 1960, appena un anno meno di me e lo stesso numero di mie legislature), Crosetto (classe 1963) e via discorrendo. Ci si fermerà pietosamente solo davanti agli asili.
È un peccato che strada facendo - eppure hanno già nove deputati - Fratelli d'Italia dia spazio a chi vuole evitare una destra unita. Unita dai contenuti del tempo odierno. Chi ha ottenuto un risultato brillante alle elezioni - una manciata di voti dal 2 per cento - potrebbe capitanare agevolmente il processo di ricomposizione di un'area.
Dicono di no e non si capisce perché.
Noi continueremo a parlarne, pero', perche' non ci frenano le paturnie giovanilistiche maturate all'ombra di Verdini, e venerdì saremo a Frosinone a parlare di questo progetto che abbiamo ribattezzato "Next An", la destra prossima ventura, non piu' semplicemente ex.
Parleremo di coerenza e di valori, di sociale e di Europa; non indagheremo sulle scelte altrui di ieri, vantando le nostre. Rispetto per tutti. Anzitutto da parte nostra.
                         Francesco Storace

lunedì 17 giugno 2013

Verrà la morte, con gli occhi di Fornero.. Sulle prime pagine dei quotidiani si discetta delle battute contro l'afroministro. Ma spariscono le notizie sui continui suicidi per disperazione economica. Il centinaio di morti è stato ampiamente superato, ma non se ne parla. Poche righe nelle cronache locali. Censura e ancora censura. Perché, a parlarne, verrebbero fuori le responsabilità del governo Monti e del suo ministro del Lavoro e, soprattutto, della Disoccupazione. Elsa Fornero. Ma, nonostante la censura dei quotidiani, se ne può scrivere. Magari in un libro, un ebook come "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Storia semiseria della Signora degli esodati", pubblicato dal Borghese nella nuova collana degli Apoti e recuperabile su Amazon. Quella che segue è la prefazione di Andrea Marcigliano. Dicono che Torino, dietro l’apparenza algida e cortese, sia una città di misteri. Misteri esoterici, perché costituirebbe uno dei vertici del leggendario «Triangolo Nero» della magia, e lì si favoleggia risieda, o risiedesse in passato addirittura una sorta di Vescovo di Satana; ma anche misteri politici ed economici, città di salotti umbratili e ovattati dove dominano consorterie finanziarie che, di fatto, hanno sempre esercitato un ruolo fondamentale, ancorché poco palese, nelle vicende dell’Italia. Circoli chiusi, autoreferenziali, poco conosciuti al grande pubblico che, per lo più, identifica la città della Mole con la FIAT, la Casa Agnelli, la Juventus. Tuttavia ambienti influenti, che hanno segnato il bello ed il cattivo tempo della storia economica e politica italiana, per lo più, però, restando sempre nell’ombra, che ha loro garantito di poter agire indisturbati e, soprattutto, senza pagare gli scotti, sovente pesanti, che la luce della ribalta ha chiesto ad altri, meno influenti e meno fortunati, prota-gonisti della scena politico-economica. Di rado, questa Torino riservata e silenziosa è uscita allo scoperto, assumendosi direttamente, con persone «sue», l’onore e l’onere della gestione diretta del potere, preferendo sempre far ricorso ad altri modi, agendo dietro le quinte, come i burattinai nel teatro dei pupi. Eccezione, notevole, è stata quella rappresentata dal Governo Monti, nel quale, oltre al Presidente del Consiglio - lombardo di origine, certo, ma torinese di formazione ed elezione - erano presenti altri personaggi di provenienza piemontese, legati a certi ambienti, adusi a muoversi più fra le ville della collina torinese, che fra i palazzi dei Sette Colli romani. In particolare Elsa Fornero, «Nostra Signora degli Esodati» come l’appella Augusto Grandi in quest’agile biografia critica. O meglio in questo pamphlet che ne segue e disegna vita e carriera, amicizie e rapporti di sodalità, protezioni e legami al di là, molto al di là, di una certa vulgata agiografica che ne ha accompagnato la, resistibile, ascesa e contrappuntato il percorso al governo. Percorso breve, certo, tuttavia pesantemente incidente, nel presente ed ancor più nella prospettiva futura, sul corpo vivo della società italiana. Sulle vite, sulla carne ed il sangue di tutti, o quasi, noi italiani. Chi è il Ministro Fornero, chi era, da dove proviene, da dove traeva e trae protezioni e a chi ha risposto con la sua azione di governo. Tutto questo ci racconta Augusto Grandi, giornalista economico e torinese schietto, poco incline a concedere qualcosa al bon ton ed al politicamente corretto tanto in voga in questi mesi. Anzi, da sempre portato a cercare, dietro le parvenze, verità scomode. Non una biografia della Fornero soltanto, però, bensì un tassello del complesso mosaico del «potere occulto» di certi ambienti, si può dire così, tecnico finanziari torinesi connessi, strettamente, con ben più ampi - ed ancor più riservati ed oscuri - potentati interna-zionali. Un altro tassello di un mosaico che Grandi va, da tempo, ricostruendo con acribia e puntiglio, da giornalista (e scrittore) di razza. Razza d’altri tempi, però, quella che faceva giornalismo d’indagine senza guardare in faccia a nessuno, e della quale, purtroppo, oggi sembra essersi perduto lo stampo. Per altro, con questo «viaggio intorno alla Fornero», integra e completa un’altra recente fatica, la biografia non autorizzata di Mario Monti, Il Grigiocrate, una ribalderia nella quale ho avuto la fortuna, con Daniele Lazzeri, di essere compare di Augusto Grandi. Ed anche per tale, personalissima, ragione, sono particolarmente felice di inaugurare proprio con questo lepido libello di Augusto, una nuova collana che, non a caso, prende il nome di «Biblioteca degli Apoti». Rievocazione di quel «Manifesto degli Apoti» che Giuseppe Prezzolini vagheggiò, a suo tempo, di lanciar come sasso in mezzo agli opposti manifesti del fascismo e dell’antifascismo. Gli Apoti, prezzolinianamente, sono coloro che «non se la bevono». Una razza d’uomini, di Italiani della quale, in questo momento, c’è un gran bisogno di ritrovare le tracce. ANDREA MARCIGLIANO

domenica 16 giugno 2013

Destra: idee e valori. Da Milano per ripartire (da:Il giornale d'Italia)

fratelli
Nella città lombarda il dibattito promosso da Fratelli d'Italia, con la partecipazione tra gli altri di La Russa ("Soggetto inclusivo"), Meloni ("Nessun funerale") e Storace ("Contenuti veri. Leader? Per ora non è importante, ma so già chi non sarà...")
“Non mi era mai capitato di partecipare ad un convegno dove mi viene chiesto di farmi da parte….”, ha esordito così, con la solita ironia, il leader de La Destra Francesco Storace all’incontro di questa sera, a Milano, promosso da Fratelli d’Italia nell’ambito delle Giornate Tricolore. Una risposta ad un giovane consigliere toscano, sempre di Fratelli d’Italia che, in un dibattito forse fin troppo affollato rispetto alle presenze annunciate, aveva appena rivendicato la necessità di continuare a chiamarsi “centro-destra” visto il sistema bipolare italianon e quindi l'esistenza di un centro-sinistra.
Un incontro introdotto da Ignazio La Russa: “La nostra ambizione è quella di ritrovarci tutti assieme, ma tutti quelli che sono contro il centrosinistra comunque, non con quelli che poi dicono sì alle larghe intese e ci vanno a braccetto”.
Un concetto ripreso anche da Giorgia Meloni: “Noi non intendiamo fare come il Pdl che da una parte si dice contro il centro-sinistra e poi ci va insieme al governo.  Mi dispiace per chi vuole celebrare il funerale della destra, che invece non si può ammazzare. A destra ci sono le idee, i valori, che magari la gente può non comprendere in questo momento, ma che poi riesplodono”.
Quindi l’intervento di Storace, molto applaudito che, a parte il passaggio di cui all’inizio, ha aggiunto: “Il nuovo soggetto a destra deve puntare sui contenuti. Il grande tema è quello di porsi al servizio del Paese e degli italiani. Per questo vi chiedo anche (rivolto ai presenti all’incontro, ndr): quanti di voi sono d’accordo sul fatto che la sovranità è la cifra che deve caratterizzare il nuovo soggetto politico? E’ possibile pensare ad un referendum sul fiscal compact, ad esempio? Il discorso sulla leadership – ha quindi aggiunto il fondatore de La Destra – per adesso non mi appassiona, anche se so chi non diventerà leader…”, ha chiosato Storace raccogliendo ancora gli applausi, non solo di cortesia, delle centinaia di persone presenti  nel cortile del nuovo palazzo della Regione.

sabato 15 giugno 2013

"NEXT AN", UN CARNET PER LA DESTRA CHE VERRA' di F. Storace

milano piazza del duomo
Oggi parlerò a Milano alla manifestazione di Fratelli d'Italia. Con molta curiosità per l'ambiente che troverò e qualche domanda da porre a mia volta. Ci vorrebbe un gran bel corteo contro le tasse, contro Equitalia, contro l'eurocrazia, convocando decine di migliaia di persone a Roma e un comizio per dire basta al salasso quotidiano; cercando anche la strada, per trattare in Parlamento per il via libera a un referendum popolare sul fiscal compact. Sapendo che lo si deve rimettere in discussione nel prossimo parlamento europeo. Magari annunciando fin da ora che il referendum popolare lo proporremo comunque anche a tutta l'Europa a 27. E già che ci siamo stop, contrasto, alt al devastante disegno relativista che sovverte la nostra cultura. Si può ancora sussurrare che il Ppe ha fallito la sua missione unificante e non può essere il destino della destra italiana e che se nasce qualcosa a Strasburgo deve vedere al centro del gruppo che lo rappresenterà la tradizione cristiana dell'Europa? Possiamo impegnarci a sbaraccare il ministero demagogico dell'Integrazione per sostituirlo con quello identitario per la conoscenza delle leggi e dei doveri per chi viene da noi? La critica al berlusconismo la fece anche Fini, ma non dobbiamo commettere lo stesso errore di percorso, bensì ricordarsi di dare la precedenza a chi preferisce venire da destra. Con noi, in Europa va portata una ventata di solidarietà sociale, le persone prima delle banche.
Una domanda da fare al Parlamento: siamo sicuri che la riduzione di deputati e senatori da eleggere con collegi uninominali sara' la via percorribile per rappresentare i territori alla Camera e al Senato? Già oggi con sbarramenti e riduzione dei consigli comunali tanti milioni di italiani sono senza rappresentanza; alle elezioni dobbiamo rassegnarci alla presentazione solo di liste civiche? L'Italia in Europa va rappresentata da Beppe Grillo? Lotta agli scontrini pure li'?
Diciamo qualcosa sul golpe che in Parlamento ha modificato la procedura per riformare la costituzione? Decidono i saggi, adesso, e viene impedito da farlo al popolo.
Berlusconi ha un modello di partito in mente, affidato agli imprenditori che ci mettono i soldi. Io resto affezionato al movimento del militante che si paga con amore la tessera e clicca sulla rete tutti gli articoli del suo quotidiano preferito. Il Giornale d'Italia e' una realtà che è mandata avanti ogni giorno da quarantamila lettori-militanti. Non c'è Emilio Fede, ma 15 fantastici ragazzi strapazzati ogni giorno da un direttore editoriale come Guido Paglia: e' possibile intanto cominciare a progettare nei comuni e nelle regioni gruppi consiliari che riunifichino chi ha militato in Alleanza nazionale?
In regione Lazio, ad esempio, Fratelli d'Italia ha Righini, il Pdl Gramazio, Di Paolo, Palozzi, Sabatini, noi me e Santori. Che si fa? Non ex An, ma costituire gruppi "Next An", la destra prossima ventura.
Magari con una risposta: sicuri che in prima fila non abbiamo diritto a starci anche tutti quelli che hanno mandato al diavolo Fini molto prima di tutti gli altri?
                     Francesco Storace

giovedì 13 giugno 2013

Malgieri: c'è bisogno di più destra Intervista al Giornale d'Italia- giornaleditalia

Malgieri: c'è bisogno di più destra
L'ex deputato giudica molto utili le iniziative in giro per l'Italia, come quella del fine settimana a Milano: l'importante è non parlarsi addosso

L'intervista al giornalista e intellettuale: recuperiamo i nostri valori, anche quelli dell'esperienza dell'Msi. No al Centro, ma spazio ai cattolici. E' necessario ricucire molte divisioni tra noi, anche personali. La leadership? Per ora non è questo il problema
Giornalista di razza (ha diretto l’Indipendente e il Secolo d’Italia, dove ora è tornato a lavorare nella versione on line del quotidiano), autore di varie pubblicazioni (“Le macerie della politica. Diario di un riformista deluso”, “Conversazioni sulla Destra”, “La Destra al tempo dell’Ulivo” sono solo alcuni dei titoli), parlamentare di Alleanza nazionale  prima e del Pdl dopo, con Gennaro Malgieri affrontiamo il dibattito sul futuro della destra in Italia. Anche alla luce – ma non solo – delle ultime e poco confortanti elezioni politiche ed amministrative.
Malgieri, ma dove sta andando la destra italiana?
“Se è vero come è vero, e come tutti ammettono, che la destra è stata asfaltata, anche in queste ultime amministrative e non solo a Roma, ritengo che la destra ha contribuito a farsi bitume”.
Come dire: ci ha messo del suo…
“Esatto. Negli ultimi anni, diciamo almeno quattro o cinque, non si è sentita la presenza della destra nelle istituzioni, nella vita pubblica, sul territorio. Dove sono finiti i nostri valori, il nostro grande patrimonio, quel rapportarsi con la nostra comunità? Per certi nostri esponenti si è anche dilatato lo spazio del potere, ma hanno poi attuato pratiche del potere che non ci appartengono. E questo è stato esiziale per l’espulsione della destra dalla vita politica”
Come imboccare, allora, la strada per recuperare il terreno perduto?
“Nessuno ha la bacchetta magica, questo è fuori discussione. Però alcune cose vanno dette. Serve innanzitutto tanta buona volontà, insieme ad una massiccia dose di intelligenza politica, per ricreare le condizioni per il dialogo tra le varie componenti della destra, troppo divise in questi ultimi tempi, anche dal punto di vista personale. Serve trovare un terreno comune per un nuovo soggetto”.
Una nuova alleanza nazionale?
“Aspetti, il discorso è più articolato: il primo passaggio da compiere è quello di creare un nuovo soggetto di destra. E dico ‘di destra’ e non di centro-destra. Quest’ultima è stata una formula di occasionalismo politico, un po’ come il centro-sinistra. Ma non è questo che a noi occorre. Esiste piuttosto una destra di valori, di cultura, di principi. Ricreare una destra si può, ed è operazione meo velleitaria di quanto si possa immaginare. Ricreare un soggetto dentro il quale si possano ritrovare i tanti di noi che da destra veniamo e a destra stiamo, in sintonia per questo dialogo, pronti per un terreno comune. Una nuova alleanza nazionale? No, non credo. Occorre piuttosto, a mio modo di vedere, dar vita ad un soggetto nuovo. Che tragga linfa anche dall’esperienza e dal vissuto politico del Movimento sociale”.
Un soggetto nuovo riproporrà anche l’esigenza di una leadership, non crede?
“No, non sono d’accordo. Quello della leadership al momento mi sembra un problema secondario. E sarebbe fantascienza affrontarlo subito. Pouttosto, serve mettere d parte egoismi, antipatie anche personali, idiosincrasie e orientamenti privati che tanto in questi ultimi tempi ci hanno caratterizzato”.
Da quella di Palermo già tenutasi, a quella di Milano nel fine settimana, fino all’incontro di Frosinone il 21 giugno, sono tante le iniziative messe in campo per parlare del futuro della destra. Come guarda Malgieri a tutto questo fiorire di iniziative?
“Certamente con occhio benevolo. A Miano ci sarò, per un confronto pubblico con Giulio Tremonti. Così come interverrò a Frosinone, assieme a Francesco Storace e altri, all’iniziativa promossa da Oreste Tofani e da altri amici ciociari. Negli ultimi mesi mi sto dedicando molto a questi eventi, desidero dare il mio contributo proprio perché ci credo molto, ritengo sia una strada efficace da percorrere. E’ positivo costruire, articolare questa rete, ridare spazio al movimentismo sul territorio, in tutti i posti d’Italia, non solo nelle grandi città. Vanno costituiti dei nuclei che costituiscano poi un punto di riferimento”.
Mi passi la parte dell’avvocato del diavolo: non c’è il rischio di parlarsi addosso?
“Sì. E’ un rischio che ci può essere e che dunque va assolutamente evitato. Bisogna invece affrontare le grandi questioni, le nostre tematiche di cui nessuno parla più, da quelle civili a quelle culturali, e su queste reincontrarci. Ad esempio, quello di una nuova Repubblica potrebbe costituire un assett particolare, di riferimento. Ma non solo”.
All’inizio della nostra chiacchierata, ha fatto riferimento al bisogno di ‘destra’ per questo nuovo soggetto, eliminando la parolina magica ‘centro’. Questo però ci porta a parlare anche della componente cattolica, anche se la sovrapposizione con il ‘centrismo’ è spesso più di facciata che di sostanza. C’è spazio per i cattolici in un nuovo percorso di destra?
“Certo, ci mancherebbe, c’è uno spazio enorme per i cattolici. La verità è che oggi sono totalmente disimpegnati in politica, e anche questo è venuto fuori dalle ultime elezioni. Ma l’impegno dei cattolici è essenziale, è un elemento portante della nostra stessa identità. A sinistra hanno anche provato, in maniera direi davvero banale e senza alcun successo, ad arruolare perfino Papa Francesco. Poi si sono accorti della intangibilità dei valori della fede che il Pontefice esprime. E che hanno molto poco a che fare con le pagine di Micromega. Dove al massimo possono ospitare Kung…”.
Lo dica a noi che spesso diamo conto sul Giornale d’Italia (l’autocitazione ci sta perché siamo tra i pochi a farlo) delle ‘bastonate’ di Papa Bergoglio ai cattocomunisti di casa nostra. Ma cambiamo argomento:  l’altra variabile di questo momento politico così delicato, e rispetto alla quale anche la destra in qualche modo deve fare i conti, è quella del movimento cinque stelle e del suo padre-padrone Grillo. Cosa ne pensa di questo ‘fenomeno’?
“E’ un fenomeno in via di estinzione, c’è poco da fare. Ho avuto modo di occuparmene proprio oggi (ieri, nr) sul Secolo d’Italia, sulla scorta del flop elettorale dei grillini in Sicilia, scrivendo che la spinta propulsiva – in verità di durata piuttosto breve – di Grillo e del Movimento Cinquestelle, possiamo considerarla esaurita. Già dopo il primo turno delle amministrative era chiaro che qualcosa si stava rompendo in quella finta ed approssimativa “macchina da guerra” che nel febbraio scorso, alle politiche, aveva messo a ferro e fuoco il sistema dei partiti. Ai ballottaggi, tranne che in alcuni comuni minori, i grillini non ci sono neppure arrivati. Mentre è arrivata dalla Sicilia – la “mitica” Sicilia per i pentastellati che pochi mesi fa alle regionali avevano colto il loro primo significativo successo – una botta dalle proporzioni impressionanti che è il preludio della fine”.
Igor Traboni
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NESSUNO SI PERMETTA DI DARE LEZIONI

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mercoledì 12 giugno 2013

FORME NUOVE PER RIORGANIZZARE LA DESTRA POLITICA


FORME NUOVE PER RIORGANIZZARE LA DESTRA POLITICA

sto race
Meno male che c'è Sabaudia, dove Fratelli d'Italia ha battuto Pdl e Destra in un derby interno e - papale papale lo ha dichiarato ieri Giorgia Meloni - dimostra di "essere il centrodestra che vince". Cioe', viene giù il mondo e si esulta per un paese. Spero che si sia trattato di una scivolata dell'ufficio stampa di una leader che stimo, perché sarebbe davvero poca cosa rispetto a quello che è accaduto domenica e lunedì e intendo dire la mia alle giornate tricolore che proprio Fratelli d'Italia ha organizzato venerdì e sabato a Milano. Esattamente con lo stesso spirito con cui andai da Nania a Palermo e venerdì 21 sarò a Frosinone da Oreste Tofani. Il fermento va colto e non contrastato. Innanzitutto, no alla demonizzazione di un mondo. Tutti i capoluoghi sono andati al centrosinistra. Colpa della vecchia classe dirigente proveniente da An? Berlusconi, anziche' offendersi e scatenare i suoi comunicatori contro di me - quelli che in campagna elettorale per i candidati suoi e non per i miei non si sono proprio visti - rifletta su un astensionismo di portata enorme. I cittadini hanno dimostrato di essere stufi di una politica che non reagisce ai soprusi europei. La gente e' sfiduciata. La crisi ora colpisce gli italiani, non più' i ‘ vu cumpra' ‘
"Dalle larghe intese in poi il nostro elettorato ci ha voltato le spalle": lo dice l'ex sindaco di Brescia, non Alemanno, e credo che abbia ragione. Si e' perso ovunque. Giorgia Meloni lavori a recuperare consenso attorno a un progetto politico includente.... A Messina il suo movimento ha collezionato l'1,68 per cento. E la recente storia politica testimonia che divisi non si va da nessuna parte. La nostra stagione di consenso ha coinciso con il 2,4 delle politiche 2008, quella di Fini con i sondaggi del 2011, oggi tocca a Giorgia. Ma per quanto ancora? A Milano dirò con chiarezza che ho molto rispetto per questa giovane leader, ma ci vuole reciprocità. Io ho 54 anni, 8 dei quali trascorsi in Parlamento. La Meloni ci sta da sette. Alla Camera entrai nel '94, Rampelli entrò alla regione con Augello nel '95, Alemanno nel '90. Nessuno ha la palma della novità. Uno solo ha detto no a Fini e al partito unico, ma non ho la pretesa di fare lezioni agli altri. Mi dimisi da ministro, ho subito processi da cui sono uscito innocente, basta con la retorica del giovanilismo senza senso. Lavoriamo, anche con Giorgia in testa, ad un progetto di destra che torni ad appassionare gli italiani. Noi siamo consapevoli che dopo anni di lotte e' tempo di bilanci. La Destra e' stata una avventura meravigliosa, ma non siamo riusciti a farlo comprendere al popolo italiano. Ci vuole altro. Oltre. Oltre la politica. Per quello che ci riguarda - e ne parlerò domani in ufficio politico in vista di Orvieto - e' la nuova forma partito che dobbiamo scegliere, a partire dal giornale. Chi lo amministra deve farlo vivere. Chi lo firma deve cercare e rilanciare idee. Setacciare talenti, un articolo non è un tweet, ma una tesi su cui ragionare. Cento convegni per un giornale di popolo, di popolo di destra che non voglia subire la sovversione del diritto naturale, che non consideri questa Europa il padrone da servire, che incoraggi solo un governo di cui essere orgoglioso e che pretenda di buttare giù al tradimento della missione, che consideri gli ultimi come i primi da servire con politiche sociali, che ami l'italiano più dello straniero. Il debito va rinegoziato, il fiscal compact va rimesso in discussione, gli Stati devono poter battere moneta. Pregiudizialmente contro la sinistra, seguiremo che succede a destra, tenteremo di capire se l'unica faccia nuova che c'è in circolazione, Giorgia Meloni appunto, sarà capace di rimettere insieme un mondo antico rimasto orfano; oppure se Alemanno sara' in grado di tornare finalmente a parlare a destra, finita l'esperienza da sindaco di Roma; guarderemo anche con attenzione personale e particolare quello che farà Roberto Fico, 5stelle alla guida della commissione di vigilanza Rai. Saremo un giornale con i suoi responsabili territoriali. Le "cariche" saranno determinate dalla capacità di raccolta pubblicitaria, faremo a pezzi chi si metterà di traverso alla ricostruzione di una destra nuova.
                                   Francesco Storace

lunedì 3 giugno 2013

girano: Dall'Alessi un segnale: pagare i dipendenti per la...

Dall'Alessi un segnale: pagare i dipendenti per lavori socialmente utili. di Augusto GRANDI La fabbrica va incontro a cali di commesse, e dunque di lavoro, nel periodo estivo? Si ricorre a ferie forzate e magari alla cassa integrazione. Oppure si fa come l'Alessi (che produce oggettistica per la casa) e si pagano i propri dipendenti che accettano di fare lavori utili per la città, per il territorio. Quei lavori che - secondo i soliti imbecilli politicamente corretti - gli italiani non vorrebbero più fare e sarebbero riservati solo agli immigrati. Tipo tagliare l'erba nei giardini degli asili, dare il bianco ad un magazzino, ripulire un edificio abbandonato. Alessi, ovviamente, non ha imposto nulla. Ha lasciato ai dipendenti la libertà di scelta tra i consueti ammortizzatori sociali o i lavori sociali. E quasi all'unanimità i lavoratori hanno deciso di far qualcosa per la propria gente, per la propria città. Impiegati imbianchini, operai giardinieri, manager facchini. Altro che choosy. Ma se, in questo caso, occorre riconoscere la generosità dell'azienda oltre alla disponibilità dei lavoratori, non si capisce perché esperimenti di questo tipo non possano essere replicati ovunque. Gli introiti della cassa integrazione sono insufficienti per vivere e rappresentano, per chi non è onesto, la condizione ideale per lavorare in nero. Mentre gli enti locali lamentano la carenza di risorse per sistemare le sponde dei fiumi, per mettere in sicurezza montagne e colline, per ripulire giardini e parchi, per ridipingere e aggiustare panchine. Non si fa manutenzione perché mancano i soldi. Ed allora, con una spesa nettamente inferiore, si potrebbero impiegare i cassintegrati per questi lavori, intervenendo soltanto per integrare il salario e riportarlo ai livelli normali di attività. Concorrenza sleale nei confronti delle ditte che si occupano di manutenzione? Sarebbe così, se queste ditte potessero lavorare. Ma se queste aziende non vengono comunque utilizzate, meglio che ci sia qualcuno che possa lavorare e che contribuisca a ripulire le città ed a mettere in sicurezza il territorio. Anche perché i costi della continua emergenza devono comunque essere pagati. Prevenire una frana costa molto ma molto meno rispetto agli interventi per rimediare alla frana. Case distrutte, terreni agricoli resi inutilizzabili, danni alle infrastrutture. Dando occupazione e reddito ai cassintegrati si permetterebbe invece di restituire coraggio e dignità ai lavoratori momentaneamente (e sempre più perennemente) in esubero, si rilancerebbero i consumi, si favorirebbe l'uscita dalla paura della sopravvivenza quotidiana. Ma si dimostrerebbe la falsità interessata dei sostenitori del politicamente corretto. Si scoprirebbe che, con stipendi corretti, gli italiani spazzano, curano, dipingono. Sarà per questo che si evita di metterli alla prova.

sabato 25 maggio 2013

Da Milano, a Londra a Stoccolma: l'Europa dei vigl...

 Da Milano, a Londra a Stoccolma: l'Europa dei vigl...: L'ex magistrato Dambruoso, transitato nella montiana Lista Civica ed approdato nella maggioranza, è considerato un esperto di antiterror...

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martedì 21 maggio 2013

lunedì 20 maggio 2013

martedì 14 maggio 2013

Governo Alfetta come Monti, peggio di Monti

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lunedì 13 maggio 2013

Società atomizzata per evitare la ribellione

Società atomizzata per evitare la ribellione: La vicenda del ghanese che ha ammazzato e ferito a picconate alcuni passanti a Milano fa emergere, al di là degli evidenti problemi di immig...

lunedì 6 maggio 2013

girano: Lettera aperta al ministro Kyenge

girano: Lettera aperta al ministro Kyenge: Cara signora Kyenge, dal momento del suo giuramento come ministro della repubblica italiana lei ha dimostrato che non le piacciamo. Legittim...

mercoledì 10 aprile 2013