venerdì 17 ottobre 2008

PECORELLA: Chi era? (chi è?)

Il voto segreto rinforza la memoria?
Tra memoria negata, memoria ripudiata e memoria corta, lo schieramento destro della politica italiana ormai non conosce rivali. Il tempo passa ed i tentativi di dimenticare, di giustificare, di sminuire, addirittura di negare, crescono a dismisura. Allora, è utile che qualcuno si trasformi in dose massiccia di ‘memoril’ perché il tempo non cancelli le azioni ed i pensieri degli uomini politici con un semplicistico colpo di spugna. Appunto perciò SPIGOLI saluta con gioia la ‘trombatura’ di Gaetano Pecorella - fortemente voluto dal Cavaliere come giudice della Corte Costituzionale - e, ‘obtorto collo’, un sentito ringraziamento va ad Antonio Di Pietro ed agli ex ‘compagni’ dell’avvocato-parlamentare di Forza Italia.Non tanto, o non solo, perché il suo percorso politico, prima di approdare alla ‘corte berlusconiana’, risulta alquanto originale. Nella Milano degli anni ’70, era un simpatizzante del Movimento studentesco, ha quindi lambito gli ambienti di Potere operaio, collaborando col servizio giuridico di Soccorso Rosso che prestava aiuto legale e finanziario ai ‘compagni vittime della repressione’, infine fu candidato alle regionali lombarde con Democrazia proletaria.Chi era in quegli anni Pecorella lo raccontava il Corriere della Sera: «Assai vicino al Movimento studentesco, ne condivide le idee, firma manifesti e proteste, ma evita di issare cartelli e striscioni durante le manifestazioni di piazza… indossa la toga e difende quelli che nei cortei agitano i pugni chiusi. Ci sono gli avvocati di Soccorso rosso, di cui è punta avanzata Giuliano Spazzali e c’è il gruppo degli ‘avvocati democratici’: Pecorella detto ‘Nino’, Marco Janni, Luca Boneschi, Gigi Michele Mariani, Michele Pepe» (1).Il sincero ringraziamento all’attuale opposizione parlamentare è motivato soprattutto da un episodio che risulta impossibile cancellare dalla memoria di chi ha vissuto o conosciuto l’antifascismo militante. Siamo nel 1987 al Tribunale di Milano, dopo ben 12 anni si svolge il processo agli assassini di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù milanese ammazzato da militanti di Avanguardia operaia a colpi di chiave inglese ‘hazet 36’, proprio quella lunga ‘appena’ quaranta centimetri. Gaetano Pecorella è l’avvocato difensore di Saverio Ferrari, imputato - e condannato a 5 anni e 6 mesi - per un’aggressione collegata all’omicidio Ramelli, che aveva visto come co-protagonisti alcuni assassini di Sergio, ed aveva causato il grave ferimento di tre ragazzi: Fabio Ghilardi (due operazioni, coma, polmone d’acciaio, epilessia permanente), il 16enne Giovanni Maida (quattro fratture alla mandibola ed una alla spalla) e Bruno Carpi (doppio sfondamento della calotta cranica).Durante l’arringa, il penalista - forte del suo passato politico ed ancora lontano dai banchi parlamentari azzurri - si lasciò andare appassionatamente, come raccontato dalla cronaca giudiziaria di una fonte insospettabile come “l’Unità”: «Quando i diritti fondamentali di una comunità non vengono realizzati, come la messa al bando del MSI, la comunità ha il diritto di riappropriarsi di quei diritti… Togliere agibilità politica e spazi di aggregazione ai fascisti non è un reato, ma la legittima applicazione di un principio costituzionale» (2).Frase che un decennio dopo, Pecorella - folgorato sulla via di Arcore con la sua prima candidatura al Parlamento - ha negato, forse anche perché nel collegio uninominale erano necessari anche i voti degli elettori di Alleanza nazionale: «Una frase che sicuramente non ho mai detto. Primo perché non mi riconosco in quei concetti e in quei termini, secondo perché da avvocato, avrei reso un pessimo servizio al mio assistito» (3).Eppure, Ignazio La Russa - in quel processo avvocato della famiglia Ramelli - appena due anni fa confermava: «Lui fu uno dei pochi che nell’arringa finale ribadì che uccidere un fascista era meno grave. Invece gli avvocati Giuliano Spazzali e Giuliano Pisapia misero da parte la militanza e fecero prevalere le loro capacità giuridiche» (4).Chissà, se tra le decine di voti che questa mattina - nel segreto dell’urna - sono mancati a Pecorella ci saranno state anche le schede del Ministro della difesa e di tanti altri ex missini ed ex camerati di Sergio. Mi piace crederlo…
Faber
1) Corriere della Sera, 22 giugno 19982) l’Unità, 6 maggio 1987(articolo citato nel volume “Sergio Ramelli: una storia che fa ancora paura” curato da Guido Giraudo - Sperling & Kupfer Editori)3) Corriere della Sera, 3 giugno 19984) Magazine Corriere della Sera, 9 febbraio 2006

Nessun commento: